Arti Performative

Collettivo InternoEnki – M.E.D.E.A. Big Oil

Marcella Santomassimo

Uno spettacolo che apre gli occhi allo spettatore sulla triste situazione ambientale in Basilicata. Il risultato della ricerca intrapresa da Terry Paternoster è una pièce intrisa di sapori, umori, urla e grida stridule di quella terra, uno spettacolo che ricrea con veridicità un tipo di folklore che è suggestione e condanna

Durante il secolo scorso, nel sud dell’Italia, a Napoli, Achille Lauro faceva propaganda politica a modo suo, distribuiva durante i comizi doni, pacchi regali, monete e scarpe spaiate, con la promessa di dare ai cittadini che lo avrebbero votato la scarpa mancante. In cambio della totale fiducia dei suoi elettori, Lauro prometteva di avviare il motore dell’economia meridionale, ovvero l’edilizia. Facciamo ora un salto temporale in avanti e spostiamoci leggermente più a sud, in Basilicata, terra ricca quanto dimenticata, carica di petrolio e abbandonata a se stessa dal resto del mondo. Il nostro Achille Lauro è un sindaco qualsiasi, alleato di Eni, società petrolifera che ha saccheggiato e trivellato il territorio della val d’Agri che in poco tempo si è trasformato nella val d’Agip, che distribuisce ad una massa uniforme la loro seconda scarpa. Più e più volte la lucideranno con sputi speranzosi, rabbiosi e rassegnati, come per lustrare il simbolo di un accordo, di promesse di vita migliori, presto tacitamente tradite. Tutto questo è M.E.D.E.A. Big Oil, spettacolo vincitore del Premio Scenario per Ustica 2013, uno spettacolo in-civile, spesso in-comprensibile che con un suo linguaggio scenico dialettale e una sua partitura teatrale e musicale denuncia, apre gli occhi allo spettatore su quella che è attualmente la situazione ambientale in Basilicata, la regione dalla quale proviene l’80% del petrolio italiano e con il tasso più alto di povertà e il più alto incremento di patologie tumorali dell’intero Paese.

In scena 9 attori formano il coro, al pari dei buffoni medioevali; sono genti lucane dedite alla propria terra, alle tradizioni, come la macina e la conserva dei pumm’duri e la festa della madonna, con una mentalità oscurante che gli impedisce di vedere oltre. La Basilicata diventa così terra tradita che condanna i propri figli alla morte, metafora della Medea di Euripide oltraggiata da Giasone. In scena anche la regista Terry Paternoster nel ruolo di Medea, moglie di un marito partito per la Germania in cerca di fortuna e madre di due figli, Peppino e Ninuccio, che costringe a rimanere in Basilicata, anche lei Medea che uccide i propri figli, li condanna inconsapevolmente ad una morte di cui la furia per il tradimento del “Giasone Big Oil”, la società petrolifera è conseguenza, non causa scatenante. Il parallelismo con l’eroina tragica di Euripide è frutto del caso, di una fatalità, come spiega la stessa regista, che, durante il suo viaggio/studio nella terra lucana, si è imbattuta nell’annuncio di un Master organizzato dall’università Enrico Fermi e fortemente voluto da Eni, in Management ed Economia dell’Europa e dell’Ambiente. Il risultato della sua ricerca è una pièce intrisa di sapori, umori, urla e grida stridule di quella terra, uno spettacolo che ricrea con veridicità un tipo di folklore che è suggestione e condanna, con un suo impianto sonoro umano messo in atto dal coro. Libiamo ne’ lieti calici, unica musica esterna, scomoda la Traviata per suggellare con un brindisi il trovato accordo tra un ingegnere colto, elegante e sempre sorridente, venuto da lontano per salvarli dalla povertà, e la gente che povera resterà.

Il Collettivo InternoEnki, composto da attori provenienti da ogni parte d’Italia, ritorna al Teatro Brancaccino per la seconda volta dopo il sold out registrato qualche mese fa. Uno spettacolo che si serve del mezzo scenico per far conoscere una situazione ambientale e umana spesso sconosciuta, evitata, indirizzandosi verso un teatro assolutamente sociale, necessario, di impegno civile e di estrema qualità attoriale. Spicca, come voce fuori e dentro il coro, l’interpretazione intensa e passionale della Medea lucana creata da Terry Paternoster, donna che più di tutti fa fatica a trovare l’equilibro agognato su una scarpa sola, che urla più forte degli altri perché Giasone possa sentire le sue suppliche e i suoi lamenti di madre.  

 


Dettagli

  • Titolo originale: M.E.D.E.A. Big Oil

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