Nuovo Teatro di ieri e di oggi: se ne discute a Genova, a cinquant’anni da Ivrea
«Non crediamo […] utile né necessario partire da zero, convinti come siamo che sia possibile essere tanto più precisi quanto più si è coscienti delle esperienze che sono già state iniziate e portate avanti da noi e altrove. Oggi s’impone la necessità di adeguare gli strumenti critici agli elementi tecnico-formali dello spettacolo, di affrontare l’impegno drammaturgico senza alcuna soggezione agli schemi prestabiliti, con un recupero di tecniche e una proposta di altre tecniche, con l’uso di attori fuori della linea accademica e quotidiana, con la scelta di ambientazioni che ricreino lo spazio scenico. […] Non vogliamo dar vita a un teatro clandestino per pochi iniziati, né rimanere esclusi dalle possibilità offerte dalle organizzazioni di pubblico alle quali riteniamo di avere diritto; rifiutiamo però un’attività ufficialmente definita come sperimentale, ma costretta a allinearsi alle posizioni dominanti».
Queste parole non sono state scritte oggi. Queste parole sono state fissate inchiostro su carta nel 1966 (AA. VV., «Sipario », n. 247, novembre 1966, pp. 2-3, un prezioso documento ripubblicato in Franco Quadri, a cura di, L’avanguardia teatrale in Italia, Einaudi, 1977, pag. 135, e scaricabile qui).
Non sono state scritte oggi, ma sembrano parlarci come se coloro che stilarono quei pensieri, mezzo secolo fa, li avessero formulati per noi.
Cambiano i contesti, i linguaggi, le tendenze, ma ciascuna epoca ha la sua avanguardia.
Cambia tutto o forse non cambia nulla. Gli auspici appaiono gli stessi. È il senso dell’avanguardia, proiettarsi avanti rispetto al presente, praticare con anticipo il futuro. Forse è per questo motivo che ancora adesso siamo alla ricerca di nuovi strumenti critici, nuovi approcci, nuovi pubblici, nuovi corpi, nuovi occhi attraverso cui analizzare la scena, la presenza attorale, il suo rapporto con lo spazio, con lo spettatore. Come ieri nutriamo il desiderio di ritrovare nel teatro uno specchio frammentato della coscienza del nostro tempo, l’autentico riflesso di una realtà in subbuglio che non riusciamo a comprendere fino in fondo, ma che, pungolati, proviamo almeno a interrogare.
Per un convegno sul nuovo teatro s’intitola il documento da cui la citazione è tratta. A firmarlo fu un gruppo nutrito di intellettuali, critici, artisti dell’epoca: Corrado Augias, Giuseppe Bartolucci, Marco Bellocchio, Carmelo Bene, Cathy Berberian, Sylvano Bussotti, Antonio Calenda e Virginio Gazzolo, Ettore Capriolo, Liliana Cavani, Leo De Berardinis, Massimo De Vita e Nuccio Ambrosino, Edoardo Fadini, Roberto Guicciardini, Roberto Lerici, Sergio Liberovici, Emanuele Luzzati, Franco Nonnis, Franco Quadri, Carlo Quartucci e il Teatrogruppo, Luca Ronconi, Giuliano Scabia, Aldo Trionfo.
L’auspicato convegno sul “nuovo teatro”, di cui ancora adesso si avverte l’influsso – o se si preferisce, l’ombra – si svolse a Ivrea dal 10 al 12 giugno 1967 (qui un breve ricordo di Eugenio Barba, tra i protagonisti di quelle giornate con il suo Odin Teatret che per la prima volta presentava il suo lavoro in Italia). Vi presero parte i maggiori rappresentanti della neoavanguardia teatrale e della critica militante. Fu un incontro memorabile, nel bene e nel male. Complice il calo netto di presenze dell’ultimo giorno, si fece largo la convinzione di un esito negativo dell’esperienza, che fu bollata come un “nulla di fatto”, un’occasione persa di confronto.
Eppure, con il senno di poi, forse, si potrebbe affermare il contrario, tanto forte è stata la sua impronta sul terreno della storia teatrale italiana… quel “nuovo teatro” ha aperto discussioni, tavole rotonde, ha dato luogo a scissioni. Come se nell’aggettivo “nuovo” fosse contenuto il seme della discordia. E non è un caso che la maniera più immediata per stroncare uno spettacolo, ancora oggi, consiste nell’affibbiargli l’appellativo di “vecchio”.
Ma lasceremo che a misurare la portata di quei giorni siano i critici, gli artisti e gli operatori del nostro tempo, che, a cinquant’anni di distanza, in questo weekend di inizio maggio (5-7 maggio) faranno il punto su passato, presente e futuro di quel radicale rinnovamento del linguaggio scenico. Si riuniscono insieme, a Genova, presso il Palazzo Ducale, per il convegno nazionale Ivrea Cinquanta. Mezzo secolo di Nuovo Teatro in Italia 1967-2017 ideato da Marco De Marinis, docente dell’Università di Bologna che si è avvalso della consulenza scientifica di Silvia Mei (Università di Bologna) e di un comitato scientifico-organizzativo composto dalla stessa Mei e da Fabio Acca (Università di Bologna), David Beronio (Teatro Akropolis), Roberto Cuppone (Università di Genova), Roberta Ferraresi (Università di Bologna), Clemente Tafuri (Teatro Akropolis). Il convegno è una bellissima e degna chiusura del festival Testimonianze ricerca azioni ideato da Teatro Akropolis e diretto da Clemente Tafuri e David Beronio.
Sabato 6, a seguire, Andrea Cosentino presenterà in prima assoluta Esercitazioni per un nuovo teatro nuovo, appuntamento che già dal titolo si preannuncia densamente ironico.
Per il programma completo: www.teatroakropolis.com
Organizzato da: Teatro Akropolis, Comune di Genova – Direzione Cultura, Palazzo ducale – Fondazione per la Cultura
Con il patrocinio di: Università di Genova, Università di Bologna