Cinema e Televisione: un tête-à-tête con la Morte
Una tavola rotonda al Napoli Comicon 2016 sullo status dell’animazione giapponese offre lo spunto per discutere del rapporto tra cinema, televisione e l’avvicinamento dei “nuovi nemici” del web.
Ieri al Napoli Comicon 2016 Italo Scanniello del canale YouTube Anime & Manga [ITA] ha dovuto ripetere più volte una frase particolare: “la televisione è morta”. Durante un incontro sullo status dell’animazione giapponese moderato da Alessandro Falciatore di AnimeClick.it con Paolo Baronci dell’eccellente sito di streaming VVVVID e i doppiatori-fratelli Alessandro Campaiola (One Punch Man, L’attacco dei giganti) e Federico Campaiola (Prison School), non si è potuto fare a meno di sentire il grosso peso di questa parola, “morta”. Rispunta fuori con regolarità da almeno un ventennio e colpisce duramente sia la televisione che il cinema, ma mai questo discorso certifica la morte di entrambi.
Dovremmo saperlo ed esserne testimoni tutti, né il cinema né la televisione sono morti, come Scanniello stesso, verso la conclusione dell’evento, sottolineerà, dimostrando d’esser più di quanto offre lo stereotipo dello youtuber. Il sistema degli audiovisivi ormai è un enorme tutt’uno, televisione e cinema stringono frequentemente alleanze tanto in Europa quanto in altri paesi, anche se dovessimo considerare il semplice rapporto di trasposizioni di serial o continuazioni sul grande schermo (in Italia abbiamo l’esempio di Italiano medio e de I soliti idioti), ma quando si parla di morte sappiamo tutti come in sottofondo nella nostra testa rimbomba il nome del grande nemico a cui tutti stiamo pensando in quel momento: lo streaming.
Alessandro Campaiola chiede: chi guarda ancora Rete4 durante la giornata? Nessuno risponde, molti avrebbero certamente alzato la mano se invece la domanda fosse stata riferita agli utenti di VVVVID. Lo streaming è cresciuto negli anni e con la sua legalizzazione attraverso vari portali è diventato sempre più il “nemico” da tenere d’occhio, da contrastare, colui che ha portato la pirateria a essere solo uno degli schieramenti avversari, perché adesso, da ormai diversi anni, ci sono nuovi giocatori nel business di televisione e cinema che incassano denari e possono dunque reinvestirli in ulteriori produzioni, nel marketing e accrescere il proprio pubblico. Pensiamo allo strapotere di Netflix in tutto il mondo, ma anche alle forze di Hulu, Amazon negli USA.
L’argomento è scottante, l’industria cinematografica resiste all’aggressione dello streaming e lo fa prodigandosi per conquistare nuovi territori distributivi, come la Cina, un territorio fatto tanto di opportunità quanto di rischi, e difendendo il proprio bene più importante: la sala cinematografica. Allo scorso CinemaCon tenutosi dall’11 al 14 Aprile si è fatto un gran discorso circa il problema della distribuzione e il tema più caldo aveva un nome: The Screening Room, il nuovo figliol prodigo di Sean Parker, co-fondatore di Napster, primo presidente di Facebook e Justin Timberlake nel film The Social Network. In Italia ancora siamo lontani dall’affrontare simili discorsi, ma è bene conoscerli prima che arrivino.
Parker con The Screening Room attacca il monopolio dei cinema, ovvero la proiezione di un film solo nelle sale al momento della sua uscita, distruggendo così quella finestra di tempo che permette agli operatori di incassare grazie alle vendite nelle sale. L’idea è in sé si è già avverata attraverso alcuni piccoli esempi come Beasts of No Nation, prodotto da Netflix (presentato in pompa magna a Venezia) e distribuito in contemporanea nei cinema – anche se un numero di copie limitato – e sul proprio portale. Rompere questo tabù aprirebbe una nuova era, il cambiamento non sarebbe più in piccolo e il cinema si troverebbe ad affrontare e abbracciare nemici con cui finora ha dovuto avere a che fare solo marginalmente.
The Screening Room con un range di costi immaginati che va dai 50 ai 150 dollari per film – ecco quanto costerà vedere un film appena uscito sul proprio divano – può in potenza creare un sistema di distribuzione più ampio di quello attuale. Questo potrebbe essere il lato positivo. Gli amministratori di Netflix sanno bene come ad esempio alcuni account ospitano più di una persona, lo stesso potrebbe accadere con The Screening Room, un gruppo di persone decide di adibire il proprio salotto a sala cinematografica e dividendo i costi potranno permettersi di vedere un film a un prezzo inferiore a quello della sala cinematografica. Vorrà dire perdere vantaggi come il 3D, un sistema audio efficace e il più prezioso di tutti: l’esperienza.
Sappiamo tuttavia come i tempi cambiano e il cinema di oggi è lontano da quanto vivevano negli anni Venti o Sessanta, lo capiamo anche grazie alla settima arte stessa con film come Nuovo Cinema Paradiso. Bisogna quindi essere aperti alla novità, ma anche capaci di difendere quanto più apprezziamo, innanzitutto promuovendo un sistema che sia legale. Assurdo che ancora oggi si debba spiegare che streaming non è sinonimo di illegalità, né è necessario pagare cifre esorbitanti per vedere un film, qual è ad esempio il caso di VVVVID, un sistema totalmente gratuito. Se ci pensiamo proprio VVVVID (sempre gratis) diede un assaggio di TSR in Italia, mettendo un’anteprima a numero chiuso di Uno per tutti di Mimmo Calopresti.
L’apertura di sale parallele, private o “pubbliche”, non farebbe – sbagliamo nell’usare il condizionale, ma non essendo ancora pratica comune né in rapidissimo avvicinamento è forse meglio andarci cauti – altro che andare a ingrassare il discorso sui personal media che ha affossato l’era della comunicazione di massa. Chiudiamo chiedendovi di fare uno sforzo d’immaginazione: una casa di distribuzione porta un film solo nelle sale di grandi città come Milano, Torino, Bologna, Roma e Napoli, niente da fare per Bari; un gruppo di persone si organizza nel capoluogo pugliese e sfruttando la possibilità offerta dal distributore attraverso un portale di streaming, mette su una serata in cui insieme si possa guardare un film altrimenti irraggiungibile.