Ci vuole un parco, per fare il viaggio eco-sostenibile del festival Attraversamenti Multipli. Intervista ad Alessandra Ferraro
Per fare Attraversamenti Multipli, dallo scorso anno, cioè da quando si era aperta una nuova fase per il festival ultra-ventennale di Margine Operativo, e i direttori artistici Alessandra Ferraro e Pako Graziani, ci vuole un parco. Luogo d’elezione, e formula testata con successo (nel 2023 e in parte anche nel 2022), è il Parco di Torre del Fiscale, situato nel quadrante est di Roma, quartiere Quadraro, dove già si era ambientata la manifestazione dal 2017. Scelto per l’eccezionale sincretismo tra un aspetto rurale e un luogo archeologico, in cui ci sono due acquedotti romani attorno a una torre medievale, il Parco di Torre del Fiscale si trova in una zona di Roma ad altissima densità abitativa, prossima alla Via Appia e alla Tuscolana; da una parte c’è la ferrovia e dall’altra vi passano aerei in volo diretti verso l’aeroporto di Ciampino. È questo suo essere nello stesso tempo polmone verde all’interno di una zona ad alta densità abitativa e spazio di rigenerazione urbana (fino all’inizio degli anni 2000 era stato completamente abbandonato) che affascina Margine Operativo, come ci raccontava Alessandra Ferraro un anno fa (qui).
Così Attraversamenti Multipli prosegue il suo viaggio, confrontandosi con gli spazi pubblici, la ricerca sui possibili sconfinamenti tra diversi linguaggi artistici e creando dinamiche per sperimentare dialoghi e traiettorie innovative ed ecosostenibili tra le pratiche delle arti performative, gli spazi pubblici urbani naturali e le comunità.
Da oggi 15 giugno al 29 giugno in sette giornate (15, 16, 20, 21, 27, 28, 29 giugno) di performance, spettacoli, site-specific, residenze e laboratori Attraversamenti Multipli si amalgamerà con il paesaggio naturale e archeologico del Parco di Torre del Fiscale, proponendo nuove possibilità di relazione tra artisti e pubblico, e arte, natura e tecnologia, in una dimensione eco-sostenibile.
Il festival proseguirà poi il 5 e il 6 luglio negli spazi urbani del centro storico di Toffia (RI) con due giornate di spettacoli dedicate alle nuove generazioni di spettatori.
Di tutto questo abbiamo parlato con Alessandra Ferraro.
L’edizione 2024 di Attraversamenti Multipli si pone in forte continuità con l’edizione che l’ha preceduta, sia per il claim “Fragile”, sia per il fatto di abitare, a Roma, lo spazio del Parco di Torre del Fiscale. In che modo il “viaggio” di Attraversamenti Multipli, come giustamente viene definito, prosegue nella stessa direzione? Come si rafforza l’identità della manifestazione?
Attraversamenti Multipli prosegue nel 2024 continuando a lavorare sugli spazi pubblici della metropoli di Roma, che è stata una delle caratteristiche del festival sempre presenti, sin dalla nascita, cioè dal 2001. Negli ultimi due anni abbiamo aperto una nuova fase di sperimentazione, la relazione con gli spazi verdi metropolitani, con i paesaggi urbani naturali, e in particolare con il Parco di Torre del Fiscale. C’è quindi una continuità rispetto al lavoro di dialogo con gli spazi urbani. Un altro elemento di continuità molto forte risiede nel fatto che continuiamo a proporre artisti che lavorano sulle linee di confine di diversi linguaggi artistici. La multi-cross-disciplinarietà ci accompagna da molti anni, come anche tutta la ricerca sul site-specific. Una parte degli artisti coinvolti creano delle opere in esclusiva per il festival, e le elaborano dialogando con il luogo che il festival attraversa. Ciò si connette a un altro aspetto su cui stiamo indagando in maniera sempre più radicale, con lo sguardo rivolto all’oggi ma anche al futuro: il concetto di “sostenibilità”, ovvero lavoriamo su che cosa significhi costruire, all’interno del panorama delle arti performative contemporanee, un atteggiamento in grado di creare forme e pratiche che possano essere più eco-sostenibili.
Ecco, veniamo a eco-sostenibilità e teatro: fino a che punto il binomio è possibile secondo te? In quali modi si declina ad Attraversamenti Multipli?
All’interno del festival si declina intanto con un forte lavoro sul dis-allestimento che ci ha contraddistinto anche negli ultimi anni, in quanto gli artisti abitano l’esistente, gli spazi con cui il festival dialoga: non vengono montate pedane o palchi, non viene usato linoleum. Cerchiamo di essere il meno impattanti possibili. Il festival è un corpo in mezzo ad altri corpi, in mezzo ad altri elementi che identificano il paesaggio. Questo per noi è un modo di declinare la sostenibilità. Oltre al fatto che quest’anno, sempre con l’intenzione di implementare la ricerca con un focus sulla eco-sostenibilità, siamo molto contenti di far parte come Margine Operativo della rete Ecoritmi, formata da Fondazione Roma Tre Teatro Palladium, Eticae-Stewardship in action e Margine Operativo e supportata dall’Unione Europea – Next Generation EU. Con questa rete abbiamo lanciato una call nazionale, attraverso la quale abbiamo selezionato e sosteniamo tre progetti per realizzare residenze artistiche proprio nei paesaggi naturali. L’obiettivo per noi è anche quello di supportare un ragionamento utile alla creazione di opere che si pongono in un modo ecologico ed eco-sostenibile, in forte dialogo con i luoghi, e soprattutto una riflessione su che cosa significhi produrre opere performative in un modo eco-sostenibile. Altro elemento presente lo scorso anno e che abbiamo rafforzato è il fatto che molte performance vengono presentate con la luce naturale, e questo significa per un artista lavorare con una luce diversa, sul crepuscolo, durante il passaggio dal giorno alla notte. Il naturale in queste dimensioni diventa un elemento poetico e artistico. Negli spettacoli serali e notturni usiamo luci a bassissimo impatto. Sono caratteristiche ben presenti nei tre progetti vincitori della call nazionale, Cosmorama di Nicola Galli, Ruth di Francesca Cola e Raccogliere pietre di Enrico Malatesta, ma non solo in questi. Ci sarà “Vetro”, una performance realizzata per Attraversamenti Multipli – e che viene presentata per la prima volta – da Giselda Ranieri, danzatrice e coreografa che in questa performance site-specific interagisce con una musicista che utilizza gli impulsi sonori generati dalle piante. La stessa Francesca Cola che ti citavo prima propone anche un laboratorio di eco-danza, di pratiche performative rivolte all’infanzia e alle famiglie ruotante attorno alla domanda “come posso vivere su un pianeta danneggiato?” e quindi anche intorno alla costruzione, da parte dei bambini, di un “rifugio poetico”. Un altro spettacolo che si pone invece la questione del cambiamento climatico è Gli uccelli della compagnia lacasadargilla, che si caratterizza per un percorso sonoro disseminato in più punti del parco, anche questo realizzato appositamente per il festival, e ispirato al racconto fantascientifico Gli uccelli, scritto da Daphne Du Maurier, che parla di ecofobia e di un clima mutato dove la natura animale è una forza totalmente fuori controllo. Ci sono più livelli su cui cerchiamo di ragionare, spazio, sostenibilità, e lo facciamo sia attraverso i linguaggi sia attraverso le tematiche, ma soprattutto tramite le modalità di relazione delle performance con lo spazio e le dinamiche di partecipazione del pubblico. Lo spazio è aperto, non è circoscritto, c’è una possibilità di collocarsi nello spazio in modo abbastanza libero o seguendo poche indicazioni. Per esempio Marta Olivieri presenta Trespass_Tales of the Unexpected – progetto vincitore del bando “Accessibilità nello spettacolo dal vivo” del Ministero della Cultura –, una performance durational che può essere attraversata secondo molteplici forme: può essere vista e può essere ascoltata, può essere attraversata o puoi stare in piedi; e possiede al suo interno una dimensione del vivere uno spazio urbano verde all’interno della città attraverso elementi di performing art. il festival è attraversato da una dinamica partecipativa associata a una grande libertà di sguardo e di posizionamento per il pubblico, una libertà che è data da un luogo all’aperto come un parco.
In cartellone figurano artisti cari al festival, Nicola Galli, lacasadargilla, Carlo Massari, Cornelia, Salvo Lombardo… ma anche delle novità assolute. Ce ne vuoi parlare?
Sì, intrecciamo sempre un doppio livello: ci sono da un lato alcuni artisti con cui dialoghiamo da anni, e dall’altro ogni anno ci sono molti artisti che non abbiamo ancora incontrato ad Attraversamenti Multipli e poi come sempre ospitiamo delle creatività emergenti. Quest’anno per esempio ospitiamo due spettacoli di due artisti spagnoli: uno è Alvaro Murillo, presente in prima nazionale con la performance 8 km en Mule, molto interessante perché si pone al confine tra la danza contemporanea e il flamenco, uno spettacolo che presentiamo in collaborazione con la “Rete A Cielo Abierto”, formata da 22 festival spagnoli che lavorano proprio nei paesaggi urbani e che ogni anno selezionano alcuni spettacoli. L’altro coreografo e danzatore spagnolo è Akira Yoshida, che con Oroimen, anche qui in una dimensione site-specific, combina l’acrobatica e la danza contemporanea con un vocabolario molto vasto di pratiche performative. E poi ci sono Francesca Penzo e Mariagiulia Serantoni con Metis, un’azione coreografica, sonora e partecipativa che indaga tematiche legate alla geografia di genere, e si domanda come i corpi delle donne e delle persone non binarie vivono e si relazionano con lo spazio urbano, con una tessitura sonora composta da una serie di storie che hanno raccolto da interviste fatte a una comunità di persone. Proprio il primo giorno, sabato 15 giugno, apriamo il festival con un evento che interseca più linguaggi e racconta la traiettoria multiforme del festival. Si tratta dello spettacolo di Alice e Davide Sinigaglia “Concerto fetido a quattro zampe”. Sono due artisti Under 30 e lo spettacolo multidisciplinare che presentano potremmo definirlo un manifesto generazionale, un formato a metà strada tra il teatro e il concerto, sull’evoluzione della specie, che si domanda in qualche modo dove stiamo andando. Lo stesso giorno si potrà assistere al concerto di una musicista anche performer, Vera Di Lecce, con Altar of Love, un rituale elettronico in cui c’è una presenza del corpo molto forte. Torna Cornelia, gruppo giovane che arriva con un nuovo progetto coreografico, un trittico sul concetto dell’ibrido. Al festival presentano in una dimensione site-specific due parti di questo trittico “Divine Beasts” e “Petrhushka”. È interessante come gli spettacoli di Cornelia abbiano sempre una forma diversa ad Attraversamenti Multipli, perché chiaramente il gruppo le trasforma per gli spazi con cui dialoga, e questo vale anche per Sport di Salvo Lombardo, che arriva in una declinazione site-specific e completamente rivisitata per due danzatori. Carlo Massari presenta uno spettacolo nuovo, Il combattimento di Tancredi e Clorinda_dramma a cielo aperto un’interazione tra il barocco di Claudio Monteverdi e la contemporaneità, che vede in scena due danzatori, un mezzo soprano e una clavicembalista. Anche questo progetto performativo ci interessa perché è un intreccio inconsueto tra linguaggi diversi, musica dal vivo, il canto dell’opera e la danza. Il 27 giugno, invece, sarà una giornata dedicata interamente alle nuove generazioni di spettatori ovvero i kids. Questo è un altro elemento presente da diversi anni nel nostro festival e lo rilanciamo, insieme alle due giornate che proponiamo a Toffia (in provincia di Rieti) dedicate ai più piccoli: a Roma vedremo Ruth di Francesca Cola, la compagnia di circo contemporaneo Collettivo Flaan con Pacifer, uno spettacolo itinerante che attraverserà diversi spazi del Parco di Torre del Fiscale , e poi il Teatro delle Apparizioni con Dancing Stories_esterno notte, un momento di dj-set, vj-set e narrazioni da vivere insieme bambini e famiglie per abitare insieme uno spazio-tempo condiviso.
Sempre alta l’attenzione di Attraversamenti Multipli verso le residenze artistiche. Cosa vi spinge verso questa modalità “riflessiva” di supporto agli artisti?
Per noi è molto importante dare spazio anche alla processualità artistica, cercando di sostenere sia processi di costruzione e creazione di un’opera sia dei momenti formativi. Non è un caso che oltre alle residenze artistiche anche in questa edizione del festival proponiamo dei laboratori. Questo elemento dell’attenzione ai processi rappresenta una costante di Attraversamenti Multipli ed è un aspetto che stiamo provando a potenziare. Le giornate di festival sono solo la punta di un iceberg di un lavorio continuativo. Ci sono altri momenti, anche molto lunghi e non visibili, che vanno a costruire quello che poi verrà presentato al festival. Alcune di queste residenze sono già avvenute, e altre stanno per avvenire, proprio al parco di Torre del Fiscale, quindi all’aperto, in relazione con questo luogo, le persone e le comunità che lo attraversano. Anche questo è un modo di affrontare realmente che cosa significa creare delle pratiche performative in una dimensione di eco-sostenibilità.
State già pensando ad Attraversamenti Multipli 2025?
Sì, il processo di costruzione della manifestazione è lungo. Arrivati a questo punto già si inizia a intravedere l’orizzonte, è come se ci fosse una traiettoria che non si interrompe mai. È ancora tutto indefinito. Adesso ci troviamo nel momento più bello, potremmo dire sulla soglia, in cui tutto quello che abbiamo costruito durante un anno finalmente prende forma e si prepara ad essere condiviso.
[Immagine di copertina: Francesca Cola]