Valentina D’Andrea // L’Una dell’Altra
Al Teatro Due di Roma fino a domenica 26 marzo, uno spettacolo per riflettere sulla presenza dell’altro e sopravvivere all’alta marea dell’esistenza
Le paure, i drammi, le paranoie, i sogni, le angosce e le delusioni di due giovani donne fluttuano leggere in una notte qualunque e inaspettatamente si fondono, si affrontano e si confrontano ai margini di una panchina, nell’intenso, struggente, potente e attuale spettacolo di Valentina D’Andrea, L’Una dell’Altra, in scena al Teatro Due di Roma nell’ambito della rassegna “Lei- Attraversamenti in territori femminili”.
Due ragazze, Pina e Lucia, una giornalista e un’aspirante cantante, si ritrovano all’uscita di una discoteca, sole, con il peso delle loro vite sulle spalle, stanche, disorientate, in attesa di un autobus, di un mezzo che le riporti a casa, o meglio via, in un altrove dove poter finalmente ritrovare la serenità, essere se stesse, essere amate. Sono completamente diverse: l’una razionale, all’apparenza fredda, distaccata, atea, anoressica d’amore, chiusa nella sua gabbia mentale, nei suoi piani, nelle sue rigide liste; l’altra esuberante, logorroica, sognatrice, passionale, istintiva, credente, bulimica di sesso. Diametralmente opposte, eppure entrambe soffocate dallo stesso male, tutte e due bisognose di quello sguardo, di quegli abbracci, di quelle attenzioni che hanno sempre desiderato e mai avuto. Si annusano, si osservano, si studiano per poi avvicinarsi e lasciarsi andare a un flusso di pensieri e stati d’animo, svuotando le loro teste, i loro cuori, i loro cassetti della memoria. Ripercorrono le proprie esistenze a ritroso, come i gamberi, per arrivare al nucleo centrale dei loro problemi, a quelle madri anaffettive o troppo ingombranti, a quei padri assenti o indifferenti, a quei genitori che con i loro comportamenti hanno segnato e segnano per sempre il destino e il futuro dei propri figli. Si susseguono riflessioni sulla vita, sugli uomini, sul lavoro, sul quotidiano, il particolare e l’universale, il concreto e l’onirico, e poi ci sono i sogni, quei sogni infranti, che talvolta si teme di affrontare e raggiungere, oppure ci si ostina a inseguire.
Pina e Lucia non hanno una meta, sono disperate, stanno affogando in una vita che è come un mare imprevedibile e impetuoso, che culla, sbatte e risucchia, ma insieme si aggrappano l’una all’altra e imparano piano piano a nuotare, a restare a galla tra le onde dell’esistenza.
Flavia Germana De Lipsis e Valentina D’Andrea sono protagoniste assolute e impeccabili di una scena praticamente vuota che si riempie però di parole cariche di sensibilità ed emotività per trasformarsi in immagini ed evocare luoghi dell’anima e angoli di infinita dolcezza. Sono intense, ironiche, a tratti brillanti, profonde, si esaltano e si valorizzano a vicenda nella loro diversità, facendosi portavoce di una drammaturgia moderna e coerente, mai banale, sempre pertinente, che parla al cuore e alla pancia degli spettatori, per portarli a riflettere, sorridere, commuoversi. Un dramma contemporaneo e psicologico scritto e diretto dalla stessa Valentina D’Andrea, compenetrato di energia, lirismo, ritmo, colori, luci e ombre. Dolori, speranze, sogni di gloria, passato e presente, si rincorrono, si sposano, si liberano e si lasciano andare, mettendosi nero su bianco, ponendo tutti davanti ai nostri limiti, ai nostri ricordi, dubbi, desideri e incertezze. L’Una dell’Altra si rivela, dunque, un’originale lezione di sopravvivenza per non annegare di fronte alle complicate tempeste esistenziali che ognuno si ritrova ad affrontare nella vita.