In Sala. Il sud è niente
Il sud come sfondo e non come causa di un disagio umano e sociale raccontato con efficacia dal regista esordiente Fabio Mollo.
La scomparsa del fratello e un padre assente dalle parole mozzate: due fantasmi grandi con cui Grazia deve lottare per poter riscattare la sua vita, cercando una verità che le permetta di iniziare il suo percorso verso l’età adulta. E’ l’interessante Il sud è niente, esordio di Fabio Mollo, che nella storia della sua protagonista unisce la difficile condizione dell’incomunicabilità umana e sociale.
Sospesa, disorientata e in preda ai travagli del suo cuore: questa è la vita di Grazia (Miriam Karlkvist) divisa tra una svogliata vita da studentessa in procinto di maturarsi e il lavoro al negozio di suo padre Cristiano (Vinicio Marchioni), che per tirare avanti vende pesce stocco e ha dei conti da riscattare con il potente di turno della periferia di Reggio Calabria. Per lei però la vita si è fermata dopo la morte del fratello Pietro (Giorgio Musumeci).
Senza che il padre le abbia spiegato come e perché, Grazie apprende che suo fratello non c’è più, che il compagno di vita con cui condivideva il coraggio di affrontare un genitore dal cuore duro non tornerà a casa. Lei però continua a vederlo: sott’acqua, per strada o a casa, Pietro le appare e se così accade la nonna le ricorda che, forse, lui ha ancora qualcosa da dirle.
Colpisce in maniera molto positiva questo debutto di Fabio Mollo, che a dispetto del titolo riesce ad andare ben oltre la narrazione del disagio di chi vive il sud amandolo e odiandolo allo stesso tempo, per quella sua desolazione morfologica, sociale e umana che poi lascia spazio alla grande e poetica distesa del mare, che, placido come un dio, in questa pellicola sembra raccogliere tutti i disagi dei suoi personaggi.
Il silenzio e la paura di comunicare sono due costanti che riducono i dialoghi preferendo a discorsi pieni e accesi, gli sguardi, i movimenti del corpo, gli oggetti e attente inquadrature all’ambiente: il regista sembra quasi portare avanti un ricerca autentica che scruti tutti i dettagli che ci permettano di cogliere dei personaggi quasi tutti ben delineati, il meno riuscito forse è quello della Lodovini che nonostante sia opaco si fa emblema dell’incapacità di Cristiano di guardare in faccia alla sua esistenza e in particolare a quella della figlia abbandonata a se stessa, ma che a differenza del padre trova nell’amore la possibilità del riscatto. Anche se non privo di incertezze come ad esempio alcune lacune che non riescono pienamente a fare luce su tutta la materia narrata, il pregio di Mollo è quello di proporre un modo personale e sentito di muovere la macchina da presa, focalizzandosi su frequenti primi piani e momenti introspettivi di rilevante bellezza.
Dettagli
- Titolo originale: Id.
- Regia: Fabio Mollo
- Fotografia: Debora Vrizzi
- Musiche: Giorgio Giampà
- Cast: Miriam Karlkvist, Vinicio Marchioni, Valentina Lodovini, Vincenzo Scuruchi, Giorgio Musumeci
- Sceneggiatura: Fabio Mollo, Iosella Porto