Arti Performative

Compagnia Ragli // Borderline

Renata Savo

Sappiamo bene quanto la “fame di realtà” permei il nostro tempo. Prova immediata di ciò è la storia della televisione degli ultimi anni: sono proliferati telegiornali che trasmettono notizie 24h/24 e raccogliendo informazioni in tempo reale, talk show che pretendono di aggiungere verità ai fatti di cronaca, reality show che ogni anno hanno novità da proporre, ambientati in luoghi desolati, appartamenti con un numero inverosimile di telecamere, fattorie, cucine ultra-attrezzate, palestre. Sono questi i formati spettacolari che popolano i nostri canali televisivi, forse proprio perché, nel loro qualunquismo, restano in grado di entrare a contatto più diretto con l’individuo medio.

Alcune di queste forme di spettacolo a livello tematico confluiscono, a teatro, in Borderline (visto in anteprima riservata alla stampa presso le Carrozzerie N.o.t di Roma) della Compagnia Ragli, formazione di origine calabrese e trapiantata nella capitale che sta facendo da qualche tempo bene parlare di sé, avendo dato coraggiosamente il via a una nuova stagione teatrale all’interno di un istituto scolastico in un quartiere periferico, esperienza in progress di cui in parte si è detto tra le nostre pagine. Scritto e diretto da Rosario Mastrota, e realizzato con il supporto di KIT Italia – Associazione Culturale Kairos Italy Theater spesso alle prese con testi teatrali sull’emigrazione nell’ambito del confronto fra Italia e USA, lo spettacolo inizia proprio sotto il segno del talent show, o meglio, del varietà in stile Corrida. Un uomo di indiscutibile non-talento, che risponde all’altisonante nome di Maschio Alfa (Antonio Tintis) – emblema del sesso forte – con calzoncini, ciabatte, ventiquattrore sulle ginocchia e parrucca che rende la sua figura transgender e grottesca, prova a intonare un brano. Salutato dalla conduttrice (Matilde Vigna) in abito da sera luccicante e scollato, dal sorriso smaccato come quello di una Barbara D’Urso, Maschio Alfa si scopre essere un terrorista ospite di una bizzarra trasmissione dal titolo “Esplosioni in diretta”.

Alle spalle del proscenio un muro con una porta trasparente, e il davanti è un interno che sa di esterno o viceversa, con a lato una cornice di legno “televisiva” dove di tanto in tanto viene “trasmesso” qualche stacchetto pubblicitario, da cui si evince il contesto che dà il nome allo spettacolo: la presenza di una frontiera.

In questo altrove, che immaginiamo attraverso la parola delimitato sulla terra esattamente al confine con il mare, Maschio Alfa e la sua Femmina (Giuliana Vigogna), seduti alle sdraio a spalmarsi crema sulla pelle, trascorrono il tempo tra la televisione, la noia e la chiacchiera sconclusionata, attendendo qualcuno su cui lucrare, e lo fanno calando se stessi in un’atmosfera di attesa misteriosa, da Calapranzi di H. Pinter ma come se da qualche parte vi fosse il Grande Fratello di 1984 di G. Orwell; «…sarà l’ultimo. Non arriva più nessuno. Cominceremo a mandarvi qualcos’altro», viene comunicato ai due individui dall’apparenza più buffa che losca. Questo microcosmo fortificato che funge da allegoria del nostro presente si regge, infatti, su sistema perverso e malavitoso, per cui lauti bonifici arrivano in proporzione all’arrivo di clandestini che riescono a oltrepassare il muro, poi imprigionati e tenuti nelle peggiori condizioni. Ad arrivare valicando la frontiera è Janette (Matilde Vigna), una ragazza dal costume folcloristico, una sorta di simpatica e sorridente cow-girl originaria di Jesolo, che dice di essere famosa perché vincitrice di un reality show, e diventa lei il bersaglio della coppia xenofoba, contro cui riversare sospetti e violenze.

La drammaturgia mette insieme spunti interessanti di riflessione, tutti attualissimi – la manipolazione dei media, il dominio dell’apparenza sull’essenza, la diffidenza immotivata verso ciò che è straniero – ma in modo troppo dispersivo, perché sovraccarica di “fronzoli”: i dialoghi cercano di avvicinarsi alla banalità del quotidiano che caratterizza la coppia in preda alla noia, finendo però per trasmettere allo spettatore le stesse sensazioni, di attesa snervante, avvicinandosi al teatro dell’assurdo, ma con un’ambientazione che rincara la dose di nonsense e allontana ancora di più dal senso profondo che potrebbe emergere dalle tematiche di partenza. Una menzione positiva va senz’altro agli attori, che nonostante la freschezza di debutto del lavoro, e quindi il suo mancato rodaggio, sono sembrati misurati, molto rilassati e in sintonia tra loro.

 

Compagnia Ragli
BORDERLINE
testo e regia Rosario Mastrota
con Antonio Tintis, Giuliana Vigogna e Matilde Vigna
assistenti alla regia Andrea Cappadona, Dalila Cozzolino
disegno luci e fonica Giacomo Cursi
scenografia Maria Chiara Arciero
Produzione Compagnia Ragli e KIT Italia
con il patrocinio di Dasud e ÀP Accademia



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