Arti Performative

Ascanio Celestini // Radio Clandestina

Gertrude Cestiè

Che valore ha la memoria storica? In che misura influenza il nostro presente? Sono alcune delle domande che emergono dopo la visione di Radio Clandestina di Ascanio Celestini andato in scena a Roma al Teatro Vittoria


 

Nelle parole dell’attore romano, racconto storico e cultura popolare si fondono per richiamare alla memoria l’eccidio delle Fosse Ardeatine, la lotta partigiana, la guerra e le leggi razziali in un cerchio mnemonico che percorre avanti e indietro la storia di Roma giungendo fino agli albori della dittatura fascista. Roma è il contesto conosciuto e analizzato da Ascanio Celestini, ma sembra quasi essere un medium per ricordare la storia dell’Italia intera e con essa l’atrocità e l’assurdità della guerra. Ha poca importanza se questa si chiami Prima, Seconda o sia “Fredda”. Irrilevante dunque che si viva a Roma o nel paesino sperduto dei dintorni: la forza della Radio Clandestina, per ciò che la sua metafora mediatica rappresenta, è nello sforzo di cambiare le cose, che si può tradurre oggi nell’operazione del ricordare. Un richiamare alla memoria qualcosa che, vissuta o meno, ci appartiene in toto in quanto siamo parte di questo mondo.

Se ricordare – dal latino re-cordari che aggiunge il prefisso re- a “cor, cordis cioè cuore – etimologicamente attiene al nostro organo fondamentale, è chiaro che la memoria ad esso connessa è qualcosa di importanza vitale. Quando si parla di memoria storica, poi, ci si riferisce prettamente al “cuore” di una collettività. Ed è a questa memoria collettiva che Celestini si rivolge con un monologo nato circa dieci anni fa in seguito alla lettura del libro L’ordine è già stato eseguito di Alessandro Portelli. È la memoria dei romani, ma non solo, che, intessuta con acuta ironia, luoghi comuni, testimonianze dirette e fonti storiche, arriva dritta al cuore.

Una sedia e delle lampadine fanno da corredo alla presenza dell’attore romano che al centro del palco del Teatro Vittoria riporta indietro nel tempo tutti i presenti in sala: in un tempo mai realmente vissuto dai più, ma da sempre ascoltato nei racconti, percepito nei luoghi, studiato nei libri. Celestini giunge sul proscenio addirittura emozionato, conscio dell’importanza delle parole narrate, ma ciò non tradisce la sua presenza sempre brillante e accattivante. Si ride di gusto mentre si sentono le lacrime salire dal cuore verso gli occhi, che, lucidi, rimangono connessi alla presenza di Celestini. Per scoprire, infine, che per tutta la durata del monologo, le proprie orecchie, la testa, gli occhi e il cuore sono rimasti intrecciati con quelli dell’attore come a volerlo studiare, per apprendere tutto quanto egli dicesse e non dimenticarlo mai più.


Dettagli

  • Titolo originale: Radio Clandestina

Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti