ViaEmiliaDocFest2013. Lucciole per lanterne
Patagonia, terra svenduta agli imprenditori stranieri, risorse private per un popolo sempre più distante dal governo che negli anni Ottanta lo ridusse in severe condizioni di povertà.
Tre donne in lotta per il proprio paese, per quella Patagonia in Cile a cui si alterano immagini oscure e aride a paesaggi rigogliosi di cui il governo dimentica la poesia e il cuore di chi in quelle terre ci vive e sopravvive. Lucciole per lanterne è la speranza del popolo cileno, che resta accesa ad intermittenza.
1981. Pinochet privatizza completamente con l’emanazione del Codice dell’Acqua le risorse naturali vendendole alle multinazionali straniere, un disegno di legge che solo alla sua lettura prima ancora che alla sua riflessione gettano in un abisso profondo e dimenticato le lunghe ed estenuanti lotte che le genti hanno sostenuto per i diritti civili, un diritto così naturale per cui non si dovrebbe neppure dove lottare.
La tecnologia e il progresso, la crisi e la sua conseguente depressione sociale e psicologica ci chiudono in un tunnel di indifferenza e cinismo, annebbiano la vista al punto tale da portare l’uomo alla malsana idea di poter dominare la natura, impadronirsene fino a distruggerla e ricostruirla da capo. Il progetto Hydroaisèn che si presenta con le fasulle e innocenti vesti di un progetto di miglioramento sta distruggendo e logorando a poco a poco il popolo cileno, che continua a lottare ma con una certa fatica e stanchezza morale che i due registi non mancano di sottolineare. Tre donne raccontano le loro storie nel tentativo di dare una svolta ad una questione che dura da più di trent’anni, contro la costruzione di cinque dighe che non solo distruggerebbero le terre dedicate alla coltivazione e bestiame, ma provocherebbe anche inondazioni che già sono costate delle vite nella costruzione delle prime dighe de progetto.
Alternando immagini di repertorio che non si distanziano molto dalla condizione attuale della Patagonia, appare chiara la triste realtà che nell’arco di così’ tanti anni non è cambiata per nulla, peggiorando solo il rapporto tra governo e popolazione, abbandonata a se stessa e in lacrime dinanzi ad una terra spogliata della sua sacralità. Ciò che sconvolge ulteriormente è come il progresso e la corsa alla ricchezza rendano anche i diritti civili un terreno da calpestare, inaridito e spoglio di cui restano solo parole.
Il pregio del documentario di Mario Martone (non quel Martone) e Stefano Martone è proprio quello di saper ben bilanciare, procedendo scorrevolmente, la storia che vi è dietro il dramma cileno e il suo senso più intimo e profondo espresso soprattutto attraverso l’alternanza delle immagini che si fanno specchio umano nell’anima del paesaggio di ieri, di oggi e quello che rischi di diventare.
Dettagli
- Titolo originale: Id.
- Regia: Mario Martone, Stefano Martone
- Fotografia: Stefano Martone
- Musiche: /
- Cast: /
- Sceneggiatura: Stefano Martone