Dialoghi. Intervista a Luigi De Luca
Il sito di neo-letteratura Aphorism.it raccontato dal suo direttore
Partiamo dalle basi. Come, quando e perché nasce Aphorism.it ? E che ruolo occupa nella sua vita?
L’idea di Aphorism nasce alla fine del 2000. Ero un militare prossimo al congedo e non sapevo cosa mi avrebbe riservato il futuro. Dal 1997 organizzavo eventi culturali e di intrattenimento con la mia associazione culturale, ma dopo un anno di leva ero piuttosto fuori dal giro. Così, quando ex-compagni del liceo trasferiti a Bologna per studiare mi proposero di continuare a comunicare e a sviluppare idee, però attraverso Internet, non ci ho pensato su due volte. Erano gli albori del Web italiano e loro avevano appena creato un “portalone” generico, Ehinet.it. Cercavano qualcuno a cui affidare la pagina culturale e pensarono a me. Bastò una stretta di mano per trovare l’accordo, e quel patto stretto ormai 12 anni fa è ancora saldissimo. Avevo carta bianca per lavorare in un settore quasi del tutto inesplorato, una bella sfida. Aphorism esordì on-line il 22 gennaio del 2001 e se siamo ancora qua a parlarne vuol dire che l’esperimento si è trasformato in qualcosa di più. Nel 2004 Ehinet divenne un’azienda di servizi tecnologici e ancora oggi sostiene economicamente e tecnologicamente Aphorism.
Difficoltà e soddisfazioni: quali sono quelle che ha incontrato lungo il suo percorso e quali pensa possa trovare chi, come lei, intende portare avanti e far funzionare il proprio progetto personale.
Di difficoltà ce ne sono state tantissime ma non ci siamo mai arresi, forse può sembrare una cosa scontata da dire ma è davvero così. In questi anni ho visto nascere, crescere e morire molti siti simili al nostro. Aphorism è diventata una realtà perché non abbiamo mai mollato, e non abbiamo mai strafatto. C’è stata sempre costanza, applicazione, visione d’insieme e prospettiva ed è così che abbiamo ricavato il nostro spazio in rete, la nostra identità. Siamo diventati un riferimento per molti perché non siamo mai andati via, perché abbiamo sempre dato risposte a tutti. Aphorism è stato un sito “presente” sin dall’inizio. Oggi la difficoltà principale resterebbe la stessa di allora, cioè fare progetti sostenibili, che abbiano un obiettivo, curati con pazienza e determinazione nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Mentre dal punto di vista tecnico, rispetto a 10 anni fa, ci sono sicuramente più vantaggi.
Il web è diventato a tutti gli effetti un irrinunciabile strumento di lavoro, una fondamentale cassa di risonanza per il mondo delle idee, della creatività e dell’inventiva. Ma è davvero sufficiente? La realtà virtuale può costruire una rete funzionale di rapporti e connessioni prescindendo completamente dalle relazioni reali?
Il Web non è così distante dalla realtà. Forse lo era all’inizio ma adesso il confine è diventato sottilissimo. Tutti settori hanno subito dei miglioramenti con la diffusione di Internet. Ciò che sembrava impensabile è diventato realtà e ha generato nuove idee, nuovi scopi, nuove risorse, nuove professioni. Oggi diamo tutto per scontato ma non è così: Internet stesso è un’idea sviluppata, una grande idea. Tutto ciò che ha riempito il web, da Napster a Facebook, sono grandi idee che sono partite dall’ambiente virtuale per avere poi effetti tangibili nella realtà, nelle abitudini, nelle economie. Credo che il web abbia ancora questa caratteristica, anzi si è accentuata nel tempo e ha avvicinato le persone. Specie con l’avvento dei social network: ora più che mai siamo invischiati in una ragnatela che ci offre spunti, conoscenze, meeting, e siamo noi al centro. Siamo noi che decidiamo chi frequentare, cosa approfondire, a quale evento partecipare. Siamo sempre noi a decidere gli equilibri tra reale e virtuale.
Quantità e qualità: crede sia possibile che la seconda trionfi sulla prima, soprattutto se si parla di prodotti culturali in Italia?
Sull’argomento, tanto dibattuto, cito sempre Ezra Pound: “Nelle arti la quantità non vuol dire niente, la qualità tutto”. Parto da questo spunto, e rifletto: visto che la qualità è così rara, c’è bisogno di quantità per trovarla. Per esempio: quante tonnellate di terra bisogna setacciare per trovare un piccolo diamante? Per me non c’è un antagonismo tra le due cose, sono strumentali l’una all’altra. Penso ancora ad Aphorism: sulle nostre pagine ci sono cose eccellenti e cose, diciamo così, più “prosaiche”. E’ normale, non siamo nati tutti Calvino, ma credo che scrivere sia bellissimo e fino a prova contraria è un diritto di tutti, anche di chi non ha doti particolari. Scrivere aiuta le persone a star bene, e non è detto che tutti vogliano finire in libreria. Per quella che è la mia esperienza ho visto persone in gamba raggiungere bei successi editoriali e persone meno talentuose migliorare tantissimo. Il pubblico di Internet a volte è impietoso ma molto spesso, sui siti di genere come il nostro, è anche molto attento, sensibile, comprensivo. E’ raro vedere critiche feroci oppure offensive verso chi mostra pubblicamente i propri testi. Di solito il pubblico premia e aiuta a crescere gli autori attenti, quelli che sanno ascoltare i propri lettori e che hanno un buon rapporto con il diritto di critica altrui.
Qual è il futuro, a breve e lungo termine, di Aphorism.it? Le iniziative in cantiere e i “sogni nel cassetto”?
I sogni nel cassetto mi piace realizzarli, sia nel breve che nel lungo periodo. Molti Aphorism li ha già realizzati, tanto che dobbiamo farne sempre di nuovi. Vogliamo continuare a sostenere tutti i nostri autori, dargli visibilità e condividere i loro piccoli e grandi successi. Non vogliamo perdere la nostra natura. A proposito, non l’avevo ancora detto: i servizi che offriamo sono completamente gratuiti, grazie alle persone che nel tempo si sono aggiunte alla Redazione. Siamo quasi in venti a leggere e scrivere per Aphorism e i suoi autori. Tra le attività off-line, in questi giorni stiamo collaborando alla realizzazione del reading teatrale “Pugni nello stomaco – la violenza sulle donne raccontata dagli uomini” fortemente voluto dalla giornalista de “Il Sole 24 Ore” Manuela Perrone, in collaborazione con il Comune di Gaeta e il nostro sito. Saranno letti e interpretati da attori professionisti anche testi scritti dai nostri autori e, per tornare alla domanda precedente, questa è una dimostrazione di come si possa facilmente uscire dall’ambiente virtuale per fare cose nella realtà. Cose a cui possono partecipare non solo gli internauti ma tutte le persone che per tanti motivi diversi non accedono alla Rete. Sul futuro non anticipo nulla, c’è un’altra importante iniziativa che stiamo per rendere pubblica ma ci vuole ancora qualche giorno di pazienza prima di svelarla. Chiudo l’intervista nel più classico dei modi: con un po’ di suspance.
Per visitare il sito: http://www.aphorism.it/