Arti Performative Focus

Attraversamenti Multipli e i paesaggi ambivalenti del corpo: cartoline da un festival

Renata Savo

Attraversamenti Multipli, il festival romano di Margine Operativo, ha raggiunto il 24esimo anno di età, mantenendo la sua vocazione alla multidisciplinarietà e offrendo proposte artistico-performative originali e di qualità. Lo ha fatto per il secondo anno consecutivo in uno spazio, il Parco di Torre del Fiscale, al contempo naturale, urbano e archeologico, con cui le performance si fondono. Il disegno luci dell’allestimento generale del parco è minimale, va ad esaltare la curva elegante e imponente degli archi che seguono la linea dell’acquedotto romano, la scelta della collocazione spaziale degli spettacoli è studiata, accurata, aspetto che non è affatto scontato, si evita l’effetto spiacevole di cui spesso soffrono gli spettacoli che vengono proposti all’aperto, in cui il paesaggio sovrasta, affoga, l’opera artistica, e pure un certo “terzoteatrismo” (lo diciamo per fugare ogni dubbio), sebbene con il Terzo Teatro, da cui i direttori artistici Alessandra Ferraro e Pako Graziani prendono da sempre cautamente le distanze, sussistano dei valori di fondo in comune.

Oroimen. Foto di Carolina Farina

Ad Attraversamenti Multipli abbiamo visto (15 giugno) la fluida danza costruita per accumulazione dallo spagnolo Akira Yoshida in Oroimen, che mette in forma di movimento e di danza, attingendo alla break dance e al teatro fisico, il percorso personale della memoria, dei ricordi vissuti attraverso le mani, le quali si intrecciano sul corpo dell’uomo, solitario, andando e tornando come onde marine, seguendo il moto oscillatorio, cullante e confortante della nostalgia.

Concerto fetido su quattro zampe. Foto di Carolina Farina

Nella stessa sera ci siamo lasciati stupire dal Concerto fetido su quattro zampe dei fratelli Alice e Davide Sinigaglia. I loro nomi non sono suonati nuovi a chi scrive, avevamo apprezzato durante il PollineFest 2023 a Sezze Romano (Lt) il talento attorale di Davide Sinigaglia nello spettacolo Il canto del bidone, diretto dalla sorella Alice. Li vediamo in scena insieme, sorprendentemente, in questo provocatorio cabaret contemporaneo, dimostrandosi artisti musicali di altissimo livello, autori e interpreti di un concerto che mescola reggae, blues, synth pop, rap e molto altro. Il duo di La Spezia dà voce alle inquietudini e alle contraddizioni della provincia da cui sono partiti, in cui l’io scisso perde il controllo di sé stesso, rivelando la sua natura più ambigua: la moda all’ultimo grido e la rozzezza, l’umanità e la bestialità. Popolano le canzoni, personaggi incoerenti e sconnessi il cui futuro è appeso a un filo e i loro sogni, riflessi nelle immagini patinate di Instagram. «Mamma a casa non torno più, ho trovato me stesso poi alla lotta di classe ci pensi tu» (da Luoghi comuni, tratto dall’album Concerto fetido su quattro zampe che dà il titolo allo spettacolo).

14.610. Foto di Carolina Farina

E poi Claudia Catarzi (16 giugno), con 14.610una performance in cui il corpo è vettore di forza, di gravità, di longelineità, leggerezza e grazia. Si libera, non senza sfidare la difficoltà dell’esterno (e dell’umidità conseguente), su una pedana inclinata. Alle spalle, in lontananza, le luci del paesaggio urbano con le abitazioni popolari del Quadraro Vecchio.

 

[Immagine di copertina: Concerto fetido su quattro zampe. Foto di Carolina Farina]



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