Un matrimonio da celebrare e l’inevitabile svampitoche perde le fedi nuziali dando il via a una serie di peripezie che animano la drammaturgia. Una storia semplice senza troppe vie di fuga per riflessioni esistenziali e che fa da sfondo a ciò che è il vero spettacolo, a quelle gag acrobatiche e circensi che ogni personaggio in scena manovra con assoluta maestria.

Un litigio di coppia si trasforma in un coinvolgente mix di funamboliche capriole e giochi di equilibrio; la sbronza per un tradimento dà il via a un gioco in cui i bicchieri schizzano all’impazzata su un tavolo di legno tanto da rendere difficile capire se si stiano muovendo davvero o se si tratti di un’illusione ottica; la storia d’amore diventa l’occasione per godere delle doti di quella giovane sposa che libra leggera in aria muovendosi sinuosa lungo il lenzuolo bianco che pende dal soffitto.

Questa è la forza dello spettacolo proposto dalla compagnia, partire da un racconto essenziale per farlo diventare qualcos’altro e varcare quella linea di confine che si crea tra pubblico e attori una volta entrati in sala. Non si può dire con certezza quando tutto sia iniziato, forse neanche quando tutto sia finito. Una cosa è certa: lo spettatore diviene parte attiva più di quanto non si aspetti perché non esiste un palco, non cala il “buio” per immergerlo nella classica atmosfera performativa. Gli attori sono lì, vicino a lui. Camminano tra le poltrone, ci saltano sopra e lo accarezzano, lo sgridano quando non collabora, lo prendono e trascinano sul palco per farlo diventare attore a sua volta, protagonista inaspettato per una sera.

Adriàn Schvarzstein è riuscito a presentare nel miglior modo possibile alcune delle più belle e interessanti sfaccettature del Nouveau Cirque, dimostrando che anche il gesto teatrale può trasformarsi in un vero e proprio momento d’arte acrobatica.