Arti Visive

Da O a Z – Atlante di un viaggio teatrale

Franco Cappuccio

Una mostra per celebrare il progetto OZ della compagnia ravennate Fanny&Alexander, ospitato nella splendida cornice della Fondazione Aurelio Petroni di San Cipriano Picentino (SA).

Il progetto che ruota intorno all’immaginario del mago di Oz compiuto negli ultimi anni dalla storica compagnia ravennate di teatro Fanny&Alexander ha prodotti degli esiti molto interessanti, sia in termini di concezione teorica e di rielaborazione di quello che possiamo definire come un “mito contemporaneo”, sia nei suoi esiti spettacolari, tra cui spiccano “Him” e “West”, quest’ultimo vincitore anche di un Premio UBU per la migliore interpretazione femminile dato a Francesca Mazza, attrice appunto dello spettacolo. A corollario di questo lungo ed articolato percorso, i Fanny&Alexander hanno deciso di raccogliere un po’ di materiale e di creare una mostra in omaggio a questo percorso artistico che ha occupato una porzione importante della loro vita artistica, dal titolo “Da O a Z – Atlante di un viaggio teatrale”, che dopo essere stata ospitata l’anno scorso negli spazi del Museo d’Arte Moderna di Bologna, trova adesso nuova vita negli spazi della bellissima casa nobiliare denominata Palazzo Petroni di San Cipriano Picentino (SA), attuale sede della Fondazione Aurelio Petroni, che si occupa di promozione della cultura contemporanea sia attraverso residenze d’artista che attraverso momenti spettacolari e laboratoriali.

La mostra si dipana lungo i vari ambienti della casa, raccogliendo da un lato squarci delle varie performance legate al progetto OZ, tradotti in fotografia da Enrico Fedrigoli, che da anni collabora con il gruppo ravvenate, che permettono di penetrare nel mood dietro alla concezione del progetto (Oz visto come l’Hitler bambino di una statua di Cattelan, ad esempio) e di far immaginare gli sviluppi spettacolari del progetto (le foto del pedemonium di North, ad esempio, sono molto suggestive). Accanto a questo materiale fotografico, il nucleo forse più interessante è costituito da una sala che raccoglie una serie di tavole composte da immagini messe in forma di collage attraverso associazioni mentali più o meno decifrabili, e racchiuse intorni a dei lemmi-parola come casa, ciclone, attesa, ecc. che si rifanno ad alcuni dei temi chiave dell’opera letteraria, come se le immagini fungessero da significato espanso del significante-parola.

A chiudere la mostra due installazioni video, realizzate in collaborazione col collettivo di cinema sperimentale ravennate Zappruder Filmmakersgroup, tra i più importanti in Italia nel loro genere, che si riferiscono ad un progetto precedente dei Fanny&Alexander, legato questo volta al romanzo di Nabokov Ada o ardore, cui centrale era un rapporto sinestetico tra le varie arti, e che mostra in maniera ancora più evidente il gioco compiuto dalla compagnia sulla parola quale significante di un significato più ampio.



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