Babilonia Teatri – Lolita
Debutta al Napoli Teatro Festival il nuovo lavoro della compagnia veronese Babilonia Teatri, dal titolo Lolita.
C’era grande attesa per il debutto del nuovo lavoro dei Babilonia Teatri, dal titolo Lolita, prodotto e presentato dal Napoli Teatro Festival Italia, anche perché si può dire senza timore di smentita che la compagnia veronese sia l’unica compagnia nazionale giovane di una certa rilevanza ad occuparsi di sperimentazione teatrale ad essere presente nel cartellone principale del festival (escludiamo quindi dal conto il Fringe, che invece presentava realtà molto interessanti). Questo a dimostrare come il lavoro del gruppo guidato da Valeria Castellani ed Enrico Raimondi abbia raggiunto un prestigio ed una diffusione tale da aver travalicato i confini off in cui si muovevano per raggiungere manifestazioni di assoluto livello internazionale.
Grande attesa per lo spettacolo, si diceva, collocato nella splendida cornice della Stazione Ferroviaria di Petrarsa, una delle prime stazioni ferroviarie costruite in Italia (la prima ferrovia d’Italia è stata la Napoli-Portici), recuperata in occasione del NTFI di quest’anno, e ospitato all’interno della sala dei ‘500. Babilonia Teatri ci sbatte subito in faccia il presente (e il futuro) attraverso gli occhi di una ragazza, Olga Bercini, poco meno che adolescente, motore e Lolita del gioco in cui il collettivo veronese ci vuole immergere, in cui non si parla di lei (e da qui la cantilena monologante e distaccata con cui Olga ci trasporta per tutto lo spettacolo) ma dell’archetipo di una società, che colpisce soprattutto chi è più indifeso, giovani in primis. Una società in cui l’esposizione del corpo la fa da padrona, e per questo legittima la performer ad esibirlo, attraverso salti con la corda, pugni e calci a mo’ di arti marziali, balli su canzoni pop cantate in playback, il trucco esagerato, fino all’epilogo, molto crudo e ricco di dettagli, in cui emerge tutto il disgusto e l’inevitabilità della situazione. Un martirio, quello compiuto dalla società sulla ragazza, impossibilitata a essere ciò che non può essere. Viene evitata però una deriva moralista, che pure è dietro l’angolo, in parte per la forza dello spettacolo di essere accennato, suggerito e non esplicitato.
Tuttavia, se la struttura è molto interessante, si ha l’impressione che i momenti siano tenuti troppo sulla scena, troppo fissi in quadri tutto sommato statici anche nella sua dinamicità (le scene musicali ad esempio, vedono la performer compiere tutto sommato sempre gli stessi movimenti), che alla lunga, una volta decodificato il proprio significato, tendono un po’ a stancare. Una caratteristica che stanca un po’, ma che comunque non toglie positività ad un lavoro interessante.
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- Titolo originale: Lolita