“Va pensiero”, una storia italiana da Verdi al Teatro delle Albe
Va pensiero ideato da Marco Martinelli ed Ermanna Montanari è una storia di bellezza e di malaffare, una storia ambientata in Emilia Romagna, una storia di mafia e di declino, con qualche traccia di rinascita. Insomma, è una storia italiana. Prodotto da Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro delle Albe e Ravenna Teatro, lo spettacolo doveva essere una pièce dedicata a Giuseppe Verdi e invece trae spunto dalla sua opera per raccontare l’Italia dei primi anni Duemila. Martinelli fa quello che Verdi compositore e Temistocle Solera autore del libretto – dell’opera lirica, il Nabucco (1842) – fanno con la città di Babilonia, in cui gli ebrei vivevano in una condizione di sottomissione; la città antica, secondo alcuni, era usata a pretesto per parlare dell’Italia e delle sue condizioni politiche: mentre, allora, il nemico era l’Austria, che impediva la realizzazione dell’Unità, oggi invece è all’interno dell’Italia stessa, è la mafia, la corruzione politica e imprenditoriale, è un sindaco (di cui si fa interprete Ermanna Montanari) che spesso ripete «la legge sopra ogni cosa» per poi mettere sopra la legge i suoi interessi personali. Quella raccontata dal Teatro delle Albe è una storia vera che prende spunto dalle vicende di Donato Ungaro, vigile urbano e cronista di Brescello (RE) licenziato dal sindaco del paese per le sue denunce sui giornali locali.
In un paese innominato la Zarina (Ermanna Montanari) vince le elezioni diventando primo cittadino proprio come era il volere del padre, sindaco prima di lei. Vincenzo Benedetti (interpretato da Alessandro Argnani) torna in paese e diventa vigile urbano e giornalista mosso da nobili intenzioni, convinto dell’utilità e dell’importanza del suo lavoro. Si trova però a dover fronteggiare un sistema di poteri a lui sconosciuto; «Non preoccuparti, è appena tornato, non sa come funziona qua», con queste parole Edgardo Siroli (Roberto Magnani), ufficio stampa del comune innominato, tranquillizza l’imprenditore ‘ndranghetista Antonio Dragone (Ernesto Orrico) a cui Benedetti aveva fatto una multa. Rosario e Maria (Salvatore Caruso e Tonia Garante), gelatai in esilio per scappare alla camorra sono i primi a riconoscere la mafia in un luogo in cui non sapendo cosa sia si stenta a vederla. Un piccolo imprenditore locale (Alessandro Renda) pare leggermente indeciso, quel che è troppo è troppo, ma l’odore dei soldi gli fa cambiare idea molto rapidamente. Non tutti capiscono ciò che succede, oppure fanno finta di non vedere come Licia (Laura Readaelli), la segretaria del sindaco, o come Olmo Tassinari (Gianni Parmiani), amico d’infanzia della Zarina che non può credere alla presenza della mafia. Il coro, riprendendo le parole di Montanari che introduce il pubblico all’opera e lo accompagna, alla fine, verso una riflessione profonda che superi il contingente della quotidianità, «è come un pneuma: apre e chiude apre e chiude e ci trasporta in uno spazio psichico».
Va pensiero è una storia italiana che fa riflettere profondamente lo spettatore cullandolo sulle note di Verdi, trasportandolo su “ali dorate” verso una speranza di consapevolezza. La critica è feroce e non solo verso un sistema politico corrotto e incapace di empatia, aspetto di cui si parla molto; ma nel nostro immaginario sono sempre gli altri a essere mafiosi, corrotti e disonesti, raramente ci si guarda dentro, raramente si va oltre ciò che si vuole o fa comodo credere. I mali d’Italia, la mafia, la corruzione “vengono sempre dal sud mentre al nord sono tutti più bravi e onesti”, no?
In questo paese di pura invenzione anche il protagonista Vincenzo Benedetti, come i suoi compaesani, fatica a credere alla presenza mafiosa denunciata da Rosario e Maria. Un po’ non la si vede un po’ non la si vuole vedere. Difficile convincersi che qualcosa che viene descritto come il male assoluto, orribile – e, soprattutto, la cui esistenza si vede confinata al sud Italia – possa arrivare in un luogo nordico o che ricopre un ruolo di primo piano in Europa dal punto di vista economico.
Va’ pensiero è sotto molti aspetti un’inchiesta di denuncia contro la Babilonia contemporanea, ma il suo più grande merito, come ci si aspetta, è quello artistico: la compagnia del Teatro delle Albe è riuscita a portare sul palco la difficoltà o l’incapacità con cui ognuno affronta questo tema, trasformandolo in altro da sé. Un passaggio difficilissimo da rendere in un reportage giornalistico filtrato dalle pagine dei giornali e dallo schermo di una televisione, luoghi in cui si è abituati a vedere cose lontane. In teatro, al contrario, i protagonisti sono in carne e ossa nonostante l’interpretazione di una parte assegnata, e sono reali come Donato Ungaro (presente in sala) perché ci raccontano come ciascuno può e deve fare qualcosa per superare la cecità culturale che ci rende miopi di fronte a certi fenomeni.
Visto al Teatro Arena del Sole, Bologna, il 22 febbraio 2018
VA PENSIERO
di Marco Martinelli
ideazione e regia Marco Martinelli ed Ermanna Montanari
con Ermanna Montanari, Alessandro Argnani, Salvatore Caruso, Tonia Garante, Roberto Magnani, Mirella Mastronardi, Ernesto Orrico, Gianni Parmiani, Laura Redaelli, Alessandro Renda
con la partecipazione del Coro lirico “Alessandro Bonci” di Cesena nell’esecuzione di alcuni brani dalle opere di Giuseppe Verdi. Soprani: Cinzia Barducco, Ilaria Capelli, Maria Loria, Tiziana Lugaresi, Bianca Padurean, Sabrina Rossi, Deborah Salvi. Contralti: Livia Arginelli, Gabriella Fiumana, Valeria Intrusi, Raffaella Molari, Carla Righi, Silvia Sintini. Tenori: Daniele Ambrosini, Renato Bartolini, Salvatore Campus, Vilmer Castorri, Ermico Diavino, Gaspare Giovannini, Giuseppe Magnani, Valter Salvi, Pietro Terranova. Bassi: Corrado De Cesari, Marcantonio Pistoresi, Andriy Schchrbyna, solista Francesca Castorri, maestro collaboratore Ilaria Ceccarelli, arrangiamento e adattamenti musicali, accompagnatore e maestro del coro Stefano Nanni
incursioni sceniche Fagio, Luca Pagliano | scene Edoardo Sanchi | costumi Giada Masi | disegno luci Fabio Sajiz | musiche originali Marco Olivieri | suono Marco Olivieri, Fagio | consulenza musicale Gerardo Guccini | editing video Alessandro Renda | assistente alle scene Carla Conti Guglia | tecnico luci Luca Pagliano | macchinista Danilo Maniscalco |elementi di scena realizzati dalla squadra tecnica del Teatro delle Albe Alessandro Bonoli, Fabio Ceroni, Enrico Isola, Danilo Maniscalco, Dennis Masotti | direzione tecnica Fagio | sartoria Laura Graziani Alta Moda | capi vintage A.N.G.E.L.O. | fotografie dello spettacolo Silvia Lelli
ufficio stampa Rosalba Ruggeri, Alessandro Fogli
organizzazione e promozione Silvia Pagliano, Francesca Venturi
Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatro delle Albe / Ravenna Teatro