In Rete. I fantasmi di San Berillo
Catania, quertiere di San Berillo, storico mercato della prostituzione dimenticato e raccontato a più di dieci anni della sua morte da Edoardo Morabito.
Si è molto parlato tra gli addetti ai lavori con interesse del documentario d’esordio del catanese Edoardo Morabito, classe ’79, dal titolo I fantasmi di San Berillo, che ha vinto il premio Italiana.DOC al Festival di Torino, dove aveva esordito in prima mondiale. Morabito, la cui esperienza nel mondo del cinema nasce come montatore, ha collaborato negli anni con molti esponenti del cinema siciliano, da Tony Scott di Franco Maresco a Andata e ritorno di Donatella Finocchiaro, prima di esordire con il suo primo lavoro, che già aveva ricevuto il Premio Solinas nel 2010 per il progetto ideativo, che si concentra su una storia della sua città poco conosciuta al grande pubblico, quella del quartiere di San Berillo.
Trattasi di un quartiere storico della città etnea a cui, negli anni ’50, poiché ritenuto troppo poco “degno” per una città in trasformazione come Catania, fu autorizzato lo sventramento, segnando una ferita profonda nel tessuto urbanistico cittadino ancora non risanata al giorno d’oggi. Luogo di prostitute e papponi, San Berillo continua a mantenere la sua “identità”, nonostante la legge Merlin del 1958 vietasse le case chiuse: nella striscia di quartiere ancora rimasta in piedi si riversavano le prostitute, creando un bordello a cielo aperto considerato il più grande di tutto il Mediterraneo. Tutto questo fino al 2000, quando un altro raid della polizia mette la parola fine alla storia di questo quartiere, lasciando soltanto i fantasmi del ricordo ad aleggiare sulle rovine.
E proprio il periodo dallo sventramento al blitz è quello coperto dal regista etneo. E’ un film che parla di memoria, e lo fa attraverso i volti e lo sguardo delle persone che c’erano, testimoni-narratori di un tempo che fu (i “fantasmi”), dalla prostituta Holly all’ottantenne Franco. Semplici abitanti di uno dei volti più oscuri e poveri della città, che nonostante abbia avuto una devastazione haussmaniana, la più importante in Italia dal dopoguerra, ha visto il suo ricordo cancellarsi progressivamente, sin dai ricordi degli stessi catanesi (e lo stesso Morabito non ne aveva mai sentito parlare prima dei trent’anni). C’è un che di pasoliniano nell’opera di Morabito, nel volere riportare alla luce quella memoria di un tempo che fu, senza moralismi o nostalgia, ma con l’inevitabile dolore di una ferita, e lo fa alternando momenti alti (le riflessioni metafisiche affidate alla voce narrante della Finocchiaro) a momenti di brutalità, come il piscio sui muri delle case in rovina. Una riflessione indispensabile sulla vita di quartiere, sulla sua veracità a tratti ingombrante, povera, fastidiosa, ma di certo mai grigia e indegna di essere raccontata.
Dettagli
- Titolo originale: Id.
- Regia: Edoardo Morabito
- Fotografia: Irma Vecchio
- Musiche: /
- Cast: Goliarda Sapienza
- Sceneggiatura: Edoardo Morabito, Irma Vecchio