Arti Performative

Eleonora Danco – Donna Numero 4 + Nessuno ci guarda

Marcella Santomassimo

Per Eleonora Danco, il tema del rapporto di una donna col cibo può imporsi sia come metodo di svuotamento della memoria sia come elemento di recupero della stessa.

Quello di Eleonora Danco è un linguaggio che non lascia indifferenti, che sgorga sul palcoscenico come un fiume di parole inarrestabile, che non si limita a portare in superficie l’inconscio ma lo fa esplodere in un crescendo di violenza corporea. Donna numero 4 organizza la sua vita attraverso il rapporto con il cibo, si impone un metodo di alimentazione per cancellare tutti i ricordi dal suo corpo, per farlo diventare vuoto, senza memoria. Tutto è veloce, tutto è frenetico; come altri personaggi della Danco anche questa donna è destinata a non trovare pace. Un atto unico realizzato per commissione dell’Expo di Milano 2015, che avrà come tema la nutrizione del pianeta. Segue Nessuno ci guarda, altro atto unico, testo che in passato riscosse un forte successo di pubblico e critica. Il focus si sposta nel mondo dell’infanzia, ancora una volta quello dei ricordi. Inevitabilmente ritorna il cibo, quel desiderio non più inconfessabile di fare l’amore con il proprio padre, le proibizioni martellanti, le umiliazioni estetiche da parte della propria madre. Più viscerale e più intimo di Donna numero 4, forse anche più violento nei suoni, nelle parole, nei movimenti del corpo che continua a schiantarsi contro la quinta parete (appositamente adibita). La prosa è quasi completamente in lingua italiana a differenza di altri allestimenti come Me vojo sarvà del 2005 in cui il romanesco è suono feroce, asettico. La protagonista di Nessuno ci guarda è un’adulta al risveglio da un incubo. Ha sognato lei da ragazzina in riva al mare, ostacolata dalla madre che le urla di non farsi il bagno perché ha appena mangiato e non sono ancora passate le famose tre ore. Si risveglia ma i ricordi riaffiorano all’improvviso e la riportano indietro nel tempo al momento della colazione, del pranzo, dei compiti a casa. Un entrare e uscire dall’infanzia per poi rientrare nella vita adulta, inevitabilmente segnata. Cliché che si spogliano della loro forma stereotipata, pensieri aggressivi che diventano parole gridate a gran voce. Non si ferma mai la Danco sulla scena, gli occhi sono chiusi, braccia e gambe sofferenti si gettano a terra. Striscia, si rotola, balla in mezzo alla pista, sotto le luci di due riflettori puntati. Senza freni, senza inibizioni si alza la maglietta, abbassa i pantaloni, osa svelare gli impulsi del proprio corpo. Gli istinti primordiali dell’adulta/bambina sono assecondati, visibili sotto un cono di luce. In fondo, poi, Nessuno ci guarda.

Eleonora Danco si riconferma artista/mattatrice che sa tenere il palcoscenico utilizzando soltanto il ritmo del corpo e la sua fisicità irruenta. I personaggi, ispirati alla pittura, in particolare a quella di Jackson Pollock, sono getti di colore dietro i quali non c’è la pretesa di un’analisi né di una soluzione, né tanto meno l’esigenza di una qualche spiegazione. Essi nascono e muoio lì sulle tavole di legno, esausti.


Dettagli

  • Titolo originale: Donna Numero 4 + Nessuno ci guarda

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