In Sala. Blancanieves
Senza né dialoghi né colore, la Biancaneve dei Grimm diventa protagonista d’una favola andalusa a base di toreri per il regista spagnolo Pablo Berger.
Quando da piccoli i nostri genitori ci raccontavano le favole prima di andare a dormire provavamo un senso di calma e protezione, ignari che dietro quel mondo fatto di principesse e incantesimi si nascondessero atmosfere dark, riproposte in questo ultimo periodo da Rupert Sanders, Catherine Hardwicke e Tommy Wirkola. Ma se questi due autori si affidano ad una strada collaudata come quella del fantasy, il regista spagnolo Pablo Berger al contrario predilige una direzione più sperimentale e, sulla scia del successo di The Artist, porta nelle sale un film muto ed in bianco e nero dal titolo Blancanieves, con risultati ancor più brillanti del suo omologo francese.
Antonio Villalta (Daniel Giménez Cacho) è uno dei toreri più apprezzati di Spagna, ha una moglie bellissima e una figlia in arrivo. Una prospettiva rosea spazzata via da un tragico scontro con un toro che lo costringe alla sedia rotelle e dalla morte della moglie durante il parto della piccola Carmen (interpretata da Sofia Oria prima e da Inma Cuesta poi). Quest’ultima, dopo aver trascorso i primi anni con la nonna, si ritrova a vivere a casa del padre e della matrigna Encarna (Maribel Verdù) che la sottopone a cattiverie di ogni tipo dalle quali la giovane cerca di fuggire grazie al suo innato talento di torera.
Ambientare la favola di Biancaneve in una terra così misteriosa come l’Andalusia è un’operazione coraggiosa ma al tempo stesso in linea con il carattere decadente e oscuro della storia. La vicenda è incentrata sul tema del riscatto della giovane protagonista, costretta a vivere in un mondo crudele e a fare i conti con le difficoltà della vita, rappresentate da un destino che troppo presto l’ha privata di ogni affetto e da una diabolica matrigna (magistrale l’interpretazione della Verdù) pronta a godere di ogni sua sventura.
L’immagine simbolo di tale condizione è il palazzo della donna che assume l’aspetto di un labirinto tenebroso e ricco di segreti man mano che la piccola si avventura nel “severamente vietato” piano superiore. Il carattere angosciante della storia viene rafforzato dalla scelta di Berger di utilizzare sia inquadrature in campo lungo per mostrare suggestivi e malinconici paesaggi sia primissimi piani in stile fotografico, alla maniera di Dreyer, tramite i quali i caratteri dei personaggi vengono analizzati al meglio nonostante il possibile ostacolo della quasi totale assenza di dialoghi. Un’introspezione psicologica facilitata anche da un cast nel quale ogni interprete si dimostra all’altezza della situazione e dotato di grandi doti espressive.
Dettagli
- Titolo originale: Id.
- Regia: Pablo Berger
- Musiche: Alfonso de Vilallonga
- Costumi: Kiko de la Rica
- Cast: Daniel Giménez Cacho, Maribel Verdù, Angela Molina, Sofia Oria, Macarena Garcia, Imma Cuesta
- Sceneggiatura: Pablo Berger