Biennale del Libro d’Artista @ Castel dell’Ovo – Napoli
Si è chiusa lo scorso 3 settembre la Mostra Biennale del libro d’artista ideata e curata da Giovanna Donnarumma e Gennaro Ippolito e promossa dall’associazione culturale Linea d’arte – Officina creativa.
Per la prima volta la mostra ha avuto luogo nella favolosa cornice del Castel dell’ovo a Napoli ed ha visto la partecipazione di numerosi artisti, non solo italiani ma anche provenienti da altre parti del mondo. La call ha infatti permesso di far pervenire nel capoluogo partenopeo le opere degli artisti brasiliani del Grupo Gralha Azu ma anche quelle di giovani artisti, allievi dell’Accademia delle Belle Arti di Catania e dei giovani creativi, allievi del liceo scientifico Galilei di San Donà di Piave.
Parole che fuoriescono dalla carta rilegata, pagine bruciate, libri polimaterici, ricoperti di cera, di chiodi, di elementi chimici o che diventano installazione ed infine libri che prescindono dalla forma canonica per invadere la stanza come in una performance.
In un libro, si sa, possono essere apprezzate le meraviglie della parola scritta, dell’interiorità di un uomo e della profondità del suo sentire; un libro è tutto questo ma è anche di più. Un libro può dire tanto di se’ anche nella sua “forma fisica”, nel suo essere materia oltre il contenuto, o meglio… nella sua materia che diventa contenuto.
Lo dimostrano le numerose opere esposte tra i due piani delle sale del Castel dell’ovo e che conducono il visitatore in un percorso di continua sorpresa nell’esperienza visiva ma anche tattile, perchè il libro va toccato ed apprezzato in una completa esperienza sensoriale. È questo che la curatrice, Giovanna Donnarumma, raccomanda ai visitatori della mostra; approfittiamo quindi della sua presenza per scambiare due chiacchiere con lei.
MP: Può darci una breve definizione del libro d’artista?
GD: Quello del libro d’artista non è un concetto facilmente inquadrabile. Esso è quasi sempre legato al formato del libro ma allo stesso tempo passa dall’essere non più contenitore di messaggio ma messaggio stesso, al pari di una scultura o installazione, molte delle opere sono infatti legate a questa tipologia di linguaggi artistici. Nel corso degli ultimi anni poi il concetto si sta ancora evolvendo perchè si assiste ad un graduale passaggio al ramo del digitale, tra qualche anno infatti il libro d’artista adotterà il linguaggio della video-art sganciandosi dal formato canonico del libro ma conservandone lo stesso concetto.
Tra gli artisti di cui sono esposte le opere pare che già qualcuno abbia provato ad allontanarsi dal tradizionale formato libro. C’è un’evoluzione in tal senso?
Beh, intanto c’è da dire che il libro d’artista non va solo ammirato ma va anche toccato, sfogliato. C’è un’opera che chiede addirittura di essere condivisa perchè da la possibilità di portarne un pezzo a casa. Cambiamo noi…cambiano i libri!
Come nasce un libro d’artista? C’è un’intenzione concettuale che ispira quindi la dimensione visiva, oppure avviene il contrario?
Credo che il libro d’artista sia un concetto. È pur vero che si tratta di una questione soggettiva, per quanto mi riguarda però il libro nasce da un concetto, poi vi si cerca di dargli forma. Essi sono interamente realizzati a mano, non parliamo quindi di produzioni seriali ma di “libri oggetto”, veri e propri pezzi di artigianato.
Tra gli autori presenti è possibile scorgere molti nomi femminili; c’è una particolare sensibilità femminile dietro questo tipo di opere?
Credo che si tratti della particolare manualità che la realizzazione di un’opera del genere richiede. L’approccio con i materiali fa probabilmente sì che siano soprattutto le donne ad avvicinarsi a questa forma d’arte.
Le prime edizioni della mostra hanno avuto luogo in Comuni dell’hinterland napoletano, come siete riusciti ad uscire dalla provincia?
Bisogna dire intanto che fino a qualche anno fa, tra gli artisti tutti facevano libri d’artista ma tra i non addetti ai lavori nessuno sapeva cosa fosse. La prima esposizione è quindi servita a far conoscere questo genere di opera. Fatta la prima è poi arrivata la seconda, e così via. L’esserci spostati dalla provincia al centro della città trova la sua ragione nella necessità di dare maggior visibilità all’evento; intanto è anche cresciuto il numero degli artisti partecipanti, così come è cresciuta l’organizzazione che oggi si avvale di un comitato scientifico che intende restare anonimo.
Perchè anonimo?
Si è scelto di mantenere l’anonimato per una questione di maggior tutela. Preferiamo prendere su di noi meriti e demeriti legati alla manifestazione.
La mostra è quindi cresciuta. Si va inoltre verso la creazione di un archivio. Oggi esistono i “detentori degli archivi”: Fernanda Fedi, Gino Gini, Calogero Barba ma anche Ruggero Maggi che da anni collabora con noi ed è il curatore del Padiglione Tibet della Biennale di Venezia e che è possibile ammirare anche qui.
La scelta della città di Napoli, in definitiva, è dovuta al fatto che noi dell’organizzazione siamo napoletani ma anche, come accennavo prima, ad una questione di maggiore visibilità. In questi termini è possibile dire che la quarta edizione della biennale del libro d’artista è stata un successo, soprattutto di pubblico. Sono arrivati visitatori da tutta Italia con la chiara intenzione di visitare la mostra.
Una breve considerazione sulle collaborazioni con gli artisti stranieri…
Abbiamo le opere del padiglione Tibet che come dicevo prima, arriva direttamente da Venezia ed è stato curato da Ruggero Maggi, poi abbiamo gli artisti del gruppo Gralha Azu di Porto Alegre che hanno semplicemente risposto ad una convocatoria internazionale ed altri artisti stranieri come Mario Lagos, Luc Fierens, Giner Vincente o Eleonora Cumer a cui la mostra dedica un focus. Ciò che però ci rende maggiormente orgogliosi è che si tratta di una mostra democratica, ci sono gli allievi dell’Accademia Di Belle Arti accanto alle opere dei loro maestri o a nomi di consolidata fama come quelli a cui accennavamo.
Cosa può dirci riguardo il progetto di un archivio del libro d’artista?
Nel corso degli anni abbiamo avuto il privilegio di vederci donare molte opere da parte degli artisti; il nostro obiettivo è quindi quello di realizzare un’archivio permanente del libro d’artista, una sorta di museo fisico dove poter ammirare le opere senza i vincoli di temporaneità che una mostra come questa necessariamente impone. Ci stiamo lavorando insomma!
Ci sono già trattative in corso con il Comune di Napoli?
No, non ci sono. Per il momento resta un desiderio, non sappiamo se il Comune vorrà aiutarci; ce lo auguriamo, ma se così non fosse cercheremo di organizzarci in maniera autonoma.