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Amori Divini

Maria Ponticelli

“Quando uomini e dei s’ incontrano, scocca una scintilla ora di attrazione, ora di repulsione. Il cambiamento di forma è la conseguenza di questa scintilla”

Il visitatore che, entrando al museo archeologico di Napoli, vorrà visitare la mostra Amori Divini, si imbatterà in questa frase contenuta in una delle didascalie apposte accanto alle opere in esposizione.

Tale considerazione sintetizza perfettamente il percorso espositivo pensato intorno al mito degli dei ed all’incontro di questi con gli uomini, incontro che nel racconto mitologico genera puntualmente una trasformazione degli uni o degli altri. É il poeta romano Ovidio ad esaltare il fenomeno della trasformazione all’interno del mito greco, tanto da ispirare fortemente opere d’arte in epoche successive.

Il percorso espositivo curato da Anna Anguissola, Carmela Capaldi, Luigi Gallo, Valeria Sampaolo – e promosso dal Ministero dei beni e delle attività culturali – raccoglie quindi antichi manufatti ispirati a soggetti mitologici e provenienti da siti vesuviani, in particolare da Pompei, accanto a opere della pittura del sedicesimo e diciassettesimo secolo concesse da musei italiani ed internazionali. Ottanta opere in tutto, dunque, che si lasciano ammirare in un percorso composto da quattro sezioni: La materia del mito, il dio muta forma, corpo e spirito e il dio trasforma.

Il filo conduttore del percorso è il rapporto tra dio ed uomo ma anche tra seduzione e trasformazione articolato nelle vicende di Zeus che si trasforma e trasforma pur di unirsi ai suoi concupiti e nelle vicende di Artemide e Atteone, Apollo e Dafne, Narciso ed Eco, amori incompiuti e puniti in trasformazioni definitive, come nel caso del mito di Callisto tramutata da Zeus in orsa, o transitorie, come nel racconto di Io che viene mutata in giovenca per poi riassumere nuovamente sembianze umane.

All’interno della prima e della seconda sezione sono ospitate le anfore provenienti da Pompei e raffiguranti i miti di Leda e il cigno, anche ripreso dal bronzo proveniente dal museo Bargello di Firenze. É possibile ammirare anche i racconti mitologici di Zeus che insegue Ganimede o di Europa seduta sul toro ed ancora, intonaci dipinti ad affreschi provenienti dagli scavi di Stabiae e custoditi dallo stesso Museo archeologico Nazionale che prevede di esporli il prossimo anno in un riallestimento della collezione Magna Grecia. Accanto alle opere antiche è possibile ammirare una tela raffigurante il Ratto d’Europa proveniente dal museo di San Pietroburgo ma anche il grande marmo di Ganimede che abbevera l’aquila, proveniente dall’Accademia nazionale di San Luca a Roma.

Nella successiva sezione “Corpo e spirito” è esposto il mito di Ermafrodito narrato da Ovidio e ripreso da un grande marmo bianco raffigurante il symplegma di Satiro ed Ermafrodito e circondato da altri quattro marmi, tutti provenienti da Pompei e da un olio su tela di Francesco Albano concesso dai musei reali di Torino.

L’ultima sezione è quella dedicata al dio che trasforma come epilogo degli amori incompiuti della mitologia greca. Qui vengono narrate le vicende di Apollo e Dafne, di Callisto e soprattutto del mito di Narciso alla fonte raffigurato da un olio su tela proveniente dal Musèe des Beaux- Arts di Quimper in Francia, ma anche da un marmo bianco a grana fine, custodito al Museo Nazionale di Napoli.

La mostra Amori Divini ha il pregio di accostare capolavori dell’arte antica con una selezione di opere del seicento e settecento, come Diana e Atteone di Giambattista Tiepolo o Paesaggio con Diana e Atteone di Heintz il Vecchio e ancora il Bagno di Diana di Francesco De Rosa (detto il Pacecco). Ciò restituisce un senso di completezza all’intero allestimento in quanto permette di capire le dinamiche di traduzione e tradizione del mito in periodi storici a noi più vicini.

La mostra rappresenta quindi l’incontro tra la narrazione del mito, che travalica i confini del tempo, e la conservazione di esso, ovvero tra la memoria e la custodia della rappresentazione iconografica che del tempo inevitabilmente ne subisce la corruzione. Ma in quanto a conservazione il Museo Archeologico Nazionale di Napoli sembra non trascurare nulla; la mostra è ospitata al secondo piano dell’edificio all’interno di sale in cui la pavimentazione è costituita da antichi marmi di epoca romana che il visitatore è invitato a tutelare calzando delle apposite protezioni intorno alle calzature.

L’esposizione del Museo Nazionale resta accessibile al pubblico fino al prossimo 16 ottobre e completa la mostra Pompei e i Greci allestita negli spazi della palestra grande degli scavi di Pompei che sarà invece visitabile fino al 27 novembre 2017.



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