Arti Performative Focus

“Il colloquio” della Compagnia Malalingua: una liquida e moderna lotta al massacro

Roberta Leo

Come si può mettere in scena un colloquio di lavoro? È questa l’impresa in cui si è cimentata la Compagnia Malalingua fondata nel 2014 da Marianna de Pinto e Marco Grossi, attori e drammaturghi diplomati all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” e che portano in scena Il colloquio. Quella che può sembrare a prima vista una commedia ironica, divertente e “ben fatta” dal punto di vista recitativo, si rivela, invece, un approfondito studio sulla psicologia del lavoro e la sua trasposizione scenica oltre che un’opera di raffinata ricerca linguistica e drammaturgica. Lo spettacolo, già vincitore del Bando SIAE Nuove Opere “Per chi crea” 2019, è stato proposto dalla compagnia negli spazi della Cittadella degli artisti a Molfetta (BA) il 18 e il 19 settembre. Un evento notevole, non solo perché indice di una lenta ripartenza del teatro dopo il periodo di lockdown, perché lo spettacolo vede in scena ben otto attori (Alessandro Anglani, Valentina Gadaleta, Marco Grossi, Savino Maria ItalianoFabrizio Lombardo, Olga Mascolo, Giuseppe Scoditti, William Volpicella), ma anche per la rivalutazione del territorio pugliese e dei suoi artisti che emergono sempre più spesso da realtà piccole ma di estrema professionalità. Una ripresa assoluta, dunque, ma che, a differenza di molte operazioni teatrali, sceglie di non parlare dell’emergenza sanitaria bensì di una problematica preesistente che resta attualissima e sfocia in ben più gravi e altre declinazioni.

Foto di Davide Petruzzella

La pièce si svolge interamente all’interno di una stanza d’ufficio dove sei candidati si preparano ad incontrare un recruiter che li esaminerà e deciderà del loro futuro e della loro vita. L’aspirazione di ogni candidato è quella di entrare, per i più disparati motivi, nell’azienda di un noto e ingiustamente idolatrato manager. Nell’attesa dell’esaminatore ognuno mostra, più o meno esplicitamente, le proprie nevrosi. Il testo scritto da Marco Grossi, che dirige lo spettacolo e interpreta anche uno dei candidati, è un filtro che si serve dell’ironia per radiografare e delineare i caratteri dei personaggi. Ognuno si rivelerà l’opposto di ciò che appare: il più mite diventerà il più spietato e viceversa. La macchina aziendale sembra essere ben raffigurata dai giochi drammaturgici incentrati sulla rappresentazione di casi aziendali cui i partecipanti al colloquio vengono sottoposti. L’azienda è un delicato organismo che può funzionare ai suoi massimi livelli solo se i suoi componenti cooperano tra loro. Assimilare l’ottica del team-working è fondamentale o almeno così sembra fino a quando l’azienda mostra la sua vera natura: una gabbia dorata fatta di competizione malsana, insicurezze, costante paura del fallimento, discriminazioni, violenze psico-fisiche e costanti compromessi. È il segno che in un mondo in cui scompare il concetto di comunità l’uomo si muove sempre più verso uno sfrenato individualismo e che ognuno costituisce il nemico del prossimo e di se stesso. Gli attori sono giovani e validissimi proprio come i personaggi che interpretano: candidati eccellenti, plurititolati, pronti a tutto. In partenza determinati, ma pur sempre onesti, nell’arco di due ore di spettacolo indossano (o lasciano cadere?) la propria maschera.

Foto di Davide Petruzzella

Punto di forza dello spettacolo appare chiaramente il testo che, oltre all’indagine linguistica che tra aziendalismi, acronimi, tecnicismi e suoni onomatopeici, appare gradevolissima, offre spunti filosofici di grande attualità. Primo tra tutti il concetto di modernità liquida coniato dal sociologo Zygmunt Bauman in cui viene a mancare qualsiasi valore e sicurezza. Ciò porta a una precarietà e a un moto costante, a un continuo scorrere “liquido” di situazioni, persone, relazioni. I candidati lo rappresentano bene grazie a un rovesciamento della modalità del colloquio, che vedrà vincere solo chi riuscirà a essere più disonesto. La capacità del lavoro di squadra si trasforma nell’ottica di un fine rivoluzionario di cui la validità resta assai dubbia. Il sipario si chiude sulla prospettiva di tre candidati vincitori con un finale aperto che lascia il pubblico diviso in fazioni contrastanti. Come moderni giacobini riuniti in un esercito di neolaureati precari e sfruttati, i candidati hanno dovuto combattere per vincere i loro sfruttatori. Ma per farlo si è reso necessario un ribaltamento di ruoli, da vittima a carnefice e viceversa. È la guerra attuale della società civile, un gioco al massacro che fa del testo la sua arma principale. È la fotografia del nostro tempo, la guerra di tutti contro tutti per conquistare, tra tante incertezze, un’infelicità più che certa.

 

[Immagine di copertina: foto di Davide Petruzzella]

 

IL COLLOQUIO
(the Assessment)

vincitore Bando SIAE
Nuove Opere
“PER CHI CREA” 2019

Scritto e diretto da Marco Grossi
Con Alessandro Anglani, Valentina Gadaleta, Marco Grossi, Savino Maria Italiano,
Fabrizio Lombardo, Olga Mascolo, Giuseppe Scoditti, William Volpicella

Scene Riccardo Mastrapasqua
Luci Claudio De Robertis
Assistente alla regia Monica De Giuseppe
Organizzazione Marianna de Pinto
Grafica e foto di scena Davide Petruzzella
Ufficio stampa Marilù Ursi

produzione Malalingua

Il progetto è realizzato con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Molfetta e con la partnership  della Cooperativa Kismet – Cittadella degli Artisti e del Club Cultura di Confindustria delle province di Bari e BAT



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