Libri

#DeBrevitateEstate. L’arpa d’erba

Mariangela Sapere

Un piccolo gioiello dalla penna di Truman Capote, un racconto agreste col sapore e l’odore della provincia americana degli anni 40.

L’estate è il periodo ideale per recuperare i libri che nel corso degli anni si sono persi, ignorati o dimenticati. La nuova proposta per la nostra rubrica #debrevitateestate, ossia letture brevi della seconda metà del Novecento, è L’arpa d’erba, considerato da alcuni il capolavoro di Truman Capote.

Si tratta di un romanzo breve e autobiografico in cui l’autore racconta di una breve stagione della propria vita, vissuta nel corso di un autunno degli anni 40. Siamo nella provincia americana, Collin Fenwick è solo un ragazzo quando, rimasto orfano, va a vivere a casa delle sorelle Talbo. Verena e Dolly sono entrambe avanti nell’età e zitelle, ma mentre la prima veste i panni dell’uomo di casa, è scontrosa, concreta, attaccata al denaro, e agli affari, la seconda vive in un romantico mondo tutto suo che ha l’odore dei dolci fatti in casa. Dolly ha un forte legame con la natura, grazie al quale produce un infuso di erbe per curare l’idropisia, che vende per corrispondenza accompagnato da etichette vergate a mano. Collin si affeziona molto a Dolly, al punto da dirsene, nonostante la differenza d’età, innamorato. È Dolly che gli parla dell’arpa d’erba, un insieme di suoni prodotti dal vento che attraversa i campi di saggina: «Senti? È l’arpa d’erba che racconta qualche storia. Conosce la storia di tutta la gente della collina, di tutta la gente che è vissuta, e quando saremo morti racconterà anche la nostra».

Quando Verena decide di appropriarsi della ricetta segreta dell’infuso medicamentoso, per avviarne la produzione industriale, si crea una spaccatura tra le due sorelle: Collin, Dolly e Catherine, la fida compagna di una vita, decidono insieme di andarsene. Non essendo mai usciti dalla cittadina, si rifugiano nel bosco, sopra un sicomoro. Qui, osteggiati dalla comunità, trovano l’appoggio di due nuovi amici il giudice Cool e il giovane Riley. La casa sui rami diventa una specie di nido che custodisce l’innocenza, dove i sentimenti e la sincerità si sostituiscono all’ipocrisia delle convenienze e delle convenzioni sociali.

L’arpa d’erba è un libretto prezioso, non tanto per la storia in sé ma per il modo delicato in cui essa è narrata. Lo stile di scrittura di Capote, ricorda quello di Francis Scott Fitzgerald: ogni frase è perfetta, non una parola di più, non una di meno. Leggendo, sin dalle prime pagine, ci si trova in un’altra epoca, ad ascoltare le illusioni di un ragazzo, che rivede i fatti vissuti, attraverso la distanza e la nostalgia imposte dall’età adulta e disillusa, ma nondimeno riesce a rivivere e a trasmettere le sensazioni, i desideri e i sentimenti che caratterizzano soltanto una certa fase della crescita, e poi difficilmente ritornano.


  • Genere: Romanzo

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