Banksy @ Lazinc, London (Regno Unito)
“Banksy has always been able to transform a very complicated subject matter into its lowest common denominator, democratising the art world and making it accessible to all” Steve Lazarides, 2018
Il 12 luglio, a Londra, è stata inaugurata un’ esposizione che raccoglie alcune delle opere maggiormente riconosciute e rappresentative – accanto ad alcune del tutto inedite – del famoso street artist Banksy. La mostra è stata voluta e curata da Steve Lazarides insieme a Wissam Al Mana, entrambi fondatori della Lazinc townhouse, lo spazio espositivo che ospita la collezione e che presenta le caratteristiche di una vera e propria casa inglese ubicata nel quartiere di Mayfair. Lazinc che dal 1997 al 2008 è stato fotografo e gallerista ufficiale di Banksy ha voluto raccogliere e mettere insieme le opere di street art più famose dell’artista ed accostrale ad alcune inedite, includendovi tele, sculture e stampe a tiratura limitata. Nonostante i numerosi consensi ricevuti a livello internazionale e la popolarità, accresciuta anche dal mistero intorno all’identità dell’artista che tutt’oggi risulta sconosciuta, Lazinc è l’unico spazio espositivo che ospita un’intera esposizione dei lavori dell’artista, non vi è infatti altra galleria nell’intera Inghilterra che ospiti le opere di Banksy tra le collezioni permanenti. La Lazinc che per sua stessa vocazione tende invece ad intercettare gli artisti e le correnti più dirompenti del panorama artistico contemporaneo ha aperto le porte a numerose opere dello street artist provenienti soprattutto da collezioni private. Non ci sono infatti stralci di stencil appartenenti alle opere murarie disseminate in mezza Europa, ma è possibile ammirare numerose stampe delle sue creazioni maggiormente conosciute come Girls and balloon o Love is in the air, entrambe del 2006.
Ed è proprio l’immagine del rivoluzionario raffigurato in “Love is in the air” nell’atto di lanciare un mazzo di fiori anzichè una pietra, ad accogliere i visitatori all’ingresso della Laznic townhouse, una sorpresa per chi per la prima volta si trova al cospetto di un’immagine divenuta quasi un’icona pop per le centinaia di contesti in cui essa viene evocata.
Le opere di Banksy sono la cartina tornasole del disagio sociale, esse nascono dalla necessità di mettere controluce le contraddizioni dei tempi moderni fatti di soprusi dei poteri forti ed aberrante consumismo. La denuncia è resa palese dalle metafore iconiche di cui l’artista è capace e dal gusto vagamente grottesco che le immagini assumono nell’esasperazione dei contesti raffigurati, come nel Cristo crocifisso dal capitalismo rappresentato da due shopping bag colme di regali che tendono dalle sue mani.
Anche il tema della guerra e più in generale delle repressioni violente è al centro delle opere di Banksy ed è quasi sempre possibile ritrovare in esse elementi che puntano inequivocabilmente il dito sul ruolo della comunità internazionale, ed in particolare degli Stati Uniti d’America, all’interno di fatti e misfatti dell’età contemporanea, come con Strawberry donut dove viene rappresentata l’immagine di un food truck che trasporta sul tettuccio un enorme donut, tipica ciambella americana, ed è scortato da polizziotti in motocicletta.
Immagine ancor più rappresentativa in questo senso è quella della bambina sanguinante che piange su un cumulo di macerie provocate dalla guerra, sotto l’occhio morboso della Stampa internazionale pronta ad affondare i canini nel collo della tragedia.
Tra le tele presenti all’interno dell’esposizione spicca sicuramente Show me the Monet, in cui Banksy prende a prestito Bridge on water lilies del pittore francese, solo che l’artista senza volto scaraventa un paio di carrelli per la spesa sul letto dei lilies aggiungendovi accanto anche un cono regolatore del traffico automobilistico, il tutto come onda d’urto che irrompe nella cornice armonica e delicata del dipinto di Monet, nulla di più esplicativo degli effetti del capitalismo selvaggio nelle società occidentali.
In definitiva, le opere di Banksy che nascono per essere collocate sui muri delle città, accanto ai manifesti pubblicitari come avamposti della resistenza al capitalismo, assurgono quì al rango di opera d’arte da esposizione museale ma non per questo vengono svuotate della loro naturale identità di opera di strada immediatamente fruibile nel suo essere immediata, diretta, simbolica sì…ma al tempo stesso esplicita. Ed è proprio nell’intento di celebrare la creatività spontanea della street art – di cui la città di Londra è uno splendido esempio con i suoi quartieri della East London vocati a questa forma d’arte che è possbile scovare fin dentro i vicoletti nascosti di Brick Lane o di Shoreditch – che Lazarides e Al Mana hanno voluto aprire le porte della loro townhouse portando l’arte delle periferie nell’elegante quartiere di Myfair in pieno centro. Una provocazione che è in realtà un invito ma anche il giusto riconoscimento per un’arte che è manifestazione cutanea dell’evoluzione, della creatività e del disagio presenti in forma più o meno latente all’interno delle grandi città.