DeBrevitateEstate. “Quando siete felici fateci caso”
I mantra e l’ironia di Kurt Vonnegut dispensati ai neolaureati statunitensi.
C’è chi, come Charles Dickens, teme il futuro “più di tutti i fantasmi che ha visto” e non esita a sottolinearlo. E chi invece, come Kurt Vonnegut, a furia di saggiare l’amaro della pillola è giunto alla conclusione che indorarla è sempre meglio. Soprattutto per coloro che hanno ancora tutta la vita davanti per mandarla giù.
A studenti e neolaureati è particolarmente indirizzata questa raccolta di discorsi ufficiali – in tutto nove, tenuti tra il 1978 e il 2004 presso le principali università degli States – curata da Dan Wakefield e ripubblicata in Italia da minimum fax con la fedele traduzione di Martina Testa e il titolo Quando siete felici, fateci caso – dall’originale If This Isn’t Nice, What Is?.
E la prima cosa che balza all’occhio è che lo strabiliante autore di Mattatoio n. 5 ama ripetersi ma non stanca, neppure per un secondo: “Cosa c’è di più bello di questo?”, la frase che dà il titolo all’edizione americana, altro non è che un frammento di un aneddoto – legato alla poetica figura di Alex, lo “zio buono” di Vonnegut – presente praticamente in tutte le versioni di commencement speech riportate nel libro. E non per caso, è evidente.
Sorta di breviario sui generis, Quando siete felici fateci caso dà all’intelligenza di Kurt Vonnegut l’occasione di dividersi equamente e con brio fra dolcezza e ironia, realismo e leggerezza: lui, che chiede scusa al suo giovane pubblico a nome di un’intera generazione per avergli consegnato un mondo inebetito dall’ebbrezza del petrolio, dove ci si sente “sempre una schifezza” e si fa la lotta alle droghe ma non alle automobili, è lo stesso che invita chi l’ascolta a soffermarsi sul singolo istante di piacere che sta vivendo – un ricordo buono, una bella musica, perfino “una caraffa di limonata bevuta all’ombra” – e farci caso; perché quella è la felicità.
Chissà se, per un caso di fortuita meta-narrazione, qualcuno non si renderà conto che felice è anche il tempo dedicato a una lettura così. Di quelli brevi e intensi, da ricominciare presto. E da portare con sé, ancora di più in quell’estate di passaggio che dai discorsi e dai tocchi buttati in aria conduce al mondo adulto. Per così dire.
- Altro: traduzione di Martina Testa