Arti Performative Dialoghi

“Anatomia”: quando due molecole si incontrano in un unico cosmo. Intervista a Simona Bertozzi e a Francesco Giomi

Roberta Leo

Lo scorso 19 dicembre, nell’ambito del festival Teatri di Vetro a Roma è andato in scena Anatomia della coreografa Simona Bertozzi/Nexus. In questa intervista, assieme al compositore e regista del suono Francesco Giomi, ci spiega l’essenza di questo spettacolo ideato con l’affiancamento dello studioso Enrico Pitozzi, che ne ha curato la visione tecnico-compositiva. La coreografia indaga l’incontro e l’anatomia di due corpi, quello biologico e quello sonoro, nella danza e nella musica.

Anatomia racconta l’incontro tra due corpi, una corrispondenza perfetta tra musica e danza. Come nasce l’idea e come ha coinvolto il team di lavoro in questo progetto che è un’opera composta a sei mani?

SB: Il lavoro è nato dall’unione della mia ricerca coreografica con la composizione musicale di Francesco Giomi e la visione tecnico compositiva di Enrico Pitozzi. La nostra collaborazione è iniziata già alcuni anni fa: con Enrico nel 2012 e con Francesco nel 2014. Anatomia nasce nel 2016 e dopo alcune collaborazioni siamo giunti quasi naturalmente a questo progetto col desiderio di produrre un evento performativo che portasse a compimento tale sinergia da un punto di vista musicale e coreografico in un dialogo appunto sinergico, quindi, non solo sonoro ma anche visivo. Così abbiamo deciso di indirizzare il lavoro verso la dimensione dell’anatomia attraverso le nostre singole specificità e mettere in connessione gli universi micro e macro, passando dalla molecola al corpo, cioè, dal particolare al generale. Per me la ricerca del movimento è la dimensione del corpo estesa nelle sue infinite possibilità, non la mera ricerca di uno stile di movimento specifico. Cerco di immaginare l’anatomia in diverse modalità di esplorazione dello spazio e del tempo, mettendo in connessione, attraverso i gruppi di lavoro, la dimensione teorica e pratica del corpo. La nostra modalità di lavoro è fortemente fisica in quanto io parlo dei progetti e Francesco mi propone molecole musicali ad hoc; la dimensione anatomica ci unisce.

Questa sinergia tra musica e danza si ritrova anche in quella tra due corpi anatomicamente, strutturalmente e anagraficamente diversi. È stato bello il confronto tra la maturità della ricerca e la modalità di approccio al lavoro da parte di un corpo più acerbo, quello della giovanissima danzatrice Matilde Stefanini. Da cosa è stata dettata questa scelta?

SB: Matilde è arrivata successivamente al debutto del lavoro, in cui ero sola. L’ho incontrata per un altro lavoro e sono stata colpita dalla sua dimensione acerba, ludica ma al tempo stesso severa, che poteva tendere questa epidermide anatomica tra due prospettive corporee diverse. L’anatomia si pone appunto come un tessuto di pelle che si tende, si espande, non si limita. Così è nato questo momento di unicità che a nostro parere ha consolidato quelle che erano le dimensioni, le prospettive concettuali, coreografiche e musicali di partenza.

Sul palco abbiamo visto un corpo biologico e uno sonoro. Questa sinergia si ritrova anche nella nascita fra i due corpi. Nascono insieme o separatamente?

FG: Nel lavoro non c’è mai un prima e un dopo, ma si tratta sempre di una successione di gradini in cui nasce un frammento, una molecola che stimola un pensiero coreografico e a sua volta la musica si adegua o viene estesa. E così via, in un processo di costruzione, una sorta di progressione. Non una catena di fasi già predefinite.

Per quanto riguarda le scelte musicali, sembra che sia stato usato un tessuto sonoro fortemente ritmico che contrastava con la fluidità del movimento…

FG: Ogni sezione di anatomia insiste su una serie di materiali. Sembra quasi che la sezione stessa suggerisca questi materiali attraverso delle parole-chiave (come ad esempio tendine, assone, ecc.) riferite a parti anatomiche che punteggiano tale tessuto sonoro e che vanno incontro l’una all’altra grazie agli strumenti – uno analogico e l’altro digitale – che io suono. All’interno della musica vi è una coesistenza di elementi diversi, di materiali e anatomie differenti che cercano di creare una relazione tra loro. C’è quindi una strutturazione coreografica a cui se ne sovrappone una musicale.

 

Immagine di copertina: foto di Dario Bonazza



Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti