Camille Claudel 1915
Il francese Bruno Dumont mantiene il suo spirito, ma non l’attenzione degli spettatori nella sua ultima regia presentata in concorso alla Berlinale.
Il talento della scultrice della seconda metà dell’Ottocento Camille Claudel è sepolto nella storia popolare dalla forza di Auguste Rodin, suo compagno illegittimo per oltre un decennio, fino a quando lei, sconvolta dal suo rifiuto di lasciare la moglie, abbandona lo studio parigino. La rottura del rapporto spezzò anche il suo cuore: Camille, depressa, si serrò in casa per dieci anni, finché non fu rinchiusa dalla famiglia in un istituto per malate mentali. Il film Camille Claudel 1915 riprende il secondo anno di “prigionia” dell’artista, il 1915 appunto, estraendone pochi giorni della sua vita per raccontare quel dramma.
La sinossi dell’ultimo film di Bruno Dumont è minimalista: le note si ripetono comunicando con estrema cura l’agonia di una donna imprigionata da se stessa, dalla sua famiglia e dal terrore di ciò che potrebbe diventare. La struttura è povera, il piatto narrativo piange, ma tutto per servire allo scopo più alto di dar da mangiare allo spettatore un messaggio cupo attraverso inquadrature fisse insistenti. Scene vuote da ogni possibile accadimento, spente come la vita della Claudel interpretata con grandezza da Juliette Binoche, la cui fiamma si riaccendeva solo grazie al pensiero di ricever visita da suo fratello Paul, Jean-Luc Vincent, carbonizzato dal fuoco dell’estasi religiosa, accecato dall’arroganza della sua rivelazione mistica nata dai versi di Rimbaud.
Il cuore va in frantumi pensando a come Dumont sia stato esagerato. La lezione di Bela Tarr sull’ossessione è stata ribaltata per trasformare l’immagine/significante in immagine/significato, privando l’azione delle sue sfaccettature. Nulla succede e nulla è prevista che succeda, il “nulla” è ciò che Dumont va strillando insieme al non necessario ultra-realismo delle sue “attrici” (vere ospiti di un istituto di cura), ma la predica giunge presto a noia, conseguenza legittima scaturita da una pellicola che già nei primi dieci minuti era riuscita a farsi comprendere: gli altri ottanta sono un difficile boccone da mandar giù.
Dettagli
- Titolo originale: Camille Claudel 1915
- Regia: Bruno Dumont
- Anno di Uscita: 2013
- Genere: Biografico
- Fotografia: Guillame Deffontaines
- Costumi: Alexandra Charles, Brigitte Massay-Sersour
- Produzione: Francia
- Cast: Juliette Binoche, Jean-Luc Vincent
- Sceneggiatura: Bruno Dumont