Cartoline da Roma. Creatività emergenti tra festival e altre occasioni
È una lunga e calda estate, lo sa bene chi vive a Roma, dove le temperature sono da maniche corte dieci mesi all’anno. A quest’ora, all’alba di un agosto bollente, in moltissimi, appassionati di teatro e non, avranno già lasciato la capitale per dirigersi verso mete dal clima più mite. Chi sta scrivendo lo ha fatto, eppure, proprio ora che sono appena terminati mesi affastellati di eventi, spunta il desiderio di fermarsi per un attimo a scrivere delle “cartoline” per ricordarsi di alcune performance e spettacoli visti nelle ultime settimane, prima di congedarsi per una vacanza.
Coloro che saranno rimasti a Roma, si staranno probabilmente godendo la miriade di film serali all’aperto, nei parchi, nelle piazze, preferendoli al chiuso delle sale, qualcun altro, forse, sarà incuriosito dal debutto il 3 e 4 agosto (ore 21) al Teatro India, del nuovo spettacolo nato nell’ambito del progetto multimediale dedicato alla fantascienza IF/INVASIONI (dal) FUTURO_NEW ERA del gruppo afferente a lacasadargilla, Gli uccelli, dal racconto di Daphne Du Maurier, fonte di ispirazione del celebre film di Alfred Hitchcock, a cura di Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni per gli adattamenti di Roberto Scarpetti. Così si legge sul comunicato stampa la descrizione del progetto complessivo: «per questa nona edizione IF abita il Teatro India dall’1 al 7 agosto sperimentando un dispositivo misto, ‘digitale’ e ‘dal vivo’, che alterna nei diversi orari della giornata: spettacoli musicali in forma di melologhi sci-fi, laboratori e workshop pomeridiani, un’istallazione site specific e multimediale, una conferenza filosofico-letteraria, un palinsesto radiofonico quotidiano […]». Facciamo qualche passo indietro, e torniamo proprio a Roberto Scarpetti, che con Antonietta Bello ha firmato la regia di una restituzione artistica molto particolare, un’apertura pubblica del processo didattico-formativo che ha riguardato il laboratorio In cerca di, con la collaborazione del critico Andrea Pocosgnich e la partecipazione degli attori diplomati alla Scuola di Teatro e Perfezionamento Professionale del Teatro di Roma: Pasquale Aprile, Nicolò Ayroldi, Carmine Barbato, Greta Bendinelli, Giuseppe Benvegna, Irene Ciani, Renato Civello, Chiara Davolio, Giada Di Palma, Eugenia Faustini, Annalisa Limardi, Giulia Navarra, Andrea Perotti, Daniel Pistoni, Chiara Sarcona, Arianna Serrao, Sara Setti, Martina Tinnirello, Lorenzo Tomazzoni. In cerca di è stato uno dei tre percorsi formativi offerti nel 2022 ad attrici e attori diplomati che hanno affrontato il tema della scrittura e dell’interpretazione. Uno, il laboratorio di Scarpetti/Bello/Pocosgnich, ha lavorato sull’individuazione del personaggio da parte dell’attore; un altro approfondisce tecniche percettive legandosi a un lavoro sugli archetipi e sulle neuroscienze (modulo di Marco Lucchesi); e un altro ancora, riguarda un approccio al teatro musicale associato al progetto di integrazione del Laboratorio Integrato Piero Gabrielli. Il 26 e il 27 giugno al Teatro Valle abbiamo seguito l’apertura del primo dei tre percorsi citati, un’opera di sorprendente bellezza. In principio era nessuno, questo il titolo, ha assunto i contorni dell’installazione artistica animata. La performance si è ispirata a Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello che esattamente un secolo fa debuttò nello stesso teatro, il cui palcoscenico, come sappiamo, oggi è attualmente interdetto all’utilizzo. A partire da questo limite, la regia di Antonietta Bello e di Roberto Scarpetti si è rivelata intuitiva e lodevole: le poche sedie, messe a disposizione per un pubblico contingentato, sono state disposte con gli schienali rivolti di spalle al palcoscenico, di modo che gli occhi degli spettatori guardassero alle porte di ingresso del pubblico stesso, creando un pertinente pirandelliano gioco di ruoli tra chi vede e chi viene visto. Non potendo far uso del “teatro”, gli attori-allievi del laboratorio, che hanno composto gli stessi testi, occupano il posto degli spettatori in alcuni ordini di palchi, restando distanti dal palcoscenico. Sembra di essere in un antinferno o in una grande sala d’attesa. Qualcuno chiama un numeretto che potrebbe esser stato ritirato una vita fa, forse proprio un secolo fa, e qualcuno risponde, da uno dei palchetti che vengono illuminati all’occorrenza, come in una pagina di fumetto suddivisa in tante vignette nascoste, o in una sorta di mosaico che si anima un po’ per volta, attraverso dialoghi surreali. I personaggi sono esseri insoddisfatti, irrisolti, che vorrebbero essere altre persone. Ma anche qui, come nel capolavoro pirandelliano, non manca una Madre, un Figlio o una Figlia. Un figlio musicista si sente soltanto il prolungamento di una madre che avrebbe sognato per sé lo stesso destino; una figlia in cucina – la brava e nevrotica Greta Bendinelli – soffre del confronto continuo con la propria madre e tenta di far emergere una sua personalità; una donna si trova a bere in un taxi cercando solo la compassione e l’ascolto del conducente. Personaggi vicini a noi, in un modo o nell’altro, anche nella loro goffaggine, nella propria insicurezza, restituiscono a noi qualcosa di profondamente umano.
Un’altra cartolina da Roma ci vede presenti al festival Dominio Pubblico, la sede in cui, per antonomasia da nove anni, si esprime nella capitale la giovane creatività emergente. Il festival si è svolto dal 24 giugno al 3 luglio, in un clima festoso e vacanziero, tra Teatro India e Spazio Rossellini. Il 26 giugno, al Teatro India abbiamo assistito allo spettacolo “extra bando” Steli della compagnia torinese Stalker Teatro, che ha trovato nell’Arena del Teatro India, un terreno fertile per la sua costruzione temporanea, ideale e letterale, di una comunità: attraverso il gioco e la disponibilità a intervenire, gli spettatori sono stati invitati a scendere in campo, per contribuire alla realizzazione di un groviglio architettonico di aste colorate entro cui muoversi insieme ai performer. Per un momento, intenzioni, sguardi e azioni si sono scambiate, simbolicamente, per tornare a partecipare e ad agire insieme. Abbiamo molto apprezzato, tra gli spettacoli Under 25, Amelia – Una sedia per due, di Priscilla Pizziol e Edoardo Sgambato – ne scriveva la collega Roberta Leo qui – poetica sintesi di una relazione fra due persone, in cui il rapporto evolve come in una sequenza a episodi cinematografica, con climax, movimenti sinuosi, prese e moduli coreografici basati sulla tecnica della contact improvisation. Meno abbiamo apprezzato Disperato Eretico Show, uno spettacolo andato in scena lo stesso giorno, di sicuro coerente con il titolo, dal momento che la drammaturgia, di Paolo Perrone, è una sorta di lamento di attore, interpretato da Ludovico Cinalli e calato in epoca pandemica. In pieno lockdown, un attore si reinventa rider e prova a legittimare il suo ruolo di artista interagendo con i clienti che incontra. Lo spettacolo, figlio di un tempo già passato, lancia un messaggio che inciampa nell’auto-referenzialità e risuona come un’invettiva sulle frustrazioni di una categoria, quella di chi fa teatro. Questo però avviene da una condizione privilegiata, da un palcoscenico importante, negli spazi del Teatro India. Se quel sentirsi già arrivati a destinazione – e, in quanto artisti, investiti di una qualche impellente “necessità” di cambiare il mondo a 25 anni attraverso il proprio sacrificio di abdicare al proprio ruolo e vestire i panni di un rider – rimandi a un tratto generazionale, tipico di ventenni abituati a essere sempre al centro grazie ai social (e quando ciò non succede, di conseguenza, si sente “esclusa”, ma sempre in una qualche forma omologante e plurale), sarebbe un’ipotesi su cui riflettere. Quanto alle tematiche chiamate in causa (non tutte pertinenti: con l’obiettivo di riattualizzare lo spettacolo si arriva a toccare temi come la legge sull’aborto o la guerra): il teatro non è un sistema binario, in cui si è dentro oppure fuori, anche se alcune dinamiche, come le assegnazioni FUS, porterebbero a pensarlo. A ben vedere si tratta di un sistema complesso, e come tale va interpretato per cercare delle soluzioni. La condizione dei teatri chiusi durante il lockdown ha stimolato una grande creatività, fuori dai teatri e sugli schermi. All’interno del sistema, la figura dell’attore-rider non ha rappresentato un minus nella storia del teatro coevo, bensì una notevole opportunità di riscatto.
Abbastanza speculare è l’ultima cartolina da Roma, dal festival Attraversamenti Multipli, anticipato a giugno quest’anno, da che era di solito programmato in settembre. Come sempre il festival multidisciplinare organizzato da Margine Operativo nel quartiere Quadraro consente di scoprire nuove e interessanti realtà performative. Di alcune, già note, come il coreografo e performer Nicola Galli, avevamo parlato qui. Mentre non conoscevamo ancora, proprio perché di giovanissima formazione, Cornelia, una compagnia di danza napoletana che ha iniziato il suo percorso nel 2019. Ne sono membri Nyko Piscopo, Nicolas Grimaldi Capitello, Eleonora Greco, Leopoldo Guadagno e Francesco Russo. Cornelia, nome che sa di antico e di démodé, ha portato in scena Sleeping Beauty, uno spettacolo intelligente in cui i danzatori in calzoncini e top dai colori sgargianti sono messi alla prova dalla voce un po’ bacchettona di un’assistente vocale, una sorta di maestra che li demoralizza; ma abbracciando la sfida sulle musiche del capolavoro di Čajkovskij ripreso da Disney, danno prova di tenacia, sacrificio e sudore, con alcuni intelligenti e ricercati risvolti comici.
[Immagine di copertina: “Sleeping Beauty”. Foto di Carolina Farina]