Bertolucci In Vista. Agonia
Presidente della Giuria alla Biennale Cinema di Venezia, Scene Contemporanee celebra l’opera immortale del maestro Bernardo Bertolucci, film per film: Agonia, un episodio d’amore e rabbia, un esperimento tra religione e l’anarchia del Living Theatre.
Dopo l’esperienza con i suoi primo film, ed in procinto di girare Partner, Bernardo Bertolucci lavora nel 1967 ad un cortometraggio, Agonia, titolo che verrà incluso in un film ad episodi intitolato Amore e Rabbia, distribuito nel 1969. Pellicola in cui ci sono registi del calibro di Pier Paolo Pasolini, Carlo Lizzani, Marco Bellocchio e Jean-Luc Godard, rappresentanti della nouvelle vague europea.
Questo, per il regista parmense, è il primo film ad episodi, genere che ebbe una maggiore diffusione in Italia con film commedia all’inizio degli anni Sessanta, ma vi sono anche esempi di cinema impegnato come ad esempio Boccaccio ’70 del 1962 oppure RoGoPaG dell’anno successivo. All’inizio, nel caso specifico di Amore e Rabbia, il film collettivo doveva contenere tutti episodi che avrebbero rappresentato, come una sorta di filo conduttore, una reinterpretazione di alcune parabole religiose, interpretando anche i nuovi movimenti sociali in atto in quei tempi.
Presentato al Festival di Berlino del 1969, il nucleo originale di Vangelo ’70 (questo il titolo alternativo) verrà poi stravolto, includendo degli episodi di matrice politica (Bellocchio e Godard) oppure non più incentrati principalmente sulla parabola. Agonia invece resta perfettamente in traccia, riprendendo e capovolgendo la parabola del fico sterile. Originariamente metafora di una mancata conversione, si trasforma radicalmente nella domanda di un moribondo che, a cospetto delle occasioni ricevute, si chiede se avesse fatto tutto il bene possibile durante il corso della sua vita.
Bertolucci coinvolse nella lavorazione i membri del Living Theatre, con loro lo stile caratteristico anarchico e anti-convenzionale. La compagnia statunitense era in quel momento nel pieno del suo “tour” europeo. Il regista affascinato decise dunque di sperimentare la contaminazione di teatro e cinema, di fatto indovinando quella che sarà una tendenza di un tipo di teatro che diventerà molto popolare.
Il protagonista è un vescovo agonizzante (Julian Beck, fondatore del Living). Al suo capezzale c’è la sua infermiera (Milena Vukotic), mentre in un altro ambiente ci sono altri attori, che interpretano delle anime, che non sono altro che dei fantasmi, mettendo in atto una performance teatrale molto efficace che infonde un senso di agonia nello spettatore stesso, attraverso stilizzazioni di gesti, movimenti e suoni. Gli attori “muoiono” velocemente, ancor prima di proferire parola, dialoghi ridotti a poche frasi e ad un brano solo largamente ispirato alla parabola del fico sterile, oppure manifestando i propri sentimenti o non ricordando il loro nome, tutto sottolineato dalla regia di Bertolucci che perfettamente rappresenta sulla pellicola il teatro contemporaneo e lo stile del Living, gruppo rimasto entusiasta del lavoro effettuato dal giovane regista di appena 27 anni.
Inoltre la scelta di mettere al centro della domanda “Quanto bene hai fatto nella tua vita?” un uomo di chiesa, un vescovo, capovolge il senso della parabola del fico sterile originaria, dove il giudicato è il giudicante, impregnandosi della critica dell’esterno verso i vecchi costumi, che porterà nel giro di pochi mesi alle ribellioni studentesche del ’68.
Bertolucci voleva (e ci è riuscito) sottolineare l’agonia da un lato, e dall’altro lo stile e la tecnica del Living, di quello che loro rappresentavano. La macchina da presa non si muove molto, sempre a mettere in evidenza la “confusione organizzata” dell’azione, che si svolge in un unico ambiente. Benché riuscito dal punto di vista sia tecnico che artistico, il risultato è un cortometraggio fine a sé stesso, da considerarsi più un momento di sperimentazioen personale che inteso come opera da raccordare agli altri episodi del film, sia con la successiva produzione di Bertolucci.
Dettagli
- Titolo originale: Id.
- Regia: Bernardo Bertolucci
- Fotografia: Ugo Piccone
- Musiche: Giovanni Fusco
- Cast: Julian Beck, Milena Vukotic, Judith Malina, Fernaldo Di Giammatteo, Petra Vogt, Adriano Aprà
- Sceneggiatura: Bernardo Bertolucci