Libri

DeBrevitateEstate. Opera sull’acqua

Francesca Fichera

Una prima, fugace e ufficiale incursione di Erri De Luca nel mare aperto dell’arte poetica.

Molti hanno detto che, nell’accostarsi al mare magnum (e aperto) della poesia, Erri De Luca ha assunto lo stesso atteggiamento del bagnante accaldato e intimidito dal cambio di elemento, attento ad immergersi un pezzo alla volta nella sua nuova veste naturale. Opera sull’acqua e altre poesie è la breve messa in forma di quest’immersione: rapida, ma soppesata ad ogni passo; semplice, ma recante in sé il segreto latente dell’espressione poetica, il mistero coperto dal suo velo. Così lo scrittore “prende il largo”, quelle distanze dettate dall’età e da un certo modo di percepirne il peso, per navigare nelle acque di un’avventura narrativa che non sancisce particolari cesure rispetto al precedente lavoro dell’artista – vera e propria poesia in forma di prosa. Anzi, ne amalgama le parti in un unicum nel quale la definizione di “poesia” va interpretata come etichetta, come schema di norme in cui fluisce la parola spontaneamente evocativa di De Luca; la cifra del suo stile, della sua vocazione di sempre. E l’acqua, sia metafora che concreta intestataria dell’opera, è il mezzo principe. Ma lui, per ammissione forse troppo umile, dice di non averne saputo fare uso: “non li ho raggiunti, i versi. Qui ci sono linee che vanno troppo spesso a capo”. Qualche volta è, incredibilmente, così. Però tutte le altre – che sono molte, a discapito del ridottissimo numero di pagine – no. Fra echi biblici, riletture viscerali e personali di salmi (vedi la meravigliosa Variazioni sul salmo 137, in cui il poeta attacca a se stesso la maledizione di un probabile non-amore), macerie di dolori di guerra; da tutto questo oceano emergono le gocce di una lirica viva, modellata dalla saggezza come creta morbida. A
pelo d’acqua, e appena sotto la sua superficie, sbucano i Volti – «chi ha remato in piedi a legni lunghi: questi sanno che le acque hanno volti»; nello sciacquio delle onde rintocca l’anafora di Valore – «Considero valore…», destinata poi alla sedimentazione nella memoria di tanti; la corrente marina è foriera di temporali interni, segreti e miracolosi, come in Tu – «Una parola basta e mi strappi dei gridi». Così il tentativo di De Luca diventa moto, degli arti e dell’anima, che contagia: vibra fino a chi legge spingendolo a tuffarsi. Un bagno breve, nuotata di pochi attimi che lascia l’affanno in cambio della pesantezza. E dona la voglia di esplorare, ancora, le profondità della parola.


  • Genere: Poesia

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