Al Campania Teatro Festival in scena la genesi di un sogno: avere Maradona in squadra. Intervista agli autori di “cazzimma&arraggia”
Fulvio Sacco ed Errico Liguori debuttano con cazzimma&arraggia – primo studio sulla passione alla quattordicesima edizione del Campania Teatro Festival diretto per il quinto anno consecutivo da Ruggero Cappuccio. Questa sera, sabato 26 giugno, sul palco della Manifattura della Porcellana (ingresso da Porta Miano) del Museo e Real Bosco di Capodimonte, alle 21.00, per la sezione SportOpera del festival a cura di Claudio Di Palma e Vesuvioteatro, i curatori dello spettacolo Napoleone Zavatto e Fulvio Sacco raccontano l’avventura di due dirigenti calcistici un po’ sgangherati (o, come si dice a Napoli, sciarmati) impegnati nella più grande impresa manageriale sportiva del XX secolo: l’acquisto del più grande calciatore di tutti i tempi, Diego Armando Maradona. La vicenda si svolge nell’estate del 1984, nell’ultimo giorno di calciomercato, in una camera d’albergo di Barcellona dove i due da 59 giorni attendono una telefonata che confermi che i soldi per l’acquisto di Maradona ci sono. Quella telefonata arrivò davvero e cambiò la storia di un’intera città. Ne abbiamo parlato con i due autori.
Uno dei principali protagonisti della storia che avete trasferito sul palco fu Corrado Ferlaino, allora presidente del Napoli, e lo avete intervistato per conoscere tutti i dettagli di quell’operazione. Ferlaino interverrà anche nell’incontro che si terrà nel Giardino dei Principi del Real Bosco alle 19.00, poche ore prima del vostro debutto. Come avete proceduto, partendo dal racconto di fatti veri, al lavoro di scrittura drammaturgica?
N.Z.: Abbiamo intervistato il Presidente Ferlaino perché non potevamo farne a meno, in primis da tifosi e poi perché avevamo bisogno di conoscere l’uomo che aveva realizzato l’impresa che volevamo raccontare. La videointervista, realizzata nel febbraio 2019, è stata la traccia iniziale con la quale abbiamo incominciato a scrivere il testo partendo da una domanda: come si realizzano i sogni?
F.S.: Da subito ci siamo resi conto che in realtà ci interessava la favola. Nelle sue variazioni, nel mito e nell’assurdità che ci è stata raccontata e con cui siamo cresciuti. Noi non eravamo nati nell’84, non c’eravamo, eppure la favola di Maradona e dello scudetto a Napoli ha sempre accompagnato la nostra vita, le nostre scelte, i nostri sogni. Quindi abbiamo deciso di prendere i fatti più noti della vicenda e costruirgli attorno un racconto, vero o finto che sia, non importa. Alla fine, nell’84, Maradona a Napoli c’è venuto veramente.
In scena sarete solo in due, come spesso accade nei testi della nuova drammaturgia napoletana. C’è qualche autore del panorama teatrale partenopeo a cui sentite di ispirarvi particolarmente?
N.Z.: La nostra è una scelta produttiva. Autoproduciamo i nostri lavori e per il momento non possiamo permetterci di lavorare su un testo a più personaggi. Verrà il giorno in cui ne potremo avere di più, ma vi posso dire che Fulvio Sacco e Errico Liguori valgono più cento performer in scena.
F.S.: Non è vero, questa è una delle cose che mi disse per convincermi! Io volevo mettere più personaggi mentre lui voleva fare un monologo.
N.Z.: Per quanto riguarda l’autore, siamo andati direttamente a citofonare al drammaturgo Armando Pirozzi, il nostro numero 10.
F.S.: E cosa incredibile, dopo che abbiamo citofonato Armando ci ha fatto entrare a casa, ci ha ascoltato e abbiamo preso pure il caffè insieme.
N.Z.: Armando è stato il miglior coach che potessimo desiderare. Con la sua sensibilità umana e artistica ci ha trasmesso un sapere e una consapevolezza alla quale saremo sempre debitori. Potersi confrontare con un autore come lui è stato un vero privilegio.
F.S.: Naturalmente, ci siamo promessi che appena possibile andremo insieme allo stadio!
Il titolo dello spettacolo è cazzimma&arraggia – primo studio sulla passione. “Cazzimma” in napoletano è l’ostinazione, mentre “arraggia” è la rabbia. Quanta cazzimma e arraggia ci sono in questo testo?
N.Z.: Tanta!
F.S.: Il testo nasce da esigenze nostre umane e artistiche. Avevamo bisogno di trovare un modo di lavorare, un linguaggio nostro, una “poetica” nostra. Avevamo bisogno di cercarci in questo lavoro e se c’è una cosa che oggi ci rende felici è proprio questo: esserci trovati.
N.Z.: Indaghiamo il paradosso. Stiamo lavorando su altre progettualità e lo facciamo come una sorta di Totò e Peppino, diretti da Brecht su testo di Pinter.
Tutta la vita di Maradona, dalle origini umili in Argentina ai grandi successi col Napoli e la Nazionale, fino ad arrivare ai suoi lati più oscuri e torbidi, è stata ampiamente indagata a livello letterario e cinematografico, e addirittura sotto forma di graphic novel. Daniel Pennac metterà in scena al Campania Teatro Festival una pièce dal titolo Ho visto Maradona. Il vostro lavoro sembra però distinguersi perché si occupa di narrare un aspetto in particolare di questa storia. Che cosa volete raccontare, come nasce un sogno?
N.Z.: A circa tre anni dall’inizio del progettato cazzimma&arraggia possiamo banalmente dire che i sogni te li devi prendere con le mani e con i morsi. Studiare, lavorare, testa bassa e credere nelle proprie idee. Raccontiamo di due “sciarmati” che riescono a rompere gli zero che la vita ti assegna. Ci siamo resi conti di avere molti sogni, tra cui quello di proporre a Pennac di fare insieme uno spettacolo su Eric Cantona o Michel Platini!
F.S.: Ci siamo giocati Pennac. Pazienza. Comunque, sia chiaro, questo spettacolo anzi questa favola, non parla né di calcio, né di Maradona. Abbiamo utilizzato il pretesto del punto di vista manageriale perché ci sembrava una prospettiva interessante far parlare le persone che hanno permesso “il miracolo”.
Sempre parlando di sogni, l’acquisto di Maradona che voi raccontate nella pièce fu una grande impresa manageriale sportiva che aveva però una sua dimensione quasi “utopistica”: portare a Napoli il più grande calciatore del mondo per rovesciare lo strapotere calcistico e politico del Nord. Pensate che il calcio moderno, dove i club sono ormai delle multinazionali e addirittura vengono quotati in borsa, possa ancora alimentare sogni del genere nei tifosi?
N.Z.: Il calcio è dei tifosi. Il calcio che vediamo oggi, quello degli stadi vuoti, non è calcio. Probabilmente siamo una generazione di passaggio anche nel calcio – da sport collettivo a sport individuale. Sembra che anche i sogni sportivi da collettivi siano diventati individuali.
F.S.: Questo calcio contemporaneo è un altro sport, anche un po’ brutto.
N.Z.: Come tanto teatro contemporaneo.
F.S.: Ecco qua, dopo Pennac, ci siamo giocati anche il teatro contemporaneo.
Avete scritto: «Siamo nati dopo l’arrivo di Maradona troppo non-nati per piangere Berlinguer, troppo piccoli per ricordarci il primo concerto di Gigi Dag, troppo assenti dalla vita per vedere in scena Eduardo, troppo sobri per bere con Lucio Amelio. Non c’eravamo, eppure, sentiamo di appartenere a quei momenti. Nella nostalgia di un passato che non abbiamo mai vissuto, nel lutto per il corpo dei miti, nell’ironia della sorte, ci troviamo a nostro agio». Tanti giovani della generazione millenial vivono questa nostalgia per un passato vissuto solo attraverso i racconti. Il mondo moderno ha distrutto la dimensione del mito collettivo a vantaggio del dominio della tecnologia del mercato. È questo sentimento che vi ha spinto a scrivere cazzimma&arraggia? E quanto è presente in questo vostro lavoro?
F.S.: Tanto. Ma è importante dire che, nonostante ciò, siamo completamente a nostro agio in questa nostalgia, il vero motore dello spettacolo è in avanti, è il futuro, non è il sogno già fatto, ma quello da raggiungere.
N.Z.: Come disse qualcuno un po’ di anni fa, “oggi gli uomini producono le merci, domani le merci produrranno gli uomini”. Noi siamo in questo preciso momento storico in cui il fatturato di una azienda privata è quasi quanto il PIL di una nazione come l’Italia. Usciamo fuori da una pandemia raccontata per la prima volta in tempo reale. Può essere un’occasione per ribaltare il tavolo da gioco – un tavolo pieno di bari e carte truccate – o per continuare a far finta di niente.
F.S.: E proprio questa però è stata una spinta enorme per noi. Basti considerare che abbiamo continuato il progetto e finito il testo proprio durante il primo lockdown, cioè proprio quando lo spettacolo dal vivo era praticamente la cosa meno immaginabile possibile, ma abbiamo avuto fede e “cazzimma”, e ora sappiamo che questo lavoro respirerà per la prima volta.
E adesso una domanda seria: sabato 26 debutterete con il vostro spettacolo in contemporanea con la partita degli Europei tra Italia e Austria. Ve la sentite di augurare ai nostri calciatori azzurri di avere in campo tanta cazzimma e arraggia?
N.Z.: Solo Forza Napoli!
F.S.: Non lo ascoltate è un tifoso occasionale. Dico solo che l’ultima volta che abbiamo vinto un europeo, che è anche l’unico che abbiamo vinto, il centrocampista principale della nazionale era un napoletano del Napoli, cosa molto rara da vedere in nazionale. Per dire che noi nei sogni ci crediamo, ma lo avete capito…
N.Z.: Venite! Però a vedere lo spettacolo!
F.S.: E così ci siamo giocati anche la nazionale…
[Immagine di copertina: foto di Federico Passaro]