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2017 in Music – Carmen Navarra

Carmen Navarra

Il 2017 volge al termine e, come sempre accade in questo periodo dell’anno, si fanno bilanci e si stilano classifiche. L’anno corrente è stato musicalmente prolifico; quest’estate artisti dal calibro dei Radiohead hanno calcato i palchi di Firenze e di Monza (I-Days Festival); lo scorso settembre i Rolling Stones hanno incantato 60.000 spettatori sotto le mura della bellissima Lucca; in un tour autunnale di grande rilievo Nick Cave ha “incendiato” i palchi di Padova, Milano e Roma; l’indie italiano ha riportato in auge artisti come Paolo Benvegnù e Baustelle rispettivamente con H3+ e L’amore e la violenza, dalle lande statunitensi sono emersi capolavori come The Holy Strangers (Micah P. Hinson), giovani e prodigiosi musicisti hanno confermato il loro talento (Mac DeMarco, Father John Misty, King Krule); è stato finanche l’anno di ritorni che non hanno disatteso le aspettative del pubblico (Arcade Fire, Thurston Moore, Magnetic Fields, Björk). Eppure, nonostante sia difficile stabilire una top three, si proverà a condensare quanto ascoltato negli ultimi 12 mesi in una classifica senz’altro soggettiva, ma il più possibile rigorosa.

Posizione n. 3: SLOWDIVE, SLOWDIVE

In termini di ritorni importanti, quello più riuscito porta il nome degli Slowdive che nella primavera del 2017 hanno lanciato l’album omonimo. A distanza di 22 anni, il quartetto elabora un disco armonico e compatto, condensando gli sperimentalismi del passato in 8 tracce (alcune delle quali meno emozionanti di altre). Tuttavia la delicatezza dei riverberi e dei synth sono straordinariamente sintonici con il duo Goswell/Halstead che adopera, peraltro, un linguaggio evocativo e pregno di significati. Si aggiudicano, a ragione, il podio.

Posizione n. 2: SUFJAN STEVENS, BRYCE DESSNER, NICO MUHLY, JAMES MCALISTER, PLANETARIUM

“Un disco per l’estate”, come chiosava una famosa manifestazione canora italiana. Sembra il sottotesto più appropriato per questo lavoro epico e sterminato uscito lo scorso luglio, che porta il nome di Planetarium e che è il frutto di una congiunzione musicale di notevole qualità. Scrutare l’iperuranio, “scomodare” il mito greco, personificare tutti i pianeti dando loro un’entità e un’identità precise, scrivere testi, musicandoli con maestria: questi sono gli ingredienti presenti nel suddetto disco che si aggiudica il secondo posto della top three di Scene Contemporanee.

Posizione n. 1: LAURA MARLING, SEMPER FEMINA

La scelta (probabilmente impopolare) di consegnare la vittoria nelle mani di Laura Marling nasce da una ragione molto semplice: la beltà sia estetica che etica di Semper Femina, disco d’oro del 2017. Estetica perché le 9 tracce che compongono questo lavoro hanno sonorità che vanno dal fingerstyle alla folktronica passando per il talking blues di stampo dylaniano; etica perché si tratta un’opera di genere – come il titolo suggerisce – che mette a nudo la forza, la fragilità e la creatività di tutte le feminae, la larvata discriminazione cui sono ancora sottoposte, il disagio sociale che comprime la loro individualità e straordinarietà.



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