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Lorenzo Lotto. Portraits @ National Gallery, Londra

Maria Ponticelli

Fino al 10 febbraio alla National Gallery di Londra è in esposizione una mostra sui dipinti di Lorenzo Lotto, il pittore italiano che ha immortalato nelle sue tele i volti più importanti dell’aristocrazia del cinquecento. Il progetto espositivo nasce da una collaborazione tra la National Gallery e il Museo Nacional del Prado di Madrid, al fine di offrire al pubblico un punto di vista approfondito sull’artista; essa è infatti la prima grande mostra monografica sui ritratti di un pittore capace di un approccio innovativo tale da poterlo ricordare come il primo grande ritrattista moderno.

La mostra propone infatti una serie di ritratti in cui viene presa in esame l’ abilità di introspezione dell’artista veneto, capace di penetrare l’animo dei suoi soggetti per imprimerli sulla tela e raccontarli attraverso un simbolismo sapiente e accurato fatto anche di gestualità capace di narrare, one shot, un’ intera epoca storica. Il percorso espositivo segue il filo cronologico dei differenti periodi dell’artista, dal glorioso inizio fatto di importanti committenze e colori brillanti, alla ripida discesa nel buio dei suoi quadri e della sua anima.

Se all’inizio della sua carriera infatti l’artista rinascimentale ha raffigurato in maniera celebrativa soggetti religiosi come il famoso Elemosina di Sant’Antonino o L’assunzione della Vergine nella pala di Asolo, questi subiscono, alla fine della sua carriera, un inaridimento complessivo che demarca la linea di confine tra i due periodi della sua produzione artistica e della sua vita. Questa corrente di risacca però, benchè sembri prosciugare l’entusiasmo creativo rivelato dalle sue opere fino a quel momento, diventa in realtà humus per i suoi ritratti che ne guadagnano invece in intensità e innovazione, non soltanto comunicativa ma anche tecnica.

Tra i numerosi ritratti esposti infatti salta all’occhio del visitatore il Triplice ritratto di orefice, il cui volto viene raffigurato in tre dimensioni facciali che conferiscono rotondità all’intera rappresentazione, volendo con ciò dimostrare come anche la pittura può essere rappresentata in una dimensione sferica così come la scultura. Ciò è certo un elemento di innovazione per il periodo preso in considerazione ma, degno di menzione in questo senso è anche il ritratto Giovane con libro, il cui sguardo fortemente comunicativo esprime distacco e fuggevolezza. Il pittore ha inteso in tal modo immortalare non solo il momento in cui il soggetto è stato raffigurato ma anche le connotazioni caratteriali del soggetto e la sua collocazione tra gli altri ranghi della società. Anche allo sguardo sereno che traspare dagli occhi verdi del ragazzo raffigurato in Ritratto di giovane è affidata l’intenzione comunicativa dell’autore che qui intende soprattutto comunicarci i canoni estetici dell’epoca.

L’esposizione si compone di oltre cinquanta opere, alcune delle quali mai esposte prima nel Regno Unito, accanto a schizzi e lettere appartenenti all’artista. I ritratti di Lotto sono degli autentici percorsi di introspezione nella psicologia dei personaggi ritratti. I dipinti acquistavano profondità e significato attraverso l’aggiunta di oggetti che lasciavano intendere il rango sociale e le gerarchie presenti anche all’interno di una famiglia, come nel ritratto di Marsilio Cassotti e sua moglie Faustina.

Lorenzo Lotto ha sicuramente tratto ispirazione da altri esponenti della pittura rinascimentale, come il tedesco Durer il cui gusto per il dettaglio deve aver di certo condizionato la sua arte che, a sua volta, divenne scuola per gli artisti che egli incontrò nei suoi spostamenti  nelle Marche e in quel di Bergamo. A corredo della mostra vi sono alcuni degli oggetti rappresentati nelle opere e riprodotti attraverso modelli similari per conferire maggiore enfasi all’esposizione, come anelli, Bibbie, rosari, tappeti e costumi risalenti al XVI secolo.

L’esposizione segue quindi il percorso della vita e delle opere dell’artista, un percorso in cui entrambe le dimensioni viaggiano parallele: dalla consacrazione a pictor celeberrimus nel 1505 alla fase di isolamento che raggiunge il culmine intorno al 1546, periodo in cui egli descrive se stesso come una persona sola e senza alcuna guida. Il consenso intorno alla sua figura di artista ed il riconoscimento che egli ottiene per le sue numerose opere sfuma nel silenzio che segue, per oltre duecento anni, alla sua morte. Solo successivamente il mondo dell’arte restituisce giustizia alla figura dell’artista rinascimentale riportando in auge le sue opere ed il suo genio creativo. L’esposizione di Londra si inserisce quindi in questa direzione portando al cospetto del pubblico internazionale le opere e la fama del più celebre ritrattista italiano del Rinascimento.



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