DestinazioneVacanze. Quattro Road Movie per visitare gli USA
Un bagaglio, quattro ruote e una gran voglia di avventura: gli elementi fondanti del road movie all’americana, un genere immortale.
Se l’estate è tempo di viaggi, di vacanze verso mete vicine e lontane, per il cinema è sempre la stagione giusta per partire restando seduti in poltrona, lasciandosi trasportare nei posti più disparati del nostro pianeta e, perché no, nello spazio infinito. Più semplicemente, non è anche grazie al cinema che tante città ci sembrano così familiari, e che sentiamo di conoscere un po’ di più luoghi che si trovano dall’altra parte del mondo?
Uno dei paesi che il cinema omaggia più spesso con storie di viaggi appassionanti sono certamente gli Stati Uniti; con paesaggi diversissimi tra loro, estensione sconfinata e natura eterogenea e varia, gli Stati Uniti sono il luogo ideale dove ambientare road movies, film di viaggio, genere cinematografico che, anzi, nasce proprio lì. Per continuare a viaggiare in lungo e in largo attraverso la “terra dei sogni”, proponiamo quattro film che interpretano, ciascuno in modo originale, questo tema narrativo.
È del 2013, ma è arrivato solo quest’anno nelle sale italiane Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet di Jean-Pierre Jeunet. La storia del piccolo scienziato del Montana che viaggia verso Washington D.C. dopo aver ottenuto un importante riconoscimento è stata finora una delle più belle viste al cinema in questo 2015. T.S. Spivet (interpretato dal promettente Kyle Catlett) lascia il suo ranch e la sua famiglia nelle campagne del Montana alle luci dell’alba, saltando su un treno e attraversando valli, ponti, fiumi, periferie industriali del Wyoming e del Nebraska per raggiungere lo Smithsonian Institute di Washington D.C.. Il viaggio di T.S. è soprattutto un percorso interiore di maturazione e di crescita, di riflessione sulla sua famiglia e sul suo posto nel mondo. Da ricordare l’arrivo a Chicago, dove il bambino vede per la prima volta i grattacieli e si domanda come possano gli uomini costruire tanti angoli retti “quando i loro comportamenti sono così contorti e irrazionali”.
Un’altra piccola viaggiatrice è l’indimenticabile Olive di Little Miss Sunshine, commedia indipendente ormai cult del 2006 di Jonathan Dayton e Valerie Faris. A bordo del mitico minivan giallo l’aspirante reginetta di bellezza (l’ormai cresciuta Abigail Breslin) e la sua famiglia attraversano il deserto dell’Arizona per giungere in California, dove appunto si terrà il concorso di Piccola Miss California. Se Olive viaggia per provare a realizzare il suo frivolo sogno, per i suoi familiari quella strana vacanza assume significati più profondi e diversi: ma certo è che se all’inizio ognuno parte da solo con se stesso, sul finale tutti torneranno come una famiglia. Bellissima la scena sul Pier, il molo sul mare di Ventura, in California, dove lo zio Frank (Steve Carell) e il fratello Dwayne (Paul Dano) si confrontano apertamente.
Parte verso l’America quasi più per dovere che per desiderio personale la rockstar Cheyenne di This Must Be the Place (2011). Sean Penn, diretto da Paolo Sorrentino, è lo strano protagonista di un viaggio in pick up nei paesaggi bruciati dal sole del New Mexico, dove suo malgrado si ritrova per sistemare i conti col passato. Deserto e cactus e diner mezzi vuoti fanno da arido sfondo a questa storia di lento rifiorire interiore, non voluto da Cheyenne – “Non sto cercando me stesso. Sono in New Mexico, mica in India” – ma forse di vitale importanza. Menzione speciale alla città col pistacchio più grande del mondo, Alamogordo in New Mexico.
Chiudiamo infine con il viaggio per eccellenza, quello davvero compiuto da Christopher McCandless verso l’Alaska, raccontato da Sean Penn in Into the Wild. Il film del 2007 con cui Emile Hirsh ottenne il successo come attore ripercorre le tappe del viaggio di allontanamento dalla civiltà che il viaggiatore statunitense compì partendo dalla Georgia, passando per il Lake Mead in Arizona, la Pacific Crest Trail in California, navigando sul fiume Colorado, e fermandosi in posti sempre più selvaggi fino a stabilirsi sul Magic Bus trovato nel cuore dell’Alaska. Un vero viaggio alla scoperta di se stesso, accompagnato nelle ultime fasi dal gelo crescente reale e metaforico che rese il nome di McCandless, alias Alex Supertramp, una leggenda.