Dolor y Gloria
“Il cinema della mia infanzia sa di brezza d’estate”. È questa una battuta cardine di Dolor y Gloria, pellicola autobiografica di Pedro Almodóvar, portata a Cannes lo scorso maggio e da poco uscita nelle sale italiane. Di fatto Salvador Mallo (Antonio Banderas), un regista “sul viale del tramonto”, rivive – con continui flashback – la sua infanzia, che diventa tema essenziale (ed esistenziale) della sua vita e di questo film.
Il film, infatti, si apre con Salvador bambino (Asier Flores) e sua madre – una sempre bellissima Penelope Cruz, che veste con la sua solita naturalezza i panni di una donna povera ma combattiva, sofferente ma pragmatica e che, tra traversie varie cui il film allude (per esempio un marito/padre quasi del tutto assente se non in un’unica scena in cui lei con tono di affettuoso rimprovero dice a lui “Basta, non mi piace vederti serio, diventi più brutto”) – sono in procinto di trasferirsi a Paterna, un paese della provincia di Valencia. Da questo luogo/non luogo, che diventa tuttavia la “geografia della cinematografia” prima e ultima di Salvador (sarà lui stesso a confessare, in un monologo quasi delirante, il binomio imprescindibile tra queste due componenti), comincia la storia di un bambino, di un uomo, di un regista.
Nell’arco di un cinquantennio il confine realtà/finzione viene oltrepassato più volte, come si evince da un ricordo fondante la vita di Salvador, ovvero il “rimestaggio” di una vecchia sceneggiatura dal titolo Adicción (Dipendenza), consegnata nelle mani di un attore, amico/nemico di successi ed insuccessi lavorativi (Asier Etxeandía) che la trasformerà in una commovente pièce teatrale. In questa riecheggia la storia d’amore di Salvador con Federico (Leonardo Sbaraglia) che fortuitamente assiste alla pièce e ne rimane colpito, riconoscendosi nelle parole e nella vicenda narrate sul palco. Prevedibile l’incontro tra Salvador e Federico, che racconta di una vita completamente diversa da quella vissuta trent’anni prima con il suo amante (una ex moglie, una nuova compagna e due figli maggiorenni) ma che ridesta il protagonista da un torpore fatto di ipocondrie, ansiolitici ed eroina.
Sopraggiungono, infine, l’immagine di sua madre, morta quattro anni prima nonché un disegno che lo ritraeva bambino e che Salvador, complici altrettante casualità, ritrova in una galleria d’arte. Eccola la madeleine che permette all’uomo di re-inventarsi regista: Salvador è spinto a girare un nuovo film, El primer deseo (Il primo desiderio) col quale Dolor y Gloria si chiude. Il “riscatto” catartico del finale sembra essere generato da un gioco in cui teatro, cinema e vita si mescolano: “e il cinema mi salvò” è una battuta del film calata nel dramma teatrale che viene portato in scena e che, per esteso, riproduce il senso ultimo dell’esistenza di Salvador Mallo e di Pedro Almodóvar (anagrammi “imprecisi” l’uno dell’altro).
- Diretto da: Pedro Almodóvar
- Prodotto da: Agustín Almodóvar
- Scritto da: Pedro Almodóvar
- Protagonisti: Antonio Banderas, Asier Exteandia, Leonardo Sbaraglia, Penélope Cruz
- Musiche di: Alberto Iglesias
- Fotografia di: José Luis Alcaine
- Montato da: Teresa Font
- Distribuito da: Sony Pictures Releasing International
- Casa di Produzione: El Deseo
- Data di uscita: 22/03/2019 (Spagna), 17/05/2019 (Italia)
- Durata: 108 minuti
- Paese: Spagna
- Lingua: Spagnolo