MK // Veduta
Mk è un collettivo che dal 1999 si occupa di produzione coreografica e ricerca sonora ed è Leone d’Argento per l’innovazione nella danza alla Biennale Danza (2014) di Venezia. Veduta è la sua ultima performance presentata all’interno di About a City. Places, ideas and rights for 2030 citizens, rassegna promossa da Fondazione Giangiacomo Feltrinelli dal 24 al 27 maggio nell’ambito della Milano Arch Week e dedicata alle trasformazioni urbane, e all’interno di FOG, il festival delle arti performative organizzato da Triennale Teatro dell’Arte.
Lo spettacolo, realizzato in collaborazione con la coreografa e danzatrice Roberta Mosca e il compositore Lorenzo Bianchi Hoesch, è un’esibizione di pochi minuti che focalizza lo sguardo sulla dimensione prospettica dei paesaggi urbani. Vicino come lontanissimo, le dimensioni entrano in connessione tra di loro sotto gli occhi dello spettatore posto al centro dello spazio urbano come sospeso nelle sue molteplici dimensioni. L’audio in cuffia è il mezzo che trasporta l’osservatore da un punto all’altro del panorama.
Già all’inizio della performance il pubblico comincia con il solo sguardo un viaggio a lunga gittata su tetti di case, piani di grattacieli e strade visibili dall’alto del quinto piano della Fondazione mentre alle sue spalle un danzatore è pronto a esibirsi tra i tavoli della sala lettura che ospita l’esibizione. L’invito che il performer rivolge al suo pubblico è quello di seguirlo verso un altro punto della vetrata dove, a perdita d’occhio, si estende il disegno urbano del centro città. A questo punto lo sguardo precipita in basso verso il piazzale antistante la Fondazione dove si assiste ad un passaggio di testimone dal performer ad un’altra danzatrice; in altre parole, comandano le pupille degli osservatori offrendo attraverso i propri spostamenti punti di vista allungati e profondi sul paesaggio urbano.
A dispetto del titolo, però, parlare soltanto di veduta può apparire limitante in quanto è l’audio a giocare un ruolo determinante nello spostamento mentale di chi guarda. Nella folle corsa del primo performer, si ascoltano infatti voci che richiamano paesaggi urbani altri da quello del capoluogo lombardo. “Vedo i minareti… sto camminando sui boulevard” sono le immagini che l’audio suggerisce a chi pur non compiendo spostamenti di tipo fisico riesce comunque ad avvertire il fremito della scoperta che solo la visione di posti sconosciuti può regalare. La dimensione d’ascolto serve quella visiva in termini immaginifici ed evocativi: lo spettatore è quindi qui e altrove, a Milano come a Marrakech, ma soprattutto egli è immobile al suo posto, eppur capace di raggiungere ogni dove possibile.
La danza, il movimento del corpo nello spazio, è il vettore di questo trasporto veloce, a tratti precipitoso e che sicuramente travalica il confine reale/surreale quando induce a spostare lo sguardo sul tetto del grattacielo che si staglia con prepotenza nello spazio circostante la sede della Fondazione in viale Pasubio. Chi osserva è più volte portato a pensare che il performer, la cui voce registrata in cuffia induce ad immaginarne la scalata sullo skyscraper, si trovi in effetti sul punto più alto dell’edificio di fronte. Illusione, immaginazione, suggestione sono le stanze del trip che in quindici minuti tiene sospeso un gruppo di persone come oggetti fluttuanti nello spazio. Mk offre quindi una visione grandangolare dello spazio urbano e lo fa in maniera tale che l’immagine che ne deriva riesca a stare in una mano allo stesso modo di un materiale elastico che per quanto compresso rivendica il suo diritto ad un’espansione naturalmente intrinseca alla sua identità.
“Nasce il mondo nel paesaggio vaporoso” : l’immagine della genesi del paesaggio urbano con le sue strutture, la sua trama ordita fatta di strade, edifici, persone, la si conosce in cuffia, la si vede da lontano in una nuvola di vapore rosa che avvolge un angolo di viale Pasubio e la si percepisce col movimento della danza, una corsia a scorrimento veloce dove il corpo diventa capace di percorrere la geografia urbana nelle dinamiche della vita sociale che condiziona il disegno della città e da esso viene condizionato.
Veduta è quindi una visione metacognitiva del paesaggio urbano nella sua interezza fatta di suoni, prospettive, spazi, percezioni, relazioni. La danza è l’elemento che offre una dimensione propriocettiva di se stessi in quanto individui ed al tempo stesso entità integranti e costitutive della monade dell’urbe contemporanea.