Arti Performative

Antonio Sinisi/Gabriele Linari // Tetro

Renata Savo

Parliamo di Joker. Dal fumetto passando per il cinema arriva a teatro nella regia di Antonio Sinisi per Gabriele Linari con uno spettacolo che mette in discussione l’esistenza di un’umanità divisa tra buoni e cattivi


 

Lo scorso fine settimana siamo andati a vedere Tetro con Gabriele Linari, per la regia di Antonio Sinisi al Teatro Studio Uno, realtà capitolina attenta a promuovere l’interesse verso la nuova drammaturgia italiana, un interesse spesso sostenuto dalla presenza in scena di bravi attori. E forse di questo tipo di prova siamo stati testimoni con Tetro. Il testo riprende Batman: The Killing Joke, il fumetto nato dalla penna di Alan Moore e la matita di Brian Bollard che verte sul rapporto di uno dei più rinomati supereroi di tutti i tempi con il suo rivale Joker, personaggio conosciuto tra i meno appassionati grazie al successo raggiunto sul grande schermo da Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan, con l’insuperabile interpretazione da Oscar postumo di Heath Ledger, che riconobbe di essersi ispirato molto al personaggio del fumetto da cui il film di Nolan non derivò direttamente.

Proprio avendo in mente il Joker di Heath Ledger si riconosce in quello teatrale portato in scena da Gabriele Linari un’ispirazione di un certo tipo. Il personaggio gli calza bene, merito, oltre che della regia, dei mezzi espressivi di cui Linari è naturalmente provvisto. Il lavoro di regia si è svolto, anzi, soprattutto in direzione di una maggiore umanizzazione del personaggio, sottolineata fra l’altro dall’assenza di trucco: in quanto folle (e fool) Joker potrebbe incarnare l’ideale teatrale del personaggio sfaccettato; emarginato da tutti per la sua pazzia, bisognoso d’ascolto, ma di un ascolto serio, che meriterebbe se non altro per la profonda, oscura verità dei suoi sentimenti. Questo processo di avvicinamento del personaggio allo spettatore passa qui, infatti, attraverso i Pensieri di Leopardi e Nodi di R.D. Laing con l’intento di smorzare l’aspetto minaccioso del “cattivo” e ricalcare, come nel graphic novel che ne ricorda le origini, i motivi per cui invece potrebbe ricevere la nostra compassione.

Il suo bipolarismo viene ben sostenuto dalla regia, che trasforma lo spettacolo in una sorta di visione allucinatoria e richiama nell’utilizzo dei mezzi sonori e nel disegno luci un campo semantico, quello dell’allucinazione, dentro il quale il testo pronunciato da Linari si muove più volte.

Se la performance è impeccabile e la regia buona, tuttavia il lavoro sulla drammaturgia avrebbe meritato un’attenzione molto particolare: non sono pochi i momenti in cui lo spettatore sprovvisto del bagaglio culturale di The Killing Joke si trova a perdere la bussola, insieme alla cognizione dei buoni propositi che hanno avviato il lavoro su questo spettacolo.


Dettagli

  • Titolo originale: Tetro

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