Antonio Raia – Asylum
Antonio Raia è un musicista napoletano, Asylum è il suo primo LP, pubblicato il 16 novembre scorso, ed è sostanzialmente un album che si ascolta con la pelle. La sensazione che si avverte in questo disco è quella della fruizione in cuffia dove il suono viene enfatizzato nella sua purezza ed isolato da qualsiasi altra forma di contaminazione sonora. La percezione è data in realtà dal fatto che si tratta di un lavoro interamente acustico, non v’è sovraincisione alcuna e non vi è altro strumento al di fuori del sassofono. Le uniche interferenze che si avvertono sono dei noises ricreati nell’ambiente stesso di registrazione: un ampio refettorio all’interno di un antico edificio napoletano, l’Ex Asilo Filangieri, oggi fervido centro culturale situato nelle viscere della città.
Dodici tracce: nove inediti, due brani appartenenti alla tradizione partenopea e uno immancabile della musica jazz: Misty. L’album è stato pubblicato dall’etichetta portoghese Clean Feed Records; un grosso contributo alla realizzazione del disco è stato dato dal fonico Renato Fiorito, contributo apportato non soltanto in termini tecnici, ma anche creativi, se si considera il fatto che la registrazione è avvenuta in un ambiente insolito, probabilmente poco accomodante dal punta di vista acustico, sicuramente lontano dai moderni strumenti di post-produzione. N’è venuto fuori un lavoro decisamente autentico, in cui il suono è perfettamente integrato nell’ambiente, da esso prende respiro ed in esso dissolve la sua sostanza di fiato e di sonorità scippate, sfalsate, decomposte e riassemblate.
Ne è un esempio Torna a Surriento, un classico della canzone napoletana che qui viene propriamente scartavetrato come a tirargli fuori il legno antico per lavorarci su, in assoluta libertà di interpretazione. Il luogo del disco è quindi una città che sta fuori da un antico edificio ma anche dentro i pezzi che Raia interpreta attraverso una lettura curiosa, a tratti sovversiva, rispetto all’ascolto comune. Insieme a Torna a Surriento e a Dicitancello vuje (altro brano della tradizione) ci sono pezzi come Refugees, una sorta di titletrack dove si ha la netta sensazione che il sassofono canti un esodo, o un lamento inascoltato, e l’immagine che ne deriva è sicuramente quella che la contemporaneità ci pone quotidianamente davanti. E quindi radici e apertura, identità e incontro: in un disco il cui titolo è per più di un motivo “Asylum” non poteva che essere così.
Raia suona il sax tenore con una sapienza drammaturgica, dà fiato allo strumento ma è consapevole che in realtà gli sta tirando fuori la voce, e questa si confonde tra i rumori dell’ambiente che in The sound of voices mingled with scraps sono talmente forti da confondere, fin quasi a far sospettare lo sfregamento di una chitarra. Il suono accompagna con vigore un fischio sfiatato in Fire on heart e diventa vento in There is the wind among the rocks, infine si fa stridente come i freni di un’auto in corsa in Follow the trail; tutto ciò fa di Asylum un disco immaginifico. To Giulia è invece un pezzo intimo, dall’incedere discreto che invita a un ascolto sensoriale, mentre in Lullaby lo strumento sembra voler ascoltare se stesso nel naturale riverbero che lo spazio intorno regala, così ha luogo una performance di commiato in cui il sassofono canta accovacciato in un angolo della stanza.
Asylum è dunque un album essenziale, l’idea di scremare tutto il resto è data da una necessità di ascolto autentico, ravvicinato, e soprattutto partecipato dall’ambiente. Esso è il risultato di una scelta stilistica tanto audace quanto lungimirante, minimal nella sua premeditazione al punto tale da richiedere di essere inciso in presa diretta, una scelta che va decisamente in direzione opposta rispetto al momento. Un disco asciutto insomma e, forse proprio per questo, pregno di sostanza. Asylum è il titolo che ben annuncia un lavoro fatto di scelte precise dove l’apparente improvvisazione cela in realtà uno studio che non lascia nulla al caso e che ben potrebbe sintetizzarsi nell’equazione sassofono – spazio – silenzio. Tutto sommato, una relazione poco scontata per un musicista cresciuto in una delle città più eccentriche del Mediterraneo.