Claudia Fabris // La cameriera di poesia
Un ambiente domestico caldo e accogliente si trasforma nel luogo di ritrovo di chi desidera saziare l’anima attraverso l’ascolto di poesie, per tutti i gusti. A prendere le ordinazioni tra gli ospiti del B&B “Giorni felici” nel quartiere capitolino di Piazza Bologna, “La cameriera di poesia” Claudia Fabris.
Il teatro è un momento di condivisione, come il banchetto. Ma se le pietanze offerte ai commensali sulla tavola fossero poesie? E se il ristorante, invece della solita sala teatrale, fosse un interno domestico caldo e accogliente?
A prendere le ordinazioni, per noi, Claudia Fabris, La cameriera di poesia della performance che si è svolta nel B&B “Giorni felici” di viale Ippocrate 116, per il format di riflessione partecipativa sulla comunicazione e azione culturale “Urban Experience – Piedi per Terra e Testa nel Cloud”.
Appena valichiamo l’uscio, festosamente accolti dal proprietario Simone Pacini – operatore appassionato, addetto stampa, altrimenti noto come il fondatore e curatore del blog “fattiditeatro” – tutto si svolge secondo il rituale riservato a chi si invita a entrare in casa propria.
In armonia con il mood orientale del costume, Claudia si avvicina a noi tenendo fra le mani un vassoio pieno di bicchieri con un infuso (buonissimo!) di mela e cannella, e offrendoci pezzetti di zenzero candito da assaggiare mentre aspettiamo che arrivino altri ospiti.
Si procede, così, con le ordinazioni. Dal menù che ci porge Claudia capiamo bene di che cosa ci nutriremo: poesie. Poesie per tutti i gusti: piatti della casa da lei composti, classici (Esiodo, Pablo Neruda, Eugenio Montale…), contemporanei (Serena Gatti, Marcello Sambati, Mariangela Gualtieri, Erri De Luca); antipasti, piatti unici (“più corposi” dice Claudia, e sarà bene non ordinarne troppi, per accontentare anche gli altri palati e non rischiare, nel contempo, di far durare la performance oltremisura), dolci (dolci come la sua voce durante il canto). La formula si può dire sia all you can eat. Le posate a nostra disposizione, un paio di cuffie. Il pane che ci accompagnerà durante il pasto, le voci di un Vocabolario straordinario – un’altra specialità della casa realizzata da Claudia prendendo spunto dalle varie etimologie nascoste dietro le singole parole.
Alla fine sarà come partecipare a una cena al buio, per riscoprire con maggiore intensità profumi e sapori del cibo attraverso cui saziare l’anima. Dopo le ordinazioni, infatti, Claudia si sottrae alla nostra vista per dirigersi in un’altra stanza. Da lì legge i testi che noi le abbiamo ordinato. Li ascoltiamo in cuffia perfettamente a nostro agio, seduti o sdraiati nel soggiorno, avvolti solo dal barlume fioco e caldo di candele e lampadine accese. L’immaginazione fa il resto nella nostra mente, e noi ci lasciamo penetrare dalla voce di Claudia: assaporiamo l’immagine delle parole che si strofinano l’una contro l’altra in una pagina di Roland Barthes, ci perdiamo nel vento della vita fatto di memorie e storie dimenticate descritto da Montale; nei “poveri versi” di Alda Merini, nell’ombra scura degli amori che sorprendono le nostre giornate in un famoso canto di Rosalìa de Castro… Quando Claudia ritornerà tra noi ci chiederà se ci siamo saziati, come farebbe il direttore responsabile di un ristorante. Potrà avere conferma da noi che la cena è stata squisita.
Dettagli
- Titolo originale: La cameriera di poesia - Una ristorAzione per lo spirito