Cinema

In Sala. Lo Hobbit: La desolazione di Smaug

Marina Niceforo

Peter Jackson entra nel cuore del romanzo tolkeniano con il secondo capitolo della trilogia de Lo Hobbit, preparandoci ad un altro grandioso finale

Peter Jackson è tornato, e il suo cameo nella prima scena de Lo Hobbit: La desolazione di Smaug ci ricorda chi sta dietro questo maestoso adattamento cinematografico del romanzo di J.R.R. Tolkien. Siamo al secondo capitolo della trilogia, per come l’hanno voluta intendere appunto Jackson e gli altri autori tra cui Guillermo Del Toro, ed è adesso che il gioco si fa duro: inseguiti dagli orchi, Bilbo Baggins e la compagnia di nani guidati da Thorin Scudodiquercia sono appena a metà del viaggio verso la Montagna solitaria, dove il temibile drago Smaug dorme a guardia dell’immenso tesoro di Erebor che essi sperano di riconquistare.

Per chi ha letto Lo Hobbit è ancora un po’ difficile vedere la storia personale e quasi intima dei due principali protagonisti – Thorin e soprattutto Bilbo –  messa al servizio di un grande racconto epico, quale Lo Hobbit non è, e quale invece vuole essere questa trilogia. Ciò nonostante il romanzo del 1937 è abbastanza ricco di momenti di avventura (soprattutto nella parte centrale, per l’appunto) che anticipavano lo stile di alcuni capitoli mozzafiato del Signore degli Anelli, e quei momenti sono in questo film sicuramente ben sfruttati se non addirittura esaltati (si veda l’incredibile scena dei barili nel fiume).

Da questo punto di vista La desolazione di Smaug si dimostra sicuramente superiore al primo capitolo della saga, vuoi per l’incremento dell’azione in generale, vuoi per l’arco narrativo che si trova qui a salire e ad alzare la posta in gioco con i rischi e i pericoli che corrono i protagonisti in questo particolare segmento della storia. Con l’aggiunta di qualche elemento originale che aiuta a tenere alta la tensione emotiva, e di qualche personaggio inventato ad hoc (perfetto quello di Tauriel, interpretato da Evangeline Lilly), la sceneggiatura è certamente abile nell’orchestrare eventi e movimenti dei personaggi.

Nulla da dire neanche sulla regia di Jackson, che, supportato dalla bellezza dei paesaggi della Nuova Zelanda, sa bene come rendere maestose tutte le sue creature, rendendo quasi gigante Gandalf/Ian McKellen, terribile Thranduil/Lee Pace, e immenso il drago Smaug/Benedict Cumberbatch. La messa in scena non lascia nulla al caso, la ricchezza di dettagli e di particolari non fa rimpiangere affatto le ambientazioni già ammirate nel Signore degli Anelli, ogni cosa è lì dovrebbe essere. Tutto, tranne coloro che dovrebbero essere al centro dell’attenzione, lo hobbit Bilbo Baggins (un grandissimo Martin Freeman) e il Re sotto la montagna Thorin (Richard Armitage), le cui psicologie e il cui rapporto ancora non trovano il necessario approfondimento per far emozionare grandi e piccini, proprio come avveniva nel romanzo tolkeniano.


Dettagli

  • Titolo originale: The Hobbit: The Desolation of Smaug
  • Regia: Peter Jackson
  • Fotografia: Andrew Lesnie
  • Musiche: Howard Shore
  • Cast: Martin Freeman, Richard Armitage, Benedict Cumberbatch, Ian McKellen, Orlando Bloom, Evangeline Lilly, Lee Pace, Luke Evans, Ken Stott, Stephen Fry, Billy Connolly
  • Sceneggiatura: Fran Walsh, Peter Jackson, Philippa Boyens, Guillermo del Toro

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