Come pietra paziente
L’afghano Atiq Rahimi adatta il suo romanzo drammatico a sfondo di guerra, Pietra di pazienza, in collaborazione col celebre sceneggiatore Jan-Claude Carrière.
Spesso, quando si è di fronte a film ambientati in zone di guerra, ancor di più se in Medioriente, si corre il rischio di assistere a storie di denuncia o di difesa di questo o quell’altro ideale, che si soffermano volentieri su quegli “orrori” ben noti a tutti per ricadere nella messa in scena della pietà. Niente di tutto ciò in Come pietra paziente, eccezion fatta per l’immagine di alcuni corpi martoriati restituisce la serietà della guerriglia in corso nel paese dove si svolge l’azione.
Diretto dal regista afgano naturalizzato francese Atiq Rahimi – già autore del fortunato Terra e cenere e del film omonimo – Pierre de patience è tratto dal romanzo dello stesso Rahimi (edito in Italia col titolo Pietra di pazienza), vincitore nel 2008 del Premio Goncourt, il più importante premio letterario francese.
Scritta in collaborazione con Jean-Claude Carrière, la storia racconta di una donna che, durante la guerra, si prende cura del marito ridotto in stato vegetativo per aver preso una pallottola nella nuca in una rissa scatenata da una banale provocazione. La giovane e bella moglie, interpretata straordinariamente dall’attrice iraniana Golshifteh Farahani, inizia a parlare di sé all’uomo, ex combattente dall’animo duro e ostinato, raccontandogli la sua storia e i suoi segreti più intimi, iniziando un percorso di liberazione interiore e del corpo che culmina con l’arrivo del giovane e inesperto soldato.
La narrazione, affidata per la maggior parte al monologo della donna, tende ad essere per forza di cose un po’ letteraria, ma supportata intelligentemente solo in alcune parti da immagini che ricostruiscono ciò che viene detto; per il resto, appare sensata la scelta di concentrare i piani visivi sulla protagonista, nella stanza dove giace il marito, man mano che questa realizza i suoi pensieri più intimi e li espone alla sua pietra paziente. È infatti questo il significato effettivo e, piccola pecca, affatto simbolico che assume l’odioso marito (giacché le informazioni passate attraverso la donna ce lo rendono tale) dopo che la saggia zia di lei ha spiegato il senso della profezia popolare. Sarà appunto il marito a prestarsi come pietra di pazienza e ad ascoltare gli indicibili segreti della moglie, una madre e una donna che sfida il suo ruolo nella società araba – e in questo lo schieramento della giovane è tanto più forte quanto privato – fino a che, come pietra, non si sgretoli.
Dettagli
- Titolo originale: The Patience Stone
- Regia: Atiq Rahimi
- Fotografia: Thierry Arbogast
- Musiche: /
- Cast: Golshifteh Farahani, Hamid Djavadan
- Sceneggiatura: Jean-Claude Carrière