Musica Nuove Uscite

Black Grape – Pop Voodoo

Maria Ponticelli

Non è sempre vero che le band si sciolgono per sopraggiunta incompatibilità tra i componenti, o perchè ad un certo punto si decide che è stato detto tutto e quindi, basta così; a volte il ritorno di alcuni gruppi sulla scena musicale, a distanza di anni, dimostra che una pausa anche lunga può talvolta essere un bene.

Certo, non è detto che lo scioglimento di una band preveda una necessaria futura ricongiunzione ma fortunatamente diversi casi dimostrano che ciò non è impossibile, ed è quello che dev’essere accaduto ai Black Grape.

Era il 1997 infatti e i Black Grape davano alla luce il loro ultimo lavoro dal titolo tanto leggero quanto vagamente autoaccusatorio Stupid Stupid Stupid che li vide, poco dopo, salutare pubblico e critica e tirare i remi in barca. “Stupid Stupid Stupid” apparve come una summa degli eccessi e delle bizarrie che fino a quel momento avevano caratterizzato l’immagine del duo, ed in particolare di Shaun Ryder, sulla scena musicale del momento. L’amicizia con Paul “Kermit” Leveridge però non ha risentito degli episodi di deragliamento delle condotte di entrambi, ma era forse necessario che i due si separassero per risolvere problemi di dipendenze varie e beghe economiche.  Il ritorno era stato annunciato e il singolo Everything you know is wrong, lanciato il 7 luglio scorso, aveva fatto pregustare la carica funk accumulata in questi anni di assenza e presagire un’ atmosfera da “interventismo” nella polemica rispetto ai cambiamenti avvenuti da venti anni a questa parte. Il ritorno dei Blake Grape è stata una tale sorpresa tanto da essere salutato con entusiasmo anche dallo scrittore scozzese Irvine Welsh che parla di un lavoro “ricco di intelligenza e spirito” necessario al cospetto di un mondo in difficoltà.  E di cose in serbo i Black Grape pare ne avessero tante: il disco è un fiume in pienae le voci dei due artisti viaggiano quasi all’unisono su quello che risulta un lavoro verboso ma anche libero di muoversi tra un mood e l’altro; l’album è infatti un calderone dove confluiscono pop, funk, dance, un disco da ascoltare quindi, ma anche da ballare. Si va dal funk di Whiskey, wine and ham al lounge spensierato di Money Burns, passando per il pop di Sugar money per finire alla dance di Pop Voodoo che dà il titolo all’album, un titolo che non lascia molto spazio all’immaginazione e che nelle intenzioni di Ryder e Leveridge vuole probabilmente sdoganare la capacità di accostare generi diversi, perseguendo il fine catartico che caratterizza i riti dell’antica religione africana. Ma l’intento risiede forse anche nella volontà di conferire al lavoro una lontana eco di spiritualità come preannunciato dal succitato Welsh. In questo senso si potrebbe affermare che il nuovo dei Black Grape sia un disco “sincretico”, non tanto in riferimento alla veste pseudo spirituale del lavoro ma con riguardo soprattutto all’incontro tra generi musicali differenti che da vita a mescolanze e interazioni che, tuttavia, non confondono ma ben si amalgamano in termini di innovazione e libertà creativa.

Di un aspetto comunque va dato atto al duo di Manchester e cioè che, nel ritornare in scena, il gruppo non ha portato con se’ il carico di stravaganze che ha fatto la loro fortuna ed anche la loro immagine tra il finire degli anni ottanta e l’inizio dei novanta ma si è presentato con una veste nuova, magari non del tutto entusiasmante, ma sicuramente autentica nella volontà di rinnovarsi. Ciò non toglie però che in Pop Voodoo si riesca a cogliere un certo retrogusto vintage in almeno un paio di tracce: si tratta di Nine Lives, che segue la open track e nella cui intro è possibile distinguere un attacco da organetto anni settanta, e di Shame, dal gusto dance in stile poliziesco a zampa d’elefante.

Molto più distesa Young and Dumb che lascia sfiatare la carica in vista dell’arrivo e del commiato finale fino al prossimo lavoro che, per l’entusiasmo profuso in questa produzione, pensiamo possa arrivare prima dei prossimi vent’anni.  Nel frattempo Shaun Ryder, che fa parte anche della formazione originaria degli Happy Mondays (altro gruppo musicale nato a Manchester negli anni 80 e tra i primi a sperimentare la fusione di dance e rock), sta lavorando ad un nuovo disco la cui pubblicazione è prevista per il 2019.

Un ritorno quindi che non lascia indietro nulla. Staremo a vedere.



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