Doc Salerno. L’ultimo pastore
Un lungometraggio d’esordio a metà tra documentario e fiaba, un viaggio che porta il regista Marco Bonfanti ed il suo protagonista spirito guida Renato Zucchelli a pascolare tra le strade di una Milano ingrigita dallo smog e dal cemento.
Cosa ci fanno un pastore e settecento pecore in una metropoli come Milano? Un abbinamento inconsueto, molto simile all’inizio di una barzelletta o di un racconto ironico, ma che in realtà è protagonista di una storia sensazionale ed emozionante come quella narrata da Marco Bonfanti nel suo documentario L’ultimo pastore. Un’opera dai toni leggeri, ma estremamente profonda nei contenuti che vede come protagonista Renato Zucchelli, ultimo pastore nomade rimasto in Lombardia e rappresentante di un mestiere ormai dimenticato, ma sempre vivo nell’immaginario collettivo. I contorni sono quelli di una favola e non sono casuali, in tale direzione, i riferimenti al cartone Heidi da parte di bambini all’interno di una classe di scuola elementare e la presenza titoli di testa semplici e rassicuranti come la vita di montagna condotta da Renato.
La prima parte, intesa come una sorta di introduzione, serve a presentare il protagonista ed il suo mondo con lo spettatore che viene guidato attraverso inquadrature a campo largo in un paesaggio paradisiaco, lontano dal caos e dallo smog delle grandi città, nel quale dominano il verde e il rumore dei versi degli animali. È qui che Renato passa gran parte del suo tempo insieme al suo fedele cane, Moru, e il suo bizzarro socio, Piero Lombardi, tra sacrifici e momenti di relax. L’uomo sembra confidarsi con sincerità mostrando ogni aspetto del suo lavoro dai pascoli alla lingua Gaì, usata dagli antichi pastori. Una scelta di vita finalizzata a stare a contatto con la natura e tenersi a distanza da quel mondo urbano da lui aspramente criticato per il poco rispetto nei confronti del verde e degli animali. Il suo è un invito ad apprezzare le cose semplici ed a vivere in modo sereno.
Nella seconda parte l’uomo scende in città per presentarci sua moglie, Lucia Zucchelli, e i suoi figli. Il racconto del protagonista si alterna a sequenze ambientate in una classe di bambini la cui conoscenza della figura del pastore è piuttosto carente per via di una modernizzazione che non permette loro di vedere animali e calpestare prati sui quali giocare. L’attività di Renato e il suo stile di vita tranquillo, infatti, stridono fortemente con il processo di urbanizzazione in essere nella periferia milanese come dimostrano le passeggiate con il suo gregge tra i clacson di automobilisti, simbolo della fretta che avvolge gli abitanti della città. Un rapporto conflittuale che si risolve in un’invasione pacifica di settecento pecore a Piazza Duomo a Milano. Un evento unico per i bambini che rappresenta un modo per riempire di poesia e di magia una metropoli schiava di grattacieli e dei ritmi della società odierna. Il degno finale di una favola moderna.
Dettagli
- Titolo originale: Id.
- Regia: Marco Bonfanti
- Fotografia: Michele D'Attanasio
- Musiche: Danilo Caposeno
- Cast: Renato Zucchelli, Piero Lombardi, Lucia Zucchelli, Moru
- Sceneggiatura: Marco Bonfanti