Consigli: Short Vacation / William Eggleston in the Real World
Oggi vi consiglio due film molto diversi tra loro ma che hanno in comune il tema della fotografia: Short Vacation (2020) e William Eggleston in the Real World (2005).
Tra essi ci sono due grandi differenze, che definiscono i rispettivi campi d’indagine e la poetica artistica che li rende unici:
- La prima è che Short Vacation è un’opera di finzione con protagoniste quattro studentesse che fanno parte di un club di fotografia chiamato “Shine”, a cui il loro maestro affida il compito di fotografare la fine del mondo, mentre il secondo film è un documentario che ci fa mostra un ritratto del fotografo William Eggleston, persona realmente esistita.
- La seconda è nel ritmo: mentre Short Vacation segue la grammatica dello slow cinema presentando quindi un andamento molto lento, William Eggleston in the Real World ha un ritmo più veloce e dinamico sia nel racconto e sia grazie all’inserimento di fotografie di repertorio scattate da Eggleston.
Ma approfondiamo un po’ meglio le rispettive opere: Short Vacation è un film di Kwon Min-pyo e Han-Sol Seo in cui le nostre protagoniste con una macchina fotografica analogica e cercando la fine del mondo, iniziano a scoprire il mondo e a capire che possono raggiungere anche posti che non avevano mai immaginato; allo stesso tempo, si ritrovano a fare un viaggio all’interno di loro stesse.
Il film ha come pregi le grandi inquadrature e l’attenzione alla composizione dell’immagine, però un po’ carente complessivamente, perché penso che il compito di trovare la fine del mondo, per come viene descritto, debba essere visto non come obiettivo ma come caratteristica del film che ci permette quindi di considerare il cammino delle nostre protagoniste come un loro viaggio di formazione. Il problema è che questa evoluzione e trasformazione non avviene completamente, anzi quasi per nulla, perché analizzando i dialoghi notiamo che le adolescenti hanno alcuni momenti più nostalgici e intimi in cui parlano di temi più complessi ma non superano mai la loro formazione di base, insomma, per farla breve, durante tutto il film non crescono evolvendosi dal punto di partenza.
William Eggleston in the Real World di Michael Almereyda, invece, è un film estremamente solido e per questo degno di essere visto. Questa opera ci mostra in modo interessante e intimo il soggetto ed è in grado di catturare fin da subito lo spettatore.
Il regista anche qui racconta un viaggio e cioè ci mostra il percorso di vita e artistico di Eggleston e del figlio; in questo caso però notiamo una maturazione anche del film stesso. Inoltre Almereyda ci fa anche entrare all’interno della famiglia Eggleston e del rapporto tra William e il nonno che gli ha regalato la prima macchina fotografica a 9 anni, insomma ci immerge nei lati più nascosti e profondi di quello che è stato un fotografo rivoluzionario grazie al suo modo di operare nella composizione delle fotografie e per il suo essere sostenitore della fotografia a colori.