Cinema

Bertolucci In Vista. La luna

Valentina Esposito

Presidente della Giuria alla Biennale Cinema di Venezia, Scene Contemporanee celebra l’opera immortale del maestro Bernardo Bertolucci, film per film: La luna, un episodio intimo ed autobiografico che accenna all’incesto.

Dopo la coralità e l’epicità di Novecento arriva il nono lavoro di Bernardo Bertolucci, ritornato a lavorare su singoli personaggi, delineandone un ritratto intimo dai toni psicanalitici: è infatti la simbologia della psicanalisi, con particolare riferimento a Freud, a dominare La luna che vede protagonisti una madre e un figlio colti nella loro fatica di abbattere i muri dell’incomunicabilità e ritrovare un percorso affettivo mancato a causa l’assenza paterna. L’affettività e i suoi mali quando viene a mancare nel percorso di crescita di ciascuno, sono al centro de La luna che pur conservando un fascino tutto “bertolucciano” non riesce ad essere un film completamente riuscito.

Siamo intorno agli anni Sessanta, il piccolo Joe gioca amorevolmente con sua madre che d’improvviso si lascia andare ad uno sfrenato St. Tropez Twist con un uomo; il bambino inizia a piangere ed è proprio lì che inizieranno i segni di una futura incomprensione, quando la madre allontanandosi dal padre porterà via il suo bambino su una bicicletta. Sopra di loro la Luna, luminosa e silenziosa, una costante nel film di Bertolucci: si impone come titolo dell’opera e apparirà a ogni scossa nella vita dei personaggi, non a caso è anche citata nella canzone d’apertura (la già menzionata St. Tropez Twist di Peppino di Capri) segnando con il suo ritmo scanzonato un ultimo ballo spensierato prima di un abbandono.

Joe (Matthew Barry) l’adolescenza la trascorre negli Stati Uniti al fianco della madre Caterina (Jill Clayburgh), cantante lirica, e il compagno della madre che di lì a poco i due perderanno, in fondo ucciso dall’incapacità di lei di instaurare dei rapporti più autentici che non la vedano sempre al centro della scena. Afflitti dal dolore, madre e figlio si spostano a Roma, dove Joe cade nella tossicodipendenza consumato dall’eroina e dal non-rapporto con la genitrice che si trasforma in un’affettività incestuosa. Sarà solo il travagliato incontro con il vero padre (Tomas Milian) a lasciare qualche spiraglio di speranza verso il recupero di un rapporto non solo con la famiglia ma con l’esistenza.

Accompagnato dalla penna del fratello Giuseppe nel lavoro di scrittura del soggetto, Bernardo Bertolucci affermò di riversare in questa pellicola tratti molto autobiografici rievocando la sua primissima infanzia e il rapporto con la madre. La luna nasce da una forte esigenza d’espressione del proprio vissuto che possiamo affermare non tocchi solo la sfera più intima della vita interpersonale del regista, ma è anche un richiamo forte ai luoghi che hanno segnato il suo percorso come uomo e artista. Parma all’interno del film è la culla verso cui tornerà Caterina nella speranza di ritrovare la sua voce, ma è anche la città natale di Bertolucci che svela il suo amore per la musica di Verdi, anche lui fulcro della vita di Caterina come ella stessa dichiara osservando la casa del grande compositore, considerato al pari di un padre. E poi c’è Roma, quella Capitale che accoglie i sogni e le speranze di artisti in cerca di ispirazione e lavoro.

Dopo lo “scandalo” di Ultimo Tango a Parigi anche La luna non fu accolto con i migliori riguardi per il rapporto incestuoso sviluppatosi e trasformatosi in un percorso obbligato, nel tentativo di recuperare quelle tappe freudiane che portano al superamento del complesso edipico, il cui permanere nella vita di Joe gli impedisce di vivere la sua adolescenza, incapace nel rapportarsi con le sue coetanee nella scoperta dell’amore e del sesso. Joe si ritrova abbandonato a se stesso, in mancanza non solo di una figura paterna, ma anche della madre. Esemplare un dialogo tra i due in cui Caterina sosterrà che lei a differenza del figlio appartiene ad una generazione per cui creare, dedicarsi ad una passione – nel suo caso il canto – era importante mentre la generazione successiva sembra crescere nell’assenza di interessi, sintomo lasciato trasparire da Joe con con la sua costante risposta standard agli stimoli: “Non me ne frega”.

Un contrasto generazionale da cui originano gli ostacoli nella comunicazione, elemento che nel film non viene approfondito, ed è questo uno dei peccati de La lunapuntando a trasformare l’intera vicenda in un dramma che porterà la madre ad espiare le sue colpe, “costringendola” a fornirgli la droga quando la dipendenza rischierà di portarlo allo stremo e persino a masturbarlo. Da quel momento inizierà un rapporto incestuoso, un percorso catartico che avrà compimento solo quando Caterina ritroverà la voce durante le prove di uno spettacolo di danza, a cui simbolicamente assisteranno il figlio e il padre ritrovato. Il finale è sicuramente uno dei momenti più alti del film, che servendosi della scenografia dello spettacolo lirico di Caterina offre un momento corale nel quale i tre personaggi parlando solo con lo sguardo, ritrovano l’antica unione della famiglia.

Difetto del film talvolta è qualche strillo di troppo, che risulta disturbante e ridondante in momenti di alta tensione drammatica nei quali lo scorrere delle immagini e l’alternanza graduale di primi piani e dettagli bastano a raccontare il consumarsi della tragedia. Sinuosi e delicati i movimenti di macchina che tessono un legame costante e corrispondente tra ambienti, personaggi e simbologie, le cui forme si impongono sulla scena nella poetica fotografia di Vittorio Storaro.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Bernardo Bertolucci
  • Fotografia: Vittorio Storaro
  • Musiche: Ennio Morricone
  • Cast: Jill Clayburgh, Matthew Barry, Tomas Milian, Roberto Benigni, Fred Gwynne, Elisabetta Campetti, Alida Valli, Franco Citti, Veronica Lazar, Carlo Verdone
  • Sceneggiatura: Bernardo Bertolucci, Clare Peploe, Giuseppe Bertolucci

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