Compagnia LaFabbrica – La Trilogia dell’attesa
Un lavoro dedicato al maestro Nicolaj Karpov, intriso di atmosfere e motivi beckettiani, che quasi rasenta la perfezione nel sapiente dosaggio di ironia e drammaticità
Elisa Bongiovanni, corpo nudo e gobbo, seduta sulla sua sedia a rotelle con al fianco un sacco della spazzatura nero e in mano un giornale, aspetta pazientemente che tutti gli spettatori prendano posto in sala. Li scruta, ne origlia le voci, li segue con lo sguardo mentre il tempo è scandito dal battito di un cuore, da un rumore sordo, sempre lo stesso. Tutto è immobile nella Trilogia dell’attesa, tutto attende che si realizzi un qualcosa che in realtà non avverrà mai. Epopea degli infelici, l’ha sottotitolata la regista Fabiana Iacozzilli, fondatrice insieme a Giada Parlanti e Elisa Bongiovanni della compagnia LaFabbrica, un trio che partendo dal Centro Internazionale La Cometa si è costituito e solidificato nel tempo fino a diventare una delle realtà più interessanti e seguite del panorama teatrale d’innovazione italiano. Il Teatro Vascello di Roma le rende omaggio con una serata dedicata ai tre capitoli della loro trilogia: Aspettando Nil, Quando saremo grandi e Hansel e Gretel. Il giorno dopo che avevamo già avuto occasione di vedere durante la scorsa stagione nello stesso stabile. I personaggi della trilogia sono tutti esseri decrepiti, attaccati ai loro personali oggetti, alla loro inesorabile e sfiancante routine, alle loro certezze. Tutti aspettando: la madre con la figlia attende che arrivi un uomo a salvarle, Nil, che arriverà soltanto quando saranno pronte. Ma saranno mai pronte? I tre bambini di Quando saremo grandi, ormai vecchi, aspettano l’arrivo della loro mamma che arriverà appunto solo quando saranno diventati adulti. Ma non lo sono già? Mentre Hansel, Gretel e la strega cattiva aspettano l’arrivo del papà dei bambini che giungerà solo al sorgere del sole ma ad ogni nuova alba la speranza si rinnova e si tiene in serbo per il giorno dopo. Ogni cosa è rimandata, ogni desiderio di azione o di riscatto implode a causa dell’inettitudine degli infelici. Ogni scenografia è curata e simbolica: i percorsi di madre e figlia, come quelli dei tre fratelli, sono definiti e stabiliti da strisce bianche segnate da una x, impossibile andare oltre, andare oltre l’incognita, il non conosciuto, l’ignoto. Hansel e Gretel invece non hanno bisogno di segni a terra, la loro prigione è la casa di marzapane, i loro movimenti sono sempre gli stessi, lenti e appesantiti. Ognuno ha le sue convinzioni che ritornano, che non è possibile trasformare; convinzioni vane, indiscutibili di cui i personaggi hanno bisogno per continuare a vivere e ad aspettare. Un lavoro dedicato al maestro Nicolaj Karpov, intriso di atmosfere e motivi beckettiani, frutto di contaminazioni, che si avvale di varie collaborazioni per la realizzazione dei costumi, del trucco e delle scenografie dei singoli capitoli; che quasi rasenta la perfezione nel sapiente dosaggio di ironia e drammaticità, che filtra e traspone sulla scena ciò di cui Beckett era fervente sostenitore: Non c’è nulla di più comico dell’infelicità.
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- Titolo originale: Trilogia dell'attesa