Doc Salerno. Interdizione perpetua
Un mestiere antico aggredito dallo stato, quello del Saponaro, attaccato da ogni fronte come se chi lo operasse fosse un criminale. Il regista napoletano Gaetano Di Vaio si lancia alla difesa di quella brava gente che cerca di sopravvivere nella periferia.
Vivere ai margini della società in condizioni economiche difficili senza alcuna prospettiva futura, lavorare duro per portare avanti una famiglia tra mille stenti e covare dentro una grande voglia di rivalsa: questi sono alcuni dei vari aspetti della vita di periferia. Un’ambientazione da sempre musa ispiratrice per tanti artisti e, in particolar modo, registi che hanno dato vita a tanti film e documentari sull’argomento. Un coro a cui non ha voluto sottrarsi neppure Gaetano Di Vaio che nel suo nuovo lavoro, Interdizione Perpetua, racconta la storia di persone costrette a non poter svolgere la loro attività lavorativa originaria, il “saponaro”, per via di leggi restrittive, ritrovandosi d’improvviso disoccupati e in condizioni di povertà. Un’opera, presentata all’ultimo Festival Internazionele del cinema di Roma, che ha il merito di guardare la periferia non più dal punto di vista della malavita ma da quello di persone oneste private delle possibilità di partecipare alla vita sociale e aiutare la propria città.
Le storie sono quelle di Enzo, Giovanni, Peppe, Jonel, Corrado, Antonio e altri che come loro hanno dovuto reinventarsi un lavoro abbandonando quello vecchio per non correre il rischio di essere arrestati dai carabinieri ed essere trattati come veri e proprio criminali. È significativo, in tal senso, il racconto del giovane Corrado fermato e schedato dalle forze dell’ordine dopo una notte passata in cella senza neanche un bicchiere d’acqua e alcuna possibilità di difendersi dalla “grave” accusa di raccogliere ferro vecchio per le strade. Uno dei tanti paradossi di uno stato che non sa tutelare queste persone facendole sprofondare nel baratro della povertà, dimensione a cui i protagonisti non erano abituati. Dai loro racconti, infatti, emerge come il precedente impiego riuscisse a garantire loro il necessario per vivere serenamente e, soprattutto, lontano da qualsiasi attività illegale. Quest’ultime rappresentano senza dubbio le tentazioni in cui facilmente possono cadere questi uomini in una situazione così disperata dal punto di vista economico e psicologico dopo aver perso qualsiasi tipo di certezza.
Il regista partenopeo intende fin da subito instaurare con i personaggi intervistati un rapporto amicale e di fiducia scendendo con loro per strada durante i giri notturni ed entrando nelle case per respirare le atmosfere e le emozioni di tali ambienti. Una scelta ben precisa che, unita ad una perfetta conoscenza della realtà descritta nel documentario, rende il racconto preciso e dettagliato con uno stile molto vicino al reportage.
Dettagli
- Titolo originale: Id.
- Regia: Gaetano Di Vaio
- Fotografia: /
- Musiche: Enzo Gragnaniello
- Cast: /
- Sceneggiatura: Gaetano Di Vaio