Cinema

In Sala. Prisoners

Fausto Vernazzani

Dalla black list al firmamento di Hollywood, la sceneggiatura di Aaron Guzikowski arriva al cinema con un cast stellare e la firma del promettente Denis Villeneuve.

Aaron Guzikowski ha visto la sua creatura Prisoners marcire nel cosiddetto development hell – un loop infernale da cui le sceneggiature non escono più – prima di essere giudicato il miglior script mai realizzato da Hollywood nella annuale pubblicazione della black list. Uno sceneggiatore fortunato che ha visto la sua opera presa così com’era per essere poi trasformata in film dal promettente regista canadese, e autore dell’eccellente Incendies, Denis Villeneuve.

In una città tranquilla un padre e la sua famiglia si avviano verso i propri amici per festeggiare il Ringraziamento, una festività presto trasformatasi in tragedia con la sparizione delle due bambine di entrambi i nuclei familiari. Inizia così una ricerca spasmodica da parte della polizia, rappresentata dall’infallibile e giovane Detective Loki, e di Keller Dover, padre della piccola Anna, ossessionato al punto dal rapire il primo sospettato e torturarlo pur di farlo parlare.

In 153 minuti si dispiega una vicenda scabrosa, la caduta verso la perdita dell’umanità da parte di un padre di famiglia paranoico e amante del controllo totale, incapace di perdonarsi di essersi fatto sfuggire il rapitore di sua figlia. In questo Prisoners eccelle, con un Hugh Jackman stellare, talmente bravo da eclissare le interpretazioni di tutti i suoi colleghi del cast, in primis un Jake Gyllenhall (Det. Loki) dalla parte fin troppo ristretta, seppur centrale ed eroica, per potersi effettivamente fare strada.

L’oscurità crescente è protagonista della regia di Villeneuve e della magnifica fotografia di Roger Deakins, ma non si va oltre il puro aspetto funzionale, rispettando una sceneggiatura schiava dei soliti cliché del buon padre di famiglia e del poliziotto integerrimo e fin troppo dedito al lavoro. Scene di assoluta bellezza si alternano a momenti costruiti a tavolino per creare simpatia e antipatia, a seconda del caso, e poco aiutano i costumi, didascalici fin al midollo, a caratterizzare buoni e cattivi, come Paul Dano, la vera vittima e terzo prigioniero del titolo, relegato a un ruolo importante, ma piccolo per un giovane attore del suo talento.

In sostanza il film di Villeneuve si salva grazie a delle idee perfette di Guzikowski, la battaglia contro Dio e la creazione dei demoni, poco rispettate nel complesso di un’opera che non sostiene lo spettatore nella metabolizzazione di un preciso concetto. Prisoners funziona, Hugh Jackman giganteggia, ma non si può parlare di una promozione completa per Villeneuve, da rimandare al suo prossimo film.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Denis Villeneuve
  • Fotografia: Roger Deakins
  • Musiche: Jóhann Jóhannsson
  • Cast: Hugh Jackman, Maria Bello, Jake Gyllenhall, Terrence Howard, Viola Davis, Paul Dano, Melissa Leo
  • Sceneggiatura: Aaron Guzikowski

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