B.Motion Danza. Il festival delle ecologie del presente / parte I
B.Motion, la costola più performativa e interdisciplinare di OperaEstate Festival Veneto, guarda anche quest’anno alla danza contemporanea internazionale. L’edizione 2021 anima la suggestiva cittadina di Bassano del Grappa con il suo respiro mitteleuropeo e indaga le ecologie del presente, il rapporto tra Uomo, Natura e Scienza con tutti i conflitti che ne derivano. La sezione danza di B.Motion si concentra infatti sulla commistione tra elementi naturali, psicologici e nuove tecnologie. La danza ci parla e affronta il tema della memoria con la storica danzatrice del Tanztheater di Wuppertal Marigia Maggipinto in Miss Lala al Circo Fernando. Quando si parla di Tanztheater si pensa ovviamente a Pina Bausch, capofila di un gesto nuovo, di un’estetica e di un metodo di lavoro compositivo e coreografico che hanno rivoluzionato la storia della danza. Numerosissimi sono ancora oggi i danzatori che continuano a diffondere l’eredità di Wuppertal, ognuno secondo il proprio sentire. Evidente, tuttavia, una matrice comune. Marigia Maggipinto dà corpo all’idea della coreografa Chiara Frigo e mette proprio il suo corpo a servizio della memoria. È questo forse lo spettacolo più “analogico” di tutto il festival, capace di commuovere per l’emotività che trasporta sul palcoscenico di una piccola stanza in un periodo in cui il teatro e la danza si compongono di proiezioni ed effetti speciali. Non si tratta dell’ennesimo omaggio a Pina Bausch, ma di una poetica unione drammaturgica tra corpo e memoria. Il corpo si fa, dunque, archivio vivente.
Nel dipinto di Degas Miss Lala al Circo Fernando la trapezista del quadro si lancia nel vuoto. Anche la danzatrice pugliese ‘lancia’ il suo corpo, nel passato. E proprio come Pina creava i suoi spettacoli partendo dalle domande che poneva ai suoi danzatori, indagandone le risposte per poi tramutarle in danza, così Marigia domanda a una platea ristrettissima di spettatori (lo spettacolo è offerto a piccoli gruppi alla volta) di scegliere una delle tante fotografie, locandine, biglietti disposti su un tavolo e parte da lì per cominciare a raccontare e a danzare. Il pubblico viene fatto accomodare su cuscini disposti sul pavimento, sembra quasi di entrare all’interno di un tendone di un circo in cui Marigia accoglie gli spettatori con una tunica di seta rossa che le arriva fino ai piedi; sotto s’intravede una leggera sottoveste viola. Sembra una maga pronta a leggere le carte, a predire il futuro. E invece legge il passato, forse il presente, ma per fortuna non tocca il futuro e resta meravigliosamente nell’ignoto. Su un tavolino sono disposte foto di famiglia e foto di scena, fogli di giornali, biglietti e locandine, album, appunti, ricordi. Ogni spettatore diventa creatore della performance scegliendo ciò da cui partirà il racconto di Marigia. È una sofisticata operazione di composizione e improvvisazione perché l’artista non sa cosa le chiederà il suo pubblico. Certo conosce la storia di ogni corpo-oggetto in cui è cristallizzata la sua memoria, ma non sa che connessione si verrà a creare in quel momento, a ogni richiesta. Non si parla tanto della danza propriamente detta, bensì di dettagli, aneddoti, di vacanze pugliesi, di battute, episodi, musiche, canzoni. Si parla di amicizia, di empatia, di connessioni, di estati lontane, di risate a crepapelle. I racconti di Marigia sono dettagliatissimi e sono qua e là frastagliati da gesti, frasi di movimento che fanno frusciare e ondeggiare la sua lunga e ampia veste; le sue pieghe nascondono e rivelano frammenti di vita, un legame profondo tra maestro e allievo in cui il secondo, pur prendendo la sua strada, ripercorre nel modo più puro quella del primo. Come la trapezista di Degas si dondola avanti e indietro nel vuoto, la performance di Marigia è un’altalena di ricordi. Miss Lala fa un passo in avanti e si serve del ricordo come mezzo per scandagliare, conoscere nel profondo sé stessi, culminando in una danza libera e personale, impossibile da ripetere in quanto scritta solo nel corpo e nella mente da cui proviene. La danza reca in sé dell’effimero, ferma il presente ma non lo butta via, lo rievoca con il movimento. Del resto, la stessa Pina diceva che laddove non arriva la parola comincia la danza. È chiaro come ogni movimento sia generato da un pensiero, da un’emozione personalissima. È la danza dell’uomo, ciò che forse servirebbe in questo folle e stranissimo periodo storico: un nuovo umanesimo, una rivoluzione del pensiero dell’Uomo, del movimento. Miss Lala va controcorrente. Speriamo che continui a volare nel vento e non solo nel suo circo.
[Immagine di copertina: Chiara Frigo e Marigia Maggipinto. Foto di abcdance]