Le immagini trasudano sudore da ogni poro: è il caldo, è l’eccitazione, è l’acqua del mare che scivola sulla pelle virile de Le Belve protagoniste del regista dei presidenti Oliver Stone. Passati i giorni tra le strade di Wall Street e sceso dal cavallo di Alessandro Magno, Stone sguazza tra le acque della California con tra le mani un libro di Don Winslow nelle cui pagine Chon, Ben e O. – qual miglior narratrice d’uomini d’una ex-Gossip Girl come Blake Lively?– occupano in tre un letto a due piazze e smerciano marijuana in tutto il mondo. Son giovani, sono idealisti, sono l’uno diverso dall’altro, spirito e terra contro la realtà del Cartello messicano di Elena e dei suoi scagnozzi Lado e l’avvocato Alex.

Un duo le cui scelte valgono ben poco contro il potere mexicano che rapisce O. e innesta un meccanismo surreale che svela tutti gli intrighi tra Messico, Ben & Chon e il federale Dennis. Una trama intricata per un regista che da tempo non si vedeva così in forma, ironico e critico come ai tempi dei Natural Born Killers, la cui essenza è qui riportata evirata dell’attacco ai Media e impregnata del profumo dell’autoironia. Una nuova luce per Stone, perso da anni in una nuvola di fumo che lo spingeva a scendere sempre più in basso, finché in compagnia di un direttore della fotografia da Oscar come Dan Mindel, non si è gettato a dar di bracciate in compagnia dei suoi due protagonisti Taylor Kitsch e Aaron Johnson, entrambi eccellenti e nel fiore della loro carriera cinematografica.

Savages è un film americano fin nel midollo, figlio della trivialità immaginifica della televisione, ma anche del potere di coinvolgimento che spesso ostenta a buona ragione. Così come una serie TV, Le Belve si dispiega seguendo al cento per cento i suoi personaggi, interpretati con forza e gran carisma come il futuro candidato all’Oscar Benicio Del Toro (non potrà essere altrimenti) e John Travolta, un’ironica Salma Hayek e l’ex-concorrente per il titolo di Miglior Attore al Kodak nel 2011, Demián Bichir. Un branco di bestie che fa il suo dovere, sotto l’egida di qualcuno che sapeva come sfruttare le sue marionette e di chi sa come metterle in luce, Le Belve è un gran ritorno al bel cinema d’un regista che mancava dai tempi di Ogni maledetta Domenica, ma è soprattutto intrattenimento di gran qualità e vetrina per i tre belli e bravi protagonisti. Chi avrebbe mai detto che Blake Lively potesse nascondere questo talento?