Layla Fourie
La regista Pia Marais esordisce nelle grandi competizioni internazionali con un fallimento su tutta la linea mascherato da thriller noir ambientato nel Sud Africa post-Apartheid.
Sangue svedese e sud africano scorrono nelle vene della sceneggiatrice e regista Pia Marais. Studiò cinema in Germania, si guadagnò successi sia a Rotterdam che a Locarno con i suoi due precedenti lavori, ed ora con il suo terzo conquista la Berlinale. Degna di una menzione speciale secondo la giuria internazionale della competizione, Marais continua la sua scalata verso il successo: nonostante la sua Layla Fourie possa definirsi il peggior film visto alla Berlinale. Ambientato in Sud Africa, è la styoria di Layla, madre single di un figlio irrequieto, il cui lavoro consiste nel rappresentare la verità: a lei tocca fare i test per le assunzioni tramite la macchina della verità.
Le cose, come da copione, cambiano presto: investe e uccide un uomo per sbaglio, ne occulta il cadavere e per pura coincidenza incontra e stringe un rapporto con la famiglia della vittima, in particolare il figlio Eugene Pienaar. “Pura coincidenza” è un’accoppiata di parole che nella sceneggiatura di Layla Fourie deve aver introdotto la descrizione di ogni scena. Per caso Pienaar entra nella loro vita, per caso il bambino raccoglie il telefono del morto, per caso Pienaar scopre quel telefono, e così via. Una serie di coincidenze talmente fitta da rendere impossibile da credere, ma non mancano le evoluzioni in direzioni ingiustificate. Perché nasce una relazione tra Layla e Pienaar? Perché le due famiglie si frequentano?
Tutto è lasciato letteralmente al caso, giustificazione apparentemente sufficiente per la Marais, supportata da un cast terribile, incapace di recitare o pronunciare una battuta senza far perdere nell’immediato tutta la magia del cinema. Non c’è perdono per Rayna Campbell né per August Diehl, bocciati senza possibilità di appello insieme all’intera fatica di Marais e Horst Markgraf, suo co-sceneggiatore abituale, fortunati a aver quanto meno usufruito di un direttore della fotografia degno di tal nome, ovvero l’esordiente – al lungometraggio – André Chemetoff. Resta solo il dubbio su che cosa la giuria abbia visto di “speciale” in questo film, ma del resto è l’assurdità minore da loro compiuta.
Dettagli
- Titolo originale: Layla Fourie
- Regia: Pia Marais
- Anno di Uscita: 2013
- Genere: Thriller
- Fotografia: Andre Chemetoff
- Musiche: Bachar Khalifé
- Costumi: Maleen Nokel
- Produzione: Germania, SudAfrica, Francia, Olanda
- Cast: Rayna Campbell, August Diehl, Rapule Hendricks, Terry Norton
- Sceneggiatura: Pia Marais, Horst Markgraf